Louis
Just hold onVenerdí 1 febbraio 1941.
Mi svegliai di soprassalto, alzandomi così velocemente che andai a sbattere contro la mensola sopra il mio letto.
Mi guardai attorno confuso e lanciai qualche imprecazione, fissando l'ora sbalordito.Improvvisamente, mi ricordai cosa mi avesse svegliato e mi vennero i brividi al solo pensiero. Al momento, però, non sapevo che l'incubo che avevo appena fatto si sarebbe trasformato in una specie di sogno premonitore, che mi avrebbe accompagnato per un lungo periodo di tempo.
Decisi che non sarei più riuscito ad addormentarmi e mi alzai svogliatamente del letto. La mia camera era un vero disastro, c'erano vestiti ovunque, fogli sparsi in ogni dove, pieni di testi di canzoni che non avrei mai pubblicato.
Questo perchè io non ero un musicista, né un cantante. Ero un soldato, dal nome di Louis Müller, 22 anni, proveniente dalla Germania. Dopo anni di gavetta e duro lavoro nell'esercito tedesco avevo, dapprima, ottenuto il titolo di ufficiale ed, in seguito, quello di generale, che, proprio in quel momento, mi portavo sulle spalle.
Il venerdí era il mio giorno libero, quindi mi vestii e scesi in cucina, dove mi preparai un té. Fissai i fogli rimasti sul tavolo dal giorno prima, su cui stavo scrivendo un nuovo testo, a cui tenevo molto. Scrivere non mi serviva a nulla se non scaricare la tensione del mio lavoro e rilassarmi.
Quel testo parlava di mia madre, e della sua grande tenacia e forza. Era morta poco tempo prima, a causa di una malattia, lasciando me e le mie sorelle, le quali, tristemente, non vedevo da tre anni.
Fissavo le parole in inglese scritte sul foglio, pensando a come tutto ció mi avesse cambiato la vita. Mio padre era tedesco, ma dopo la morte di mia madre si portó via le mie sorelle, tutte minorenni, in Inghilterra considerandolo un posto migliore dove stare durante la guerra. Fu mia madre ad insegnarmi l'inglese, data la sua madrelingua.
Io, invece, decisi che non ero un codardo e volli rimanere qui in Germania, a difendere la mia patria. Mi ero sempre sentito più tedesco che inglese.
D'improvviso suonò il campanello.
La giornata si faceva sempre più strana.*
Quando aprii la porta mi trovai di fronte due agenti segreti dell'esercito tedesco, li riconobbi dai distintivi.
"Generale, buongiorno." Mi disse uno dei due. "Buongiorno" risposi "a cosa devo la vostra visita a quest'ora del mattino agenti?". I due mi guardarono con una strana espressione sul volto e uno di loro disse "È una faccenda molto complicata, possiamo entrare?"Dopo che furono entrati ed ebbero bevuto un pò del caffè che preparai per loro, mi spiegarono tutto ciò che volevano che facessi. Ero senza parole. Fu in quel momento che capii; il mio non era un incubo ma un sogno premonitore.
"Quindi se ho capito bene, ogni mese reclutate nuove spie da inserire negli eserciti nemici e volete che io sia una di queste?" Ricapitolai.
"Sí, ma le affideremo uno dei compiti più importanti. Lei sarà una spia all'interno dell'esercito inglese, dovrà quindi combattere insieme ai soldati. È un ruolo molto importante e un delicato compito, che solo un esperto come lei può compiere. Soprattutto perchè lei sa bene la lingua e puó nascondere meglio l'accento tedesco".
In quel momento riuscii solo a pensare che fosse uno strano modo di ringraziarmi per tutto il lavoro svolto in Germania: mandandomi via.
"D'accordo, ho capito, quindi dovrei andare in Inghilterra?" Chiesi, sperando che la risposta fosse no e prendendomi altamente in giro da solo.
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You Bring Me Home ~ Larry Stylinson
Fiksi PenggemarIl primo febbraio 1941 compii 17 anni. Quel giorno ancora non sapevo che da li a poco la mia vita sarebbe cambiata per sempre. Non sapevo che avrei conosciuto delle persone uniche, dedite più all'amore che alla loro stessa esistenza. Non sapevo che...