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Qualche raggio di Sole entrava dalla finestra della stanza rigorosamente bianca. Nessun rumore a disturbare il silenzio della stanza, tranne che per un leggero suono metallico che si ripeteva all'infinito. Finalmente Marinette aprì gli occhi.

Per quanto aveva dormito? Un'ora? Forse di più.. Sapeva solo di essere davvero stanca, gli avvenimenti di quegli ultimi giorni erano un peso che ancora gravava sulla sua schiena e nella sua mente. Si guardò attorno per vedere se il signor Agreste fosse ancora lì, seduto sulla sedia nella sala d'aspetto di quell'immenso ospedale, con il viso più magro del solito e gli occhi stanchi.

Gabriel non c'era più, non c'era più nessuno - nemmeno quelle scomode sedie. Solo allora Marinette si rese conto di essere tra le coperte candide di un triste letto d'ospedale. Un colpo al cuore. Come ci era arrivata lì?

Alzò istintivamente i polsi, e si accorse che a uno di essi vi era attaccata una flebo. Per poco non svenne, ma si riprese subito. Doveva capire perché si trovava lì e, soprattutto, perché non si ricordava come ci era arrivata.

Non fece nemmeno in tempo ad aprire la bocca per chiamare aiuto, che alcuni dottori entrarono nella stanza seguiti dai suoi genitori.

"Mam-" Si accorse di fare una fatica tremenda a parlare e, quando i dottori le alzarono la testa, si rese anche conto di avere un dolore lancinante lungo tutta la colonna vertebrale.

***

Le fecero alcune visite e, finalmente, la lasciarono in pace. Nessuno le aveva però spiegato niente, si erano anzi accertati che riuscisse a parlare, a ricordare il suo nome e chi era. Nient'altro.

Dopo qualche minuto entrarono nella stanza i suoi genitori seguiti da Alya.

Tutti e tre corsero ad abbracciarla come se non la vedessero da anni.

"Amore mio, finalmente." Sussurrava sua madre tra i singhiozzi, mentre suo padre piangeva accarezzandole la schiena. "Pensavamo non ti saresti più svegliata, ti vogliamo bene."

'Svegliarmi?' La situazione iniziava a farsi sempre più strana. Marinette guardò Alya, l'amica le sorrise malinconica. "V-vi, vi voglio bene anch'io.."

Dopo un po' i suoi genitori la lasciarono e uscirono. La chiamata dall'ospedale li aveva colti durante una giornata di lavoro e dovevano assolutamente tornare alla pasticceria. Si sarebbero visti quella sera.

Ora era sola con Alya.

"Alya, cosa sta succedendo? Dov'è Adrian? E perché io sono qui? Un attimo fa ero qui fuori ed ora mi ritrovo in una stanza d'ospedale!" Gridò in preda al panico.

"Marinette, davvero non ti ricordi niente?"

"I-io.. Cosa dovrei ricordare?"

Alya la guardò, sul suo viso una traccia di compassione e tristezza.

"Marinette, sei qui da quasi sette mesi."

Ciò che non doveva accadere Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora