Chapter 13

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Louis
Scripted


L'ultima volta che lo vidi fu in infermieria. Fu lì che lo lasciai, quel ragazzo dai capelli ricci, di sicuro di qualche anno più giovane di me, a cui avevo, poco tempo prima, salvato la vita.

Dopo che mi ebbe ringraziato ancora una volta, andai verso ciò che aveva attirato la mia attenzione fin dal primo momento in cui avevo messo piede lì dentro.

Zayn, sdraiato su una brandina, con varie parti del suo corpo fasciate e sanguinanti. Sembrava fosse incosciente, di sicuro stava respirando, e nel constatare ció tirai un sospiro di sollievo.

L'avevo lasciato alle braccia di quel suo amico che, per mia fortuna, mi aveva aiutato e lo aveva portato in infermieria.

Non sapevo il suo nome, sarei dovuto andare a ringraziarlo, se non fosse stato per lui, probabilmente, Zayn non si sarebbe trovato di fronte a me in quel momento.

Mi avvicinai a lui e lo osservai da vicino, lacrime cominciarono a scorrermi sulle guance, così tante, tante da non poter mettere fine a quel pianto.

Credo fosse un pianto liberatorio, disperato, finalmente capii perché quei soldati, i quali normalmente addestravo quando mi trovavo in Germania, mi guardavano con quello sguardo deciso ma, in fondo, impaurito, insicuro.

In sole due ore, più di una volta, rischiai la vita, e, allo stesso tempo, la salvai ad altre due persone.
Continuai a guardare Zayn inerme in quel letto, con un 'espressione pacifica sul viso, mentre le lacrime mi rigavano ancora il volto sporco di terra e sangue.

Non piangevo molto, all'epoca, non ero il tipo di ragazzo particolarmente emotivo, anzi, tendevo a nascondere quella parte di me.

Tuttavia, in quel preciso momento, mi dimenticai del resto del mondo, della mia ferita al braccio, di Harry; in quel momento non ero un ufficiale ma un soldato, o, almeno, mi sentivo tale.

Incredibile come, a volte, nella vita tutto sembri già scritto. È il destino, credo.

                                   *

"Sta dormendo" mi disse l'infermiera, giunta alle mie spalle. "D'accordo, grazie, davvero, signora...?" domandai chiedendole il suo nome "Susan, Susan Boyle" rispose lei.

Guardandola una seconda volta notai una strana somiglianza con il ricciolino a cui avevo salvato la vita.

Mi riscossi dai miei pensieri e le chiesi quando avrei potuto trovare il mio amico sveglio, avevo un estremo bisogno di scusarmi con lui per ció che gli avevo detto durante la battaglia.
Purtroppo il mio temperamento impulsivo mi tradiva sempre.

Mi comunicó che si sarebbe probabilmente svegliato in un'ora, quindi, dopo che mi medicó la ferita, la ringraziai di nuovo e decisi di andare a fare una passeggiata.

Non mi allontanai troppo dall'accampamento, non volli tornare in quel luogo, quella distesa dove combattemmo precedentemente, quel luogo di morte.

Tornai nel bosco, tra i fitti alberi, le cui foglie verdi mi fecero sentire al sicuro, come se fossi ancora cullato tra le braccia di mia madre. Come quegli occhi... Quegli occhi...

Di colpo, come un flashback, mi tornó in mente la scena di un'ora prima, circa.

Non sapevo, esattamente, cosa mai potesse avermi spinto a lanciarmi su quel ragazzo, il quale era per me uno sconosciuto, e salvarlo.

Forse fu il mio istinto da ufficiale. Se fosse stato ancora presente, fu infatti in quel periodo che cominciai a sentirmi scomodo nel mio ruolo da ufficiale. Non sembrava più la mia vita, ma quella di un altro.

You Bring Me Home ~ Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora