Capitolo 07 - Decisioni

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Si ritorno al punto di vista del nostro amatissimo protagonista, enjoy~

Si guardò come minimo una decina di volte allo specchio prima di voltarsi e chiedere: «Come sto?»
Le avrei risposto “bene” se solo mi avesse dato il tempo per farlo, invece di darmi nuovamente le spalle, ancora indecisa sulla scelta.
«Accidenti Yui-chan non sei proprio d’aiuto!» sbuffò all’improvviso, girandosi per l’ennesima volta in mia direzione, lamentandosi.
«Insomma…! Sto meglio con questo… o con questo?» chiese nuovamente, mostrandomi prima un vestito e poi un altro.
Distolsi per l’ennesima volta la mia attenzione dal libro, poiché Maiko ne richiedeva di più, e li analizzai: il primo era di un colore azzurro pastello, un po' sul turchese, con le spalline larghe e la gonna a ruota lunga poco più sopra il livello del ginocchio, decorata da alcuni elementi floreali che partivano dal basso diminuendosi pian piano verso l’alto; il secondo, invece, rispetto al primo era molto più semplice: era lunga poco sotto le ginocchia e di un rosa chiarissimo, direi pallido, che andava a sfumarsi fino al bianco, non aveva spalline e nessun tipo di modulo decorativo, solo una fasciatura intorno alla vita che terminava con un fiocco sul lato destro, di un rosa più scuro.
I vestiti appena citati li aveva comprati giusto qualche ora fa lungo la via commerciale di Tokyo, entrando in non si sa quanti negozi e fra i mille capi che aveva provato, ne aveva comprati solo due.
«Penso…» sussurrai, quasi più a me stesso che alla ragazza, indicandole il vestito alla mia sinistra «questo, il rosa ti dona ti più.»
«Perfetto~.» canticchiò allegra.
Oh sì, be', stava chiaramente per rimettere il vestito azzurro nell’armadio quando piano, silenziosamente, si girò verso di me… sorridendo?
«Che c’è?» chiesi leggermente turbato, con un chiaro di voce flebile.
«E se facciamo che l’altro lo provi tu?»
«Cosa?» a quel punto sperai di sbagliarmi, magari intendeva dire altro, quindi finsi di non capire.
«Tonto, dico il vestito! Ve-sti-to!» eh no, purtroppo avevo ragione.
«No ferma, ho io un’ipotesi: tu sei pazza. Pensi davvero che io me ne vada in giro, soprattutto al matrimonio di mia sorella, con quella cosa addosso?»
«E dai, volevo solo chiedere!» e sbuffa, mettendo su un piccolo broncio, gonfiando le guance alla pari di quelle di un bambino.
«Ti ricordo che sono pur sempre un uomo.» dico tentando di giustificarmi.
«Con quel bel faccino che ti ritrovi sembri un diciottenne, e poi hai le spalle poco più larghe delle mie e sei abbastanza magro… quindi dentro al vestito ci entri benissimo.»
«Tu stai male.»
«Invece sto bene.»
Finalmente ripose l’indumento nell’armadio e si mise seduta accanto a me, sul letto su cui ero seduto fin dall’inizio.
Qualche ora fa, dopo le compere, mi aveva trascinato fino a casa sua col pretesto “Casa mia è più vicino” e, per qualche motivo, ci siamo messi a parlare di varie cose, tra cui questa.
Dopo un lieve sospiro tornai a leggere il libro, sperando di riuscire ad ignorare qualsiasi sua reazione a partire da questo momento e riuscii a leggere le successive dieci pagine con assoluta tranquillità, prima che Maiko si mettesse ad urlare all’improvviso.
La guardai perplesso, oltre il fatto che era quasi notte fonda — e mettersi a gridare non era una buona idea, ma evidentemente per lei lo era — chiedendomi cosa diamine le fosse preso.
Mi rivelò di… star per dimenticare di ritirare i panni.
«Ripeto: tu stai male.» e sospirai di nuovo.
«Non ti fa bene sospirare troppo, ti fa sembrare un vecchietto stanco di vivere.»
«Voglio precisare un vecchietto molto tenero.» ironizzo sorridendole.
«Anche tu stai male, Yui-chan.»
Passammo più o meno altri trenta minuti a chiacchierare e presto scoccarono le undici di notte, solo allora mi accorsi di quanto si era fatto tardi.
Presi velocemente le mie cose e salutai Maiko, pronto a tornarmene a casa, ma prima di lasciare l’abitazione la ragazza mi fermò per ben due volte: la prima per chiedermi se volevo passare la notte da lei, dato che si era fatto abbastanza tardi, ma rifiutai; la seconda, se volevo prendermi il libro, quello che avevo trovato casualmente nella sua libreria e che lessi per passare il tempo, ma rifiutai anche quello.
Ci demmo la buonanotte e mi avviai verso la metropolitana per prendere l’ultimo treno del giorno.

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