Linfa Vitale

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5 giorni.

Sono qui da 5 giorni ormai.

La mia unica compagnia è la mia fedele bacchetta, arma e protezione contro ogni creatura abitante  dell'insidiosa Foresta Proibita, dimora esclusiva di entità oscure.

Questa mattina sono passati di nuovo da qui.

Il professor Silente ha convocato il corpo docente e ha indetto delle ricerche che sono state avviate ormai da qualche giorno.

Ho fame. Ho molta fame.

Il mio stomaco brontolante mi ricorda perennemente dell'assenza di cibo e delle basse probabilità di sopravvivenza all'interno di questo luogo.

Inerpicata su di un albero, attendo che il sole cali, lasciando che le tenebre diventino protagoniste indiscusse della sera.

"Non è qui.." sostiene una voce sconosciuta

"Non potrà essere lontana, abbiamo già perlustrato una buona parte della Foresta. Continueremo domani. Torniamo al castello adesso." replica una voce stridula, che riconosco come  appartenente al professor Vitious.

Percepisco il crepitio delle foglie secche che soccombono ai loro piedi e i loro passi allontanarsi repentinamente sul prato dall'erba rigogliosa, prima che l'oscurità possa avvolgere le anime inquiete.

Scivolo lentamente dal mio giaciglio venoso per non destare sospetti da parte delle fameliche creature e decido di avviarmi verso il castello.

"Solo per questa notte." ripeto mentre squarcio un brandello di stoffa dalla divisa serpentesca

La mia gamba è laida di sangue. Il dolore lacera le carni facendomi strepitare angosciosamente.

"Quella dannata Acromantula mi ha lasciato un ricordo indelebile."

Proseguo imperturbabile.

Mordo ferocemente il labbro inferiore per trattenere i gemiti di dolore e con la mano tremolante stringo l'estremità della stoffa impregnata di sangue, per fermare quell'incessante defluire di vitalità.

Rilascio delicatamente il labbro dalla morsa letale e con la lingua, assaporo il gusto metallico e pungente del liquido purpureo che inonda voracemente la mia gola.

"Devo andare."  mi dico

La fitta lancinante minaccia di non farmi procedere ma non posso fermarmi adesso.

"Sei una Serpeverde, dimostra di essere determinata."

Trascino lentamente la gamba sospirando ad ogni passo fino a raggiungere gli estesi cancelli di quell'immensa fortezza.

Li sorpasso e decido di sprofondare su un muretto in pietra per riprendere le forze in segno di tregua.

Assesto il respiro ormai affannoso e osservo la meraviglia della notte che dona una nuova prospettiva a quel paesaggio ordinario.

Il mio stomaco brontola nuovamente, questa volta in modo più decisivo.

"Devo andare verso le cucine."

Mi rialzo barcollando e appoggiando una mano alla parete alla ricerca di sostegno.

Nessuno deve trovarmi. Voglio solo prendere del cibo e andarmene.

Il percorso verso le cucine è decisamente più impegnativo e ad ogni scalino, il supplizio diviene sempre più acuto.

Dalla mia fronte discendono lacrime di sudore, espressione di gemiti soffocati.

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