Rivelazioni

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È notte fonda.

Il mio letto sembra essere un asse di legno sul quale la comodità non è concessa.

Posso sentire i lievi respiri che aleggiano nell'aria del dormitorio.

Un sonno profondo generale che contrasta il perpetuo stato vigile della mia mente.

Mi volto verso l'ampia finestra che si affaccia sulla limpida acqua dell'immenso Lago Nero.

Lo scorrere pigro e rilassante dell'acqua è una ninna nanna che concilia il sonno per le mie coinquiline mentre per me, accentua l'insonnia e l'ideazione di incubi ricorrenti.

Rivolgo lo sguardo al mio comodino sul quale è posizionata una, e forse anche l'unica, fotografia che ho con i miei genitori.

Siamo raffigurati in un parco, con i volti solcati dalla spensieratezza di quel tempo.

Sorrisi, abbracci.
È ciò che invidio del passato, una gioia e serenità indiscussa che ho perso per sempre.

Ciò che è certo, è che l'illusione è l'unica fonte di felicità momentanea che dava un senso a quegli attimi fuggenti di esistenza.

Fugaci ed irreversibili.

                           .
                           .
                           .

"Mamma... Papà.."

Un tunnel. Un inizio senza una fine.

I miei genitori sono avvolti da una luce diafana. Le loro braccia tese in alto sono intente a salutarmi incessantemente, come la melodia di un disco rotto.

Tento di raggiungerli, avvicinandomi repentinamente a quelle figure pressapoco dissolte dal bagliore che trafigge i loro esili corpi.

Qualcosa mi impedisce di avanzare. Il mio passo rallenta in maniera del tutto inaspettata, mentre le due figure dall'aspetto familiare vengono avvolte da una impercettibile presenza oscura e maligna che contrasta lo sprazzo iridescente, morbido giaciglio dei loro corpi.

"Persi per sempre.."

Una voce. Quella voce.



Sussulto.

Porto una mano alla nuca madida di sudore e percepisco il velo umido e vischioso  rivestire i miei morbidi capelli, rendendoli ornamento del mio corpo.

Rilevo le celebri gocce danzanti solcare le mie guance, inondando il mio volto di sentimenti inespressi.

Stringo gli occhi e sbatto furtivamente le palpebre per acquisire maggiore lucidità dell'ambiente circostante.

Scuoto la testa incredula di essere riuscita nuovamente a fidarmi della mia mente.

"Sto impazzendo."

Mi alzo. Coricarmi non mi servirà a nulla.

Armata della mia fedele amica in legno, mi annido nel silenzio di una notte interminabile.

"Lumos"

Percorro il corridoio del castello, a quest'ora tutto cessa. Solo il ronfare dei padroni dei dipinti e guardiani attenti del castello regna nella fortezza dall'indiscutibile bellezza.

Tutto tace.

Solo le stelle smuovono in me una venerazione infinita verso quei corpi celesti, elementi di un universo indefinito.

"A quest'ora la torre di Astronomia sarà perfetta. Voglio ammirare più da vicino il cielo" mi dico mentre salgo gli ultimi gradini della torre ovest.



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