Harry
Story of my lifeBattaglie, colpi,spari,bombe,morti.
Questo si diceva fosse la Grande Guerra: morte improvvisa che con il suo solo passare ti portava via ogni cosa.All'inizio non ci credevo,per me era tutto cosí facile allora.
Andavo a scuola, ero uno di quei pochi fortunati che anche durante la guerra poteva permettersi di seguire le lezioni.
Ero il figlio secondogenito della casata degli Styles. Mio padre, Desmond Styles, era un attivista inglese di grandissima fama, mentre mia madre, Anne Twist, era lontana parente dell'attuale regina.
Come dicevo, grazie alla fama e ai soldi della mia famiglia potevo permettermi lezioni anche durante la guerra.
Il primo febbraio 1941 compii 17 anni.Non fu una giornata troppo diversa dalle altre. Mi alzai alle otto del mattino, feci colazione e mi diressi alle lezioni in uno stabile non troppo lontano da casa. Tutto sembrò come ogni giorno ma quando tornai a casa una busta alquanto insolita attirò la mia attenzione, dalla cassetta in cima al vialetto.
Era una busta semplice, completamente bianca, solo sul retro, in un angolo,delle lettere in stampato nero, componevano il mio nome e cognome.
Non mi preoccupai troppo di cosa potesse essere: spesso capitava di ricevere lettere da parenti lontani, i quali dovevano invitarci ad un qualche banchetto o celebrazione simile.
Mi preoccupai invece di estrarre ogni busta dalla cassetta con cura, di modo da non rovinarle e le riposi nella mia borsa in cuoio con altrettanto riguardo.
Entrai in casa venendo immediatamente deliziato dal profumo del salmone che Brittany, la nostra cuoca, stava preparando.
Andai in camera mia a riassettarmi e attesi, leggendo un libro di poesie ottocentesche italiane, che venissi chiamato per unirmi al pranzo.
Quando fu il momento raccolsi le lettere dalla mia scrivania e le portai al resto della mia famiglia che,come me, si stava recando nella sala da pranzo.
Mangiammo insieme discutendo, come sempre, di economia. Mio padre era molto soddisfatto di un paio di suoi affari con la Francia i quali gli avevano fruttato molti soldi, mentre, mia madre, sfoggiò un gioiello di smeraldi nuovo di zecca regalatole da una prozia dall'Irlanda del Nord.
Tutto andó per il meglio, fino a che non consegnai loro la posta.
Non appena mia madre mise le mani sulla busta bianca con il mio nome sbiancò. La indicó a mio padre, il quale ebbe la stessa identica reazione.
Entrambi mi guardarono.Mia madre si alzó dalla sedia con gli occhi umidi dicendomi che non gli avrebbe permesso di portarmi via, che avrebbe fatto di tutto per impedirlo, per impedire che questo accadesse. Poggió le sue mani, ancora reggendo la lettera chiusa, sulle mie e, mentre mi osservava vidi delle lacrime solcarle il volto.
"Mamma che significa quella lettera?" Chiese mia sorella, Gemma, con un'espressione confusa quanto la mia. Ci fu silenzio per qualche secondo, poi mio padre parló: "Quella è una lettera di reclutamento dell'esercito, vogliono che Harry si unisca a loro".
Non saprei descrivere la sensazione che provai in quel momento, era come un misto di rabbia, paura, tristezza, dolore e terrore: ciò che fino a pochi giorni prima mi era sembrato cosí lontano e inoffensivo, ora era lì, davanti ai miei occhi, pronto a portarmi con sè.
*
Mio padre mosse ogni pedina a suo comando pur di sottrarmi al mio destino ma fu tutto inutile, l'esercito inglese necessitava uomini e io non potevo in alcun modo ignorare la chiamata, ero "essenziale" a detta loro.
La partenza per Londra era datata a due settimane dall'arrivo della lettera. Avrei dovuto prendere il treno, dopo di ciò sarei stato schedato, avrei fatto controlli medici e ,successivamente, mi sarei imbarcato per raggiungere le coste della Francia.
Tra i miei pensieri, qualche giorno prima della partenza, oltre alla morte, vi era Sophia.
Sophia era la mia ragazza, la mia musa ispiratrice. Lei non sapeva nulla della lettera e di tutto ció che essa comprendesse. Prima di dirle cosa mi sarebbe spettato volevo essere certo che ci sarei andato; volevo riuscire a spiegarle tutto ciò, senza che si preoccupasse.
Avevo atteso affinchè potessi trovare le parole giuste, ma non esistevano parole giuste in questo caso.Fu così che il giorno prima della partenza mi presentai di fronte a casa sua con una mazzo di rose rosse. Sua madre mi accolse calorosamente in casa dicendomi che la mia Sophia ci avrebbe raggiunti non appena avesse finito il suo bagno caldo.
Ebbi tempo a sufficienza per spiegare prima a sua madre quale fosse il motivo della mia visita. Anche lei, come mia madre, lasció che delle lacrime le rigassero il viso.
Quella donna sapeva bene come ci sentisse a lasciare e poi perdere defintivamente una persona amata: suo marito era un generale della marina britannica quando perse la vita presso le coste nemiche agli inizi della guerra.Quando Sophia ci raggiunse, la madre ci invitò a fare una passeggiata e io le fui grato per il consiglio. Portai la mia musa nel parco giochi dove trascorravamo i nostri pomeriggi da bambini. Provai del rammarico nel momento in cui mi poggia ad una delle vecchie altalene: avevo trascorso la mia infanzia in quel luogo.
Mi sembró di tornare indietro nel tempo: credetti, per un istante, di vivere in un brutto sogno, che in realtà quello che stavo per fare era una mia fantasia."Di cosa volevi parlarmi, mio amato?"
La sua voce era molto dolce, in un primo momento le sorrisi cercando di convincermi che non fosse necessario che lei lo sapesse , ma era mio dovere farlo, così, controvoglia, sospirai afferrandole le mani dolcemente.
"Sophia, ti amo, sei la cosa migliore che potesse mai accadermi nella vita e voglio che tu sappia che io faró tutto ció che è in mio potere affinchè tu sia felice".Ci guardammo negli occhi, le mani ancora congiunte. Lei sorrise lievemente.
"Perchè mi dici questo, Harry?"
Sospirai nuovamente, iniziando ad accarezzare il dorso delle sue mani. Anche il mio sguardo cadde su di esse: erano piccole, curate, vellutate, delicate; proprio cosí volevo ricordarle: perfette.
"A casa è giunta una lettera, circa due settimane fa, il riassunto di ciò che vi era scritto consiste nel mio arruolamento nell'esercito al servizio della Gran Bretagna, vogliono che combatta al fronte con la Germania".
Quello che vidi nei suoi occhi fu terrore.
Vidi il suo volto farsi rosso e, di nuovo, delle lacrime. Il suo sorriso meraviglioso aveva lasciato spazio a delle labbra umide e cariche di dolore.
"Quando parti?" mi chiese
"Questa notte prenderò il treno per la capitale"Sophia non disse nulla, mi abbracciò e pianse. Io non potei far altro che ricambiare la sua stretta.
Restammo in quella posizione per diverso tempo, poi d'un tratto la sentii dire una cosa che non mi sarei mai aspettato di sentire:"Prima che tu parta voglio stare con te una prima ed ultima volta"
Mi bació con passione e capii ciò che voleva donarmi prima del nostro addio.
Entrammo nel bosco, quello poco lontano dalla zona abitata del paese e dietro ad un gruppo di alberi, sulle rive di un piccolo lago, ci perdemmo l'uno nell'altra.
Quello, mi disse poi, fu il suo modo di lasciarmi, facendomi però promettere che avrei combattuto in ogni modo per poter tornare e stare ancora insieme.
Quella notte, al momento di salire sul treno per Londra, fui felice di vedere la mia famiglia e la mia, ora, ex compagna, abbracciati intenti a salutarmi.
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You Bring Me Home ~ Larry Stylinson
Fiksi PenggemarIl primo febbraio 1941 compii 17 anni. Quel giorno ancora non sapevo che da li a poco la mia vita sarebbe cambiata per sempre. Non sapevo che avrei conosciuto delle persone uniche, dedite più all'amore che alla loro stessa esistenza. Non sapevo che...