Insicurezze

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"Come già appurato durante il primo anno...la trasfigurazione è una delle discipline più inclini alla complessità e, come tale, deve essere padroneggiata con prudenza e moderazione. È bene che lo ricordiate perchè non smetterò mai di rammentarlo."

Un attimo di pausa intercede prima che la donna dai capelli argentei possa riprendere il suo monologo.

Un'occhiata fugace che acclama la nostra attenzione.

A differenza di altri professori, la professoressa Mcgranitt dietro il suo aspetto austero e sempre composto, nasconde sensazioni ed emozioni che solo alcuni riescono a leggere, o così è parso a me.

"Oggi imparerete l'arte dell'Evanescenza. Solitamente è una disciplina che viene insegnata solo al quinto anno ma credo che le vostre abilità e le vostre menti giovani e brillanti, siano già in grado di comprenderne l'importanza già da quest' anno."

I suoi occhiali squadrati scivolano sul suo naso sottile, rivelando piccole rughe che celano stanchezza e fatica dovuta ai tanti anni di insegnamento.

Solo quando i suoi occhi si posano su di me, capisco di non aver prestato abbastanza attenzione a ciò che faceva.

La figura esile si erge davanti a me, un corpo che trasuda coraggio come è tipico dei grifondoro.

Ripone la bacchetta nella fodera, prima che gli scintillii blu svaniscano completamente dalla punta dal suo asticello di legno.

"Signorina Wright, i tuoi occhi da sognatrice sembrano privi di concentrazione."

Assottiglio le labbra, iniziando a morderle per stemperare il disagio e l'imbarazzo che ne è emerso.

Cerco nella mia mente una buona scusa da fornire per la mia inadempienza e disattenzione, ma non riesco a trovarci nulla di corposamente valido e convincente.

"Ha ragione, professoressa." Riesco solo a dire, quasi in un sussurro dispiaciuto.

Non potrei mai vomitarle addosso tutte le mie preoccupazioni e i pensieri devianti che si rincorrono e si insidiano nella mia mente. Non potrei mai spiegarle quella voce: cupa e gracchiante, che invoca la mia presenza ed accompagna le notte insonni.

Solo una bugia, seppur innocente, per celare la verità.

Non posso e non voglio caricarla di questo fardello.

I suoi occhi chiusi in due fessure improvvisamente si ammorbidiscono, come in un caldo abbraccio. Le labbra strette come se non volesse proferire parola o trasmettere lo sconcerto che si è già fatto spazio nella sua mente, ma la sua preoccupazione è palpabile.

Si ricompone, stringendo le mani lungo i fianchi e poi intrecciandole davanti a sé, serrando la bacchetta di legno di Abete.

Il suo modo affabile svanisce prima ancora di poterlo definire.
Si schiarisce la gola, per riprendere il suo ruolo, nel modo giusto e severo che le è stato affidato.

"Mi aspetto grandi cose da te." Dice, come se avesse letto nei miei pensieri attraverso la Legilimanzia anche se, per quanto le riguarda, lei non è mai stata portata per questa disciplina.

Piton lo era o questo è quello che si vocifera, almeno.

Piton, perché proprio lui in questo momento?

Ne parlo come se fossi dissociata dalla realtà e come se tutto il trascorso fosse solo un mio lontano ricordo e non anche il suo.

No, non può essere Piton. Lui è Severus, solo Severus.

Avrei dovuto parlargli, svelargli i miei dubbi sul perché i suoi occhi non incontrano più i miei; sul perché, i suoi occhi non mi guardano più.

Devo risollevare la situazione o estirpare questi pensieri incessanti dalla mia testa prima di trasformarli in qualcosa di peggiore.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 25 ⏰

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