dedalo

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Arrivai a palazzo nel momento stesso in cui un uomo, che non avevo mai visto, spalancò le porte del salone in cui stavo per entrare insieme alle mie serve. Aveva la pelle bianca come il latte, e riccissimi capelli neri che risaltavano la sua carnagione. Notai anche profonde occhiaie che facevano da contorno a profondi occhi neri come due pozzi di pece.
Lo seguo mentre entra nella sala del trono e si inchina di fronte a mio padre; dopodiché inizia a parlare in modo nervoso.
-Il labirinto è pronto sire, ed il mostro non ne ha ancora trovato l'uscita. Credo che sia impossibile, ci sono infinite combinazioni...non la troverà mai... non c'è pericolo-
Disse l'uomo osservando mio padre con trepidazione, quasi spaventato.
Minosse lo guardò compiaciuto.
-Bene, molto bene... hai tutta la mia fiducia e riceverai ovviamente la ricompensa prevista.-
Sorrise e poi mi guardò negli occhi:
-Posso quindi presentargli mia figlia, la principessa Arianna, la luce dei miei occhi, colei che mi ricorda ogni giorno la bellezza della mia defunta moglie.-
L'uomo si volta velocemente nella mia direzione e mi guarda con i suoi occhi di pece, rabbrividisco notando che non si nota alcuna differenza tra la pupilla e l'iride.
Poi però mi sorride, e il suo volto pare illuminarsi di luce propria, si presenta:
-Io sono dedalo, principessa, il costruttore del labirinto più grande del mondo, l'inventore più celebre ed ora anche il tuo insegnante.-
Di inchina a me
-Benvenuto maestro-
Sorrido io guardando mio padre con nuovo sospetto.

Due mesi dopo

Le giornate scorrono lente, immersa in questo caldo che ci assale come a ricordarci che l'estate non è ancora terminata definitivamente.
Il sole è alto nel cielo da tempo, eppure Dedalo, il mio insegnante, non è ancora arrivato.
Decido di andare a cercarlo; sgattaiolo via dal castello senza farmi vedere da nessuno e inizio a camminare per le vie della città alla ricerca della sua abitazione.
Passo attraverso il mercato giornaliero dell'Agorà.
Le urla dei venditori ambulanti si mescolano al chiacchiericcio costante ed incomprensibile degli acquirenti; i profumi delle spezie e degli unguenti si mescola con l'odore acre dei pesci e della carne, i colori dei drappi e dei vestiti fanno contrasto con le pareti di gesso delle abitazioni.
Tutto si mescola e si amalgama creando un insieme di Chaos e di vita.
Dei, fate che riesca a trovare la sua abitazione prima di impazzire.
Mi guardo intorno alla ricerca di qualcosa di particolare, forse un animale robotico oppure qualche fringuello dalle ali d'oro.
Segni evidenti del passaggio dell'inventore.
Ad un certo punto, mentre mi distraggo a guardare dei bambini che giocano a palla, qualcuno mi urta.

-Hei, fate attenzione-
Esclamo girandomi verso il malcapitato.
- oh, mi scusi, non era mia intenzione urtarvi... Come vi chiamate scusa?-
- Arianna, e per favore, non datemi del lei,
Sorrido verso il goffo ragazzo
-mi dispiace Arianna, io mi chiamo Icaro comunque, è un piacere conoscerti
Mi risponde ammiccando
- Stavi forse cercando qualcuno o qualcosa?
Continua lui.
-Sì, veramente stavo cercando Dedalo
Lui dopo questa mia affermazione mi guardò dapprima stupito ma poi ridacchiando mi rispose:
- Sono sempre in tanti a cercare mio padre, su, vieni con me e ti accompagnerò alla tua ambita meta.
Gli sorrisi e lui ricambiò.
Mentre camminavamo iniziai ad osservarlo meglio: aveva corti capelli color sabbia e ed un fisico asciutto ma muscoloso, non era particolarmente alto, ma non si poteva nemmeno definire basso. Ma la cosa che catturava di più l'attenzione erano i suoi occhi color cielo, sembravano così caldi ed accoglienti da rendere quasi impossibile negargli la propria fiducia, poi il suo sorriso, onnipresente sul suo viso, come se non avesse mai conosciuto la tristezza.
Ne ero totalmente ammaliata.
Mentre facevo questi ragionamenti lui iniziò ad armeggiare con dei pezzi di metallo che teneva nelle borsa a tracolla. Ogni tanto lo sentivo girarsi a guardarmi ed io, prontamente, guardavo distrattamente da qualche altra parte, per paura di essere scoperta.
-Eccoci arrivati
Esclamò ad un certo punto fermandosi davanti ad una fucina di medie dimensioni poco distante dal centro del paese.
Entrò senza bussare e mi sorrise, facendomi cenno di seguirlo. Probabilmente sembravo a disagio perché mi guardò ridendo ed affermò che suo padre essendo sempre occupato a costruire oggetti non rispondeva quasi mai alle chiamate del figlio.
-Buongiorno principessa
Sobbalzai sentendo la voce di Dedalo alle mie spalle. Mi girai prontamente e con un mezzo inchino risposi:
-Buona giornata anche a lei maestro.
Mi sorrise, notai che aveva lo stesso sorriso di Icaro.
-Allora, così impaziente di studiare matematica da addirittura venirmi a cercare?
- Io... Io.. bèh, ecco io volevo informarmi sulla sua salute ed accertarmi che non le fosse accaduto nulla.
Lui rise di gusto.
- E tu invece, figlio mio, che ci facevi con la principessa Arianna, figlia primogenita del nostro amato re Minosse?
-Tu... Cioè lei... Cioè voi ... Voi siete una principessa, cioè, la principessa?
Ora il mio turno di ridere
- sempre al vostro servizio Icaro.

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