Part 9

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Le parole di Golia il gigante lasciarono una gran confusione nelle nostre teste. Erano passate ormai due settimane dalla nostra intrusione nella grotta delle paure e sembrava andare tutto bene, non c'erano stati altri attacchi o avvenimenti sospetti. Tutto sembrava essere tornato alla normalità. Io, Ashton, Calum e Michael formavamo un bel gruppo insieme e quell'esperienza ci aveva unito ancora di più, l'odio che provavamo l'uno per l'altro era ormai sparito del tutto. Eravamo amici, uscivamo anche insieme qualche volta. Tuttavia, ciò non aveva influito sulle nostre Sfide oppure sui nostri protetti. Michael continuava a darmi del filo da torcere, portando Jonathan a fare scelte sbagliate e a comportarsi male, mentre io cercavo costantemente di rimediare. Stavo passeggiando proprio con lui in quel momento, ovviamente in forma umana, mi stava parlando di una certa ragazza, Veronica se non ricordo male, una novellina arrivata da poco nella sua scuola e alla quale doveva fare da mentore. Si erano conosciuti così, lui la trovava carina ed era intenzionato a chiederle di uscire, ma non aveva abbastanza coraggio. Inoltre credeva di non avere alcuna chance con lei. Io l'avevo rassicurato, dicendo che avrebbe dovuto provarci comunque e che sarebbe andato tutto per il meglio.

-E tu? Ti piace qualcuna?- Mi chiese, facendomi sgranare gli occhi azzurri. Non mi aspettavo una domanda del genere, anche perché non me l'aveva mai fatta in due anni che lo conosco. Lui sembrò accorgersi del mio imbarazzo e riformulò la domanda, facendomi quasi strozzare con la mia stessa saliva.

-Oppure qualcuno?- Mi fermai di scatto, facendo fermare di conseguenza anche lui, che mi guardò confuso.

-Emh.. No in realtà, non mi piace nessuno- Dissi in un sussurro, alzando le spalle con nonchalance. Era la verità, anche se nell'ultimo periodo i miei pensieri ricadevano sempre e solo su Michael. Non c'era nulla di male nel pensare che fosse carino, giusto? Non doveva piacermi per forza. Insomma, lo trovavo fin troppo sexy con i capelli neri, lo rendevano ancora più dark di quanto non fosse. Eppure, nessun colore gli stava bene come il rosso.

-Luke!- Sentii una voce in lontananza urlare il mio nome e mi girai immediatamente, vedendo una figura in lontananza correre nella mia direzione. Inarcai un sopracciglio, capendo solo dopo pochi secondi che si trattasse di Michael. Beh, com'è che si dice? Parlando del diavolo, spuntano le corna. Mi raggiunse con il respiro corto ed un lieve strato di sudore sulla fronte, il nero dei suoi abiti risaltava ancora di più la pelle pallida. Era strano vederlo senza ali e senza corna, sembrava un adolescente qualunque.

-Un momento, vi conoscete?- La voce di Jonathan mi distrasse, facendomi mordere il labbro inferiore con forza a causa del nervosismo.

-Uhm, ci siamo conosciuti qualche giorno fa, era seduto vicino a me in autobus- Sorrisi in modo innocente, sperando che ci credesse. Non ero per niente bravo a mentire. Fortunatamente per me, il tinto parlò prima che il mio protetto potesse aggiungere altro.

-Devi venire con me, c'è un problema-

Michael's point of view

Odiavo il lunedì, lo odiavo con tutto me stesso. Dopo un weekend passato tra feste e uscite varie, odiavo svegliarmi presto per andare, contro la mia volontà, in una sottospecie di carcere dove gli adulti provano a riempirti il cervello di cose che probabilmente nella vita non ti serviranno a nulla. Inoltre, il mio cervello iniziava a funzionare dal martedì. Quello però fu un lunedì particolare, perché per la prima volta Luke non c'era. Sapendo che non saltava scuola se non malato e che il giorno prima stava benissimo, pensai che fosse andato a risolvere il casino che avevo combinato con il nostro protetto. L'avevo convinto ad andare in un pub, ubriacarsi di domenica sera e saltare scuola il giorno dopo, cosa che lui non aveva mai fatto. Purtroppo però avevo scelto il giorno sbagliato per agire. Durante l'ora di pranzo, mentre ero seduto in cortile con Ashton e Calum, il cielo era stato ricoperto improvvisamente da nuvole di un grigio spento e dei fulmini avevano iniziato a cadere sulla scuola, costringendo i due presidi ad innalzare la barriera. Tuttavia, questa non avrebbe potuto resistere per molto, soprattutto perché non veniva usata da anni ed era molto molto debole. Avevo addirittura provato a domare i fulmini con i miei poteri, ma non c'era stato nulla da fare, era un qualcosa di nettamente superiore. Qualcuno ci stava attaccando ed eravamo completamente indifesi. In più, tutti gli studenti si erano rifugiati all'interno della struttura, non provando neanche ad usare i loro poteri per calmare la tempesta. Cagasotto. Una tromba d'aria spazzò via ogni cosa al di fuori della barriera, aprendosi subito dopo e lasciando spazio a delle creature che mai avrei pensato di vedere in tutta la mia vita: arpie. Le arpie erano esseri sadici, sempre in cerca di vittime e provavano piacere nel causare sofferenze e morte. Assomigliavano a delle donne, ma avevano il volto maligno e deformato da smorfie, le gambe e le ali simili a quelle di un pipistrello gigante. Capelli arruffati e sporchi, incrostati dal sangue delle prede, che succhiavano come vampiri grazie a canini lunghi ed affilati. Occhi neri, con artigli alle mani e ai piedi. Alcune arpie più esperte e potenti, riuscivano a modellare col tempo il loro viso ed il loro corpo, facendolo assomigliare del tutto ad una bella donna, e riuscivano anche ad imparare il linguaggio degli esseri umani: fatto ciò potevano mischiarsi con essi e, tramite l'arte della persuasione e sfruttando il loro aspetto, riuscivano ad avere prede facili. Questo durava però fino a quando le emozioni dell'arpia venivano mantenute: infatti, nel caso avesse perso il controllo, il suo aspetto si sarebbe mostrato per quello che effettivamente era, mostrando del tutto i tratti della propria razza. Erano, anche loro, figlie di Lucifero.

Perfectly WrongDove le storie prendono vita. Scoprilo ora