Chapter 2

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Harry
Strip That Down

Arrivai a Londra il giorno seguente alla partenza.
Ero già stato alla capitale altre volte ma, mai, come quel giorno, mi sembrò così cupa.
Le nubi nel cielo parevano gravare sugli edifici più alti della città, le strade, umide dalla pioggia, sembravano sciogliersi sotto ogni mio passo.

Cercai il più possibile di ignorare l'angoscia e la paura che attanagliavano il mio stomaco.

Dovetti fermarmi per chiedere indicazioni ad una dama dai folti capelli bianchi e l'abito color vaniglia.

Stavo cercando il molo 28.
Lí, avrei trovato l'accampamento delle truppe inglesi.

Seguii il percorso indicatomi dall'anziana signora ma quando finalmente vidi la mia meta, la paura si fece più forte: iniziai a respirare affannosamente e percependo le mie gambe farsi sempre più deboli, mi imbucai tra due edifici poco lontani e mi accasciai a terra.

Piansi per ore.

Arrivai al punto di non ricordarne neanche più il motivo.

Mi alzai con le gambe e mi diressi verso l'accampamento.

"Nome e Cognome"
"Harry Edward Styles"
"Puoi procedere" l'uomo non mi guardó nemmeno, si limitó a scrivere il mio nome sul foglio che reggeva tra le mani.

Entrando nell'accampamento mi accorsi di quanti fossero i soldati "necessari".
Saranno stati come minimo duemila solo quelli in fila per entrare in infermeria.
Mi guardai attorno a lungo prima di unirmi a loro.
Erano tutti ragazzi dai diciassette anni in su, alcuni, addirittura, pensai fossero piú giovani.
Si muovevano frenetici da un luogo all'altro.
Alcuni scherzavano tra loro, altri si passavano giornali e riviste di ogni tipo, altri ancora stavano in disparte a fumare o pregare.
Ero l'unico in piedi al centro del campo a guardarsi attorno.

Notai alcuni di loro, di età sicuramente vicina alla mia, mi indicarono e con un ghigno in volto iniziarono a ridere.
Sapevo che potessi sembrare strano con i miei capelli lunghi e la mise elegante ma, prima di tutto, amavo i miei capelli, e secondo, non mi andava troppo a genio girovagare per le strade di Londra vestito da soldato.

Mi unii alla fila e, sapendo che ci avrei impiegato diverse ore ad entrare, lasciai che i miei pensieri vagassero liberi per la mente.

Pensai principalmente a Sophia, al se fossi riuscito a mantenere la mia promessa e tornare a casa sano e salvo; soprattutto considerando come i tali di poco prima mi avessero indicato e deriso, come fossi stato un clown o un qualcosa si simile.

Scansai i miei pensieri nell'istante in cui un uomo di piccola statura con già indosso la divisa da soldato mi invitò poco delicatamente ad entrare nell'infermeria.

Era enorme anche quella, piena di gente che andava da una parte all'altra, vi erano diverse cattedre ricoperte da pile e pile di fogli bianchi, separé ovunque che andavano a coprire parzialmente i lettini e i busti di alcuni uomini seminudi intenti a farsi visitare.

Attesi in piedi finché non vidi liberarsi uno dei lettini.

L'infermiera mi fece cenno di sedermi.

Aveva i capelli castani raccolti in un cruccolo dietro la testa, era alta, dal corpo esile ma ricco di forme che non potei assolutamente non notare.
Quando si piegò alla scrivania per raccogliere un paio di quei fogli non resistetti alla tentazione e feci scorrere i miei occhi sotto la sua gonna.

You Bring Me Home ~ Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora