CAPITOLO 2

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L'orologio a pendolo appeso nel salotto dell'appartamento segnava le sei e mezza di sera. Steve era seduto sulla stessa poltrona di quella mattina. Indossava un pesante grembiule in pelle marrone, qua e là macchiato di olio lubrificante, dei lunghi guanti dello stesso materiale e uno strano paio di occhiali, con una serie di lenti di ingrandimento mobili. Era sporto in avanti e stava armeggiando con un marchingegno appoggiato sul tavolino, nel silenzio più totale.

Improvvisamente la porta si spalancò e Will cadde in avanti, producendo non poco rumore. Cercò di rimettersi in piedi ridendo sommessamente.

- Non dovresti essere a lavoro? - domandò Steve senza battere ciglio.

- Ha parlato quello che se ne stava tutto il giorno spaparanzato sulla poltrona. - ribatté Will con voce alterata - Perché neanche tu sei a lavoro? Eh? -

- La bottega è temporaneamente chiusa a causa di un lutto del proprietario. Ti ripropongo la domanda, non dovresti essere a lavoro? -

- Ero stanco e ho deciso di prendermi un permesso... -

- Ho capito, sei ubriaco. -

- Io? Ubriaco? Pff, non dire scemenze, ho solo bevuto una... due... tre pinte di birra. Tutto normale, posso gestirle. - di colpo la faccia di Will sbiancò, le sue guance si ingrossarono e si portò una mano alla bocca. Corse in bagno e vomitò nel gabinetto tutto l'alcol assunto.

- Oh Cielo. - esclamò Steve levandosi gli occhiali e precipitandosi anche lui in bagno. Cercò di aiutare il suo coinquilino, ma questo lo allontanò con il braccio: - Lasciami, lasciami; me la cavo da solo. - si rialzò appoggiandosi al lavandino - Te l'avevo detto che potevo gestirle, altrimenti il salotto sarebbe stato imbrattato di vomito. -

- Forse è meglio che tu vada a dormire. Ti accompagno. - propose Steve prendendolo sottobraccio e trascinandolo in camera sua. Si fece strada tra le bottiglie vuote e lo fece stendere sul letto sfatto. Uscì dalla stanza e si chiuse la porta dietro.

- Tsk, che situazione ambigua. - disse fra sé e sé mentre tornava in salotto - Spero che nessuno lo venga mai a sapere. -

Il mattino seguente Will si svegliò molto presto, d'altronde aveva dormito per più di dodici ore. Era ancora vestito e i suoi abiti erano tutti gualciti. Si mise a sedere sul bordo del letto e guardò la sveglia cercando di capire che ore erano: le sette. Con gli occhi ancora semi chiusi osservò la stanza, quindi si mise in piedi e si stiracchiò. Dopo essersi cambiato uscì dalla sua camera portando i vestiti sporchi in mano. Andò nel salotto vuoto e tirò una corda che pendeva dal soffitto. Si sentì un campanello suonare in lontananza e subito dopo qualcuno bussò alla porta dell'appartamento. Will aprì e fece entrare un giovane inserviente smilzo e non molto alto.

- Buongiorno signore, desidera qualcosa? - domandò il ragazzo.

- Buongiorno anche a te Sebastian. Portami un'abbondante colazione a base di uova strapazzate e pancetta, e anche del caffè per favore. -

- Certo signore. -

- Inoltre porta in lavanderia questi vestiti. - porse all'inserviente la biancheria.

- Sarà fatto signore - rispose quello prendendola - serve altro? -

- No, puoi andare. -

Il ragazzo fece un cenno con la testa e si allontanò.

Una volta consumata la colazione Will si diresse a lavoro. Trovò sulla sua scrivania una pila di documenti ancora più alta, perciò cominciò a compilarli uno ad uno. Erano passate le dieci e Will aveva già compilato un quarto della pila, quando l'inter-gramma emise una striscia di carta, la quale recava scritto: "Furto magazzino 17 molo 4. Ispettore Brown sul posto."

HOMO EX MACHINADove le storie prendono vita. Scoprilo ora