CAPITOLO 6

50 5 0
                                    

Ludwig Schwartz si risvegliò di colpo. Era seduto, privato delle protesi meccaniche, e con la mano sinistra ammanettata ad una maniglia di metallo posta sul tavolo di fronte a lui. Dopo aver constatato la sua condizione di prigionia si guardò intorno: si trovava in uno stanzino dalle pareti completamente bianche, illuminato da una grossa lampada ad olio appesa al soffitto. Dietro di lui c'erano due finestrelle a forma di mezzaluna e provviste di grate, situate molto in alto, che davano sulla strada. Il semi-automa capì di trovarsi in uno seminterrato, ma per quale motivo? Un improvviso e bruciante dolore al naso gli ricordò tutto, dei due ispettori, della fuga, della testata data al muro nel tentativo di seminarli. Se non ricordava male, quei due uomini avevano detto di lavorare per Scotland Yard, quindi era probabile che si trovasse lì. Se solo i suoi arti meccanici avessero funzionato a dovere, ora non sarebbe in questa situazione.

- Le mie protesi... - mormorò Schwartz, quindi trasalì, non trovandole - Le mie protesi! Dove sono?! - In quel momento entrarono Will e Brown.

- Oh - disse Brown - vedo che si è svegliato, signor Schwartz. Dormito bene? - l'ispettore spostò da sotto il tavolo un'altra sedia che l'uomo non aveva notato e si sedette di fronte a lui. Il collega invece si appoggiò al muro, rimanendo in silenzio. Brown aveva fatto molta pressione affinché dirigesse lui l'interrogatorio, e alla fine Will aveva ceduto, forse per farlo tacere una volta per tutte.

- Dove sono le mie protesi? - domandò con forza il semi-automa.

- Temo che lei non abbia ancora compreso la situazione in cui si trova: in questo posto porre le domande spetta al sottoscritto. -

- Conosco perfettamente la mia situazione ispettore, dove sono le mie protesi? -

- Prima ci dica da chi e come le ha ottenute. -

Schwartz rise: - Davvero credete di potermi estorcere delle informazioni? Vi dico subito che siete sulla strada sbagliata. Sapete, quando ero nell'esercito ci abituavano alle torture più atroci, per non rivelare al nemico piani segreti e operazioni nel caso fossimo stati catturati. Credetemi se vi dico che potete provarci in qualsiasi modo, da me non sentirete una parola, neanche una. -

- Non ne dubito - fece Brown - per questo abbiamo deciso di utilizzare un metodo di persuasione più, come posso dire, indiretto. Vede, è logico pensare che chi le ha dato quelle protesi meccaniche non abbia solo lei come cliente, quasi sicuramente ci saranno altre persone a Londra che le possiedono. Ora, dal momento che in questa città il numero di individui che necessita di protesi si concentra maggiormente a Rush Town, casualmente il luogo dove lei vive, abbiamo tutti i motivi necessari per sospettare che ognuno di loro sia potenzialmente un semi-automa. Basterebbe un semplice pezzo di carta firmato e l'intera popolazione di Rush Town finirebbe in manette, con l'accusa di possesso di arti meccanici illegali. Sottoporremo ognuno di loro ad interrogatorio, prima o poi qualcuno cederà. Non ci aspettiamo che lei ceda alle nostre domande, ci aspettiamo che lei scelga: o il nome e l'indirizzo della persona che le ha dato quelle protesi, o la libertà di quasi cinquecento persone. -

Schwartz fissava l'ispettore con lo sguardo torvo tipico dell'animale che sa di essere in trappola, ma che tuttavia non ha intenzione di arrendersi. In quel tesissimo momento di silenzio la porta si aprì e la figura tarchiata dell'ispettore capo Eldersword entrò nello stanzino.

- Ispettore capo - disse Brown con tono stupito, alzandosi - non sapevo che anche lei avrebbe assistito all'interrogatorio. -

- Non si preoccupi ispettore. - replicò cordialmente Eldersword - Volevo solo vedere che cosa avevate pescato in quel pantano di Rush Town. - si avvicinò a Schwartz e lo squadrò, come un cacciatore che osserva la selvaggina di un compagno.

HOMO EX MACHINADove le storie prendono vita. Scoprilo ora