HOMO EX MACHINA

PROLOGO

Londra, 1887. Nel corso del diciannovesimo secolo la tecnologia aveva compiuto passi da gigante, ottenendo risultati a dir poco inimmaginabili per le conoscenze tecniche di quel tempo. Come conseguenza di questo incredibile sviluppo, sempre più macchine, atte a semplificare la vita di tutti i giorni, erano entrate nelle case di sempre più persone. Grazie alla produzione in serie di tali macchine il numero di coloro che potevano permettersele era aumentato a dismisura, perciò non era raro vedere una lava-piatti o un asciuga-indumenti nella maggior parte delle abitazioni. Un'altra cosa che si poteva notare erano enormi caldaie poste alle spalle degli edifici. Difatti, Il motore vero e proprio di queste macchine era il vapore, sprigionato dall'acqua contenuta nelle cisterne, portata all'ebollizione bruciando più o meno grandi quantità di carbone. L'incessante bisogno di questo combustibile aveva portato grossi profitti alle compagnie carbonifere, le quali vedevano i loro capitali crescere tanto velocemente quanto velocemente vedevano i loro giacimenti esaurirsi, e facevano a gara tra di loro per accaparrarsi l'ultimo filone minerario scoperto, arrivando a spendere milioni di dollari per aggiudicarselo all'asta.
L'Impero britannico era l'esempio più evidente di quanto la tecnologia si fosse spinta in là nei decenni: il dominio sulla maggior parte dei territori nei quali abbondavano le miniere di carbone aveva permesso all'economia inglese di salire fino ai vertici mondiali, e la grande produzione di macchine aveva contribuito alla nascita di nuovi mestieri inerenti al campo. Ed è proprio nella capitale di questo grande Impero, intrisa dell'odore acre del carbone e perennemente coperta da nuvole di fumo grigiastre, che ebbe origine lo scontro tra le forze del bene e quelle del male, tra la giustizia e il crimine, tra un eroe senza macchia e senza paura e un malvagio privo di scrupoli.
O almeno, questo è quello che vorrei dire...