pioggia

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arrivai sotto casa di Icaro con il cappuccio ben calato sul viso. Ero consapevole di cosa si sarebbe detto in giro se mi avessero visto entrare in una casa privata alle sei del mattino, fidatevi se vi dico che non sarebbero stati dei complimenti Eppure non riuscivo a fare a meno di desiderare di rivedere Icaro e di raccontargli cosa mi era capitato poco tempo prima.

i fiocchi di neve cadevano sul mio mantello macchiando di bianco la stoffa vermiglia, il cappuccio che mi copriva il capo impediva ai fiocchi di cadermi sul viso e contemporaneamente mi nascondeva dagli occhi indiscreti dei passanti mattinieri, pescatori e lavandaie infatti si erano già riversati per le strade vicine all'abitazione.

Attraversai il portico di ingresso e tirai una cordicella per annunciare la mia presenza ai due abitanti.

immediatamente si diffuse nell'aria silenziosa un trillo leggero, come un coro di cento fringuelli che nemmeno la neve riusciva ad attutire, non riesco ancora a smettere di stupirmi davanti alle invenzioni del mio caro maestro.

Icaro scese le scale, avvolto in una coperta di lana e con i ricci capelli tutti scompigliati dal sonno, sbadigliò con la grazia di una capra in sovrappeso e mi sorrise ancora assonnato

-Ma almeno oggi non potevi dormire? Ieri la festa è finita tardi a sufficienza per dormire fino al sorgere del sole.-

La sua espressione sul viso era abbastanza comica, ma le occhiaie sotto ai suoi occhi confermavano la sua tesi: effettivamente non doveva essersi addormentato tante ore prima.

Mi dispiaceva per lui ma io non potevo rimanere un secondo di più in silenzio, avevo bisogno del mio migliore amico.

-Ti prego, metti un mantello e vieni con me, sai che non potrei essere qui- Lo pregai mentre controllavo che nessuno mi avesse sentito o quantomeno riconosciuto.

Lui mi guardò truce e ritornò in casa.

Mi voleva forse abbandonare?

Stavo per voltarmi ed andarmene da lì quando lui sbucò da una porta laterale e mi fece segno di seguirlo.

Osservai meglio la sua figura e notai che oltre alla sua solita tracolla con gli attrezzi aveva anche due zaini, lo guardai accigliata.

-Immagino che non hai intenzione di tornare per pranzo-

rispose lui, burbero. Gli sorrisi con riconoscenza e presi lo zaino che mi porgeva: effettivamente non avevo intenzione di tornare fino a che i miei pensieri non fossero stati nuovamente chiari.

Iniziammo a camminare in silenzio, uno di fianco all'altra, i nostri passi coordinati fra loro, le nostre mani vicine, senza mai toccarsi. Non sentivo il bisogno di riempire il silenzio mentre ero con lui, potevo perdermi ascoltando il rumore del mare che lambiva il bagnasciuga su cui camminavamo, lo scroscio lontano di una cascata, il battito ritmico delle ali dei gabbiani che volteggiavano sul mare color del vino in cerca di pesci, il respiro regolare di Icaro, che produceva piccoli sbuffi di vapore nella gelida aria mattutina. Ad un certo punto Icaro iniziò a cantare, a mezza voce un'antica preghiera ad Aurora, la dea dell'alba, la nenia delicata e lenta prendeva parte al suono di una natura già sveglia da tempo ma non ne alterava minimamente la melodia, facendo diventare me e Icaro una semplice parte di essa, non più umani ma semplici creature in armonia. Il suono di quel silenzio, la dolcezza della melodia mi presero con loro, se qualcuno mi avesse chiesto chi ero non avrei saputo rispondere in quel momento tale era la partecipazione del mio io interiore in quel momento.

Una goccia d'acqua svegliò dall'incanto, una seconda interruppe l'armonia precedente mentre una terza e una quarta ne scrivevano una nuova che all'aumentare delle gocce, cento a cento, mille a mille, cresceva di intensità. Se fosse stato per me sarei rimasta sotto a quella pioggia purificante fino al momento in le gocce avessero cancellato la mia anima, fino a che non fossi divenuta anche io una semplice driade, un'ondina la cui unica preoccupazione è danzare fra le onde. Ma non ero sola. Un braccio deciso mi spinse verso una grotta dove l'acqua non mi avrebbe infradiciato i vestiti.

Non so cosa debba aver pensato Icaro mentre mi copriva con una coperta e accendeva il fuoco, senza avere da me nessuna risposta. mentre i miei occhi correvano nel mondo dei sogni mentre le mie palpebre si abbassavano mentre il mio respiro si faceva sempre più lento e regolare. Non lo so, e lui certo non me lo disse in quel momento, ma anche l'avesse fatto io non lo ho sentito, stavo già dormendo.

AriannaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora