Louis
Sour diesel"Sto facendo la cosa giusta?"
Questo era tutto ciò a cui ero riuscito a pensare in quelle due lunghe giornate che avevo appena trascorso.
Avevamo camminato cosí tanto che non riuscivo più a capire dove fossimo arrivati e mentre camminavamo c'era un silenzio talmente sordo che riuscivo a sentire i miei pensieri amplificati al massimo."Sono un traditore"
Era l'altro pensiero costante che sentivo tra quelli che mi giravano per la testa.
"Qui per voi sono un traditore, una spia, se solo lo sapeste".
Mi sentivo malissimo, in colpa, come non mi ero mai sentito prima.Tuttavia, ormai, avevo stretto un accordo con i miei superiori, se avessi rovinato tutto probabilmente sarei stato ucciso.
Tutto quello che desideravo era tornare a CASA, salutare di nuovo le mie sorelle e passare altro tempo con loro. Le avevo viste poco tempo prima e già mi mancavano. Ero troppo lontano da loro, non sapevo quanto avrei resistito la loro mancanza.
Contemporaneamente a tutte le mie paure, stavo vivendo la vita dei soldati. Ero tornato indietro, ad essere il me stesso ragazzino che si divertiva con i suoi amici dell'esercito. Questa volta, però, non era un gioco o un'esercitazione, questa era una truffa e avrebbe dovuto funzionare.
Scoprii che la vita dei soldati inglesi non era tanto più diversa da quella dei soldati tedeschi, anzi, era molto simile. Gli ufficiali, però, trattavano i soldati piuttosto male, ed utilizzavano delle tecniche che non trovavo affatto piacevoli con questi ultimi. Ciò che parevano non ricordare era che i soldati non fossero animali ma uomini, e, soprattutto, che avessero una paura matta di perdere la vita.
Io stesso non mi ero mai sentito così vicino alla morte come in quel momento, nonostante il mio lavoro.
Tutto era possibile in una situazione come quella: morire di freddo, di fame o semplicemente a causa di una bomba ben nascosta sotto un cespuglio.A distrarmi da quei pensieri macabri ci pensò un ragazzo nel gruppo accanto al mio. Di sicuro non era inglese: aveva la pelle un pò più scura, rispetto ai pallidissimi inglesi, e i capelli neri.
Quando ci fermammo lo notai guardarmi insistentemente ed iniziai ad innervosirmi; i suoi occhi erano talmente magnetici che mi mettevano quasi in soggezione.
Mi guardai attorno per controllare se anche altri mi stessero fissando ma, fortunatamente, era soltanto lui a farlo lanciandomi, talvolta, occhiate curiose.
Osservai meglio anche gli altri soldati: erano tutti giovani, ragazzi inglesi dai vari tratti, qualcuno biondo, qualcuno castano, qualcun'altro rosso o dal colore simile all'arancio, gli occhi e la pelle chiari.
Fra loro quel tipo sembrava un pesce fuor d'acqua.Quando incrociai di nuovo il suo sguardo un brivido di terrore, terrore che sapesse qualcosa su chi ero realmente, mi corse lungo tutta la schiena. Decisi, allora, che non sarebbe finita li quella storia e fu così che, senza saperlo veramente, diedi inizio ad una grande amicizia.
*
Dopo due giorni di cammino finalmente ci fermammo, non fu, però, grazie all'intervento degli ufficiali inglesi ma, bensí, a quello del capitano.
Non sapevo ancora il perché, ma, quell'uomo, parecchio giovane dato che non dimostrava più di un paio di anni in più di me, mi trasmetteva come una strana sensazione di felicità e tranquillità.Nonostante non ricordassi il suo vero nome, sapevo già, e forse fu il mio intuito da ufficiale, che il capitano Horan era un brav uomo e che avrebbe fatto di tutto per i propri uomini.
Di sicuro era meglio degli ufficiali, dei quali diffidavo, ormai, completamente.
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You Bring Me Home ~ Larry Stylinson
Fiksi PenggemarIl primo febbraio 1941 compii 17 anni. Quel giorno ancora non sapevo che da li a poco la mia vita sarebbe cambiata per sempre. Non sapevo che avrei conosciuto delle persone uniche, dedite più all'amore che alla loro stessa esistenza. Non sapevo che...