CAPITOLO 21

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Porthos era seduto su una sedia a rotelle, ammanettato per il braccio buono al tavolo, come se potesse muoversi ora che non aveva le sue protesi. Si trovava nella stanza degli interrogatori, privo del mantello nero e della maschera. Non appena i tre ispettori entrarono Will ebbe una strana sensazione di déjà-vu. Anche senza protesi Porthos era di notevole stazza: le sue spalle erano larghe, il braccio muscoloso, il torso robusto. Il suo viso era spigoloso, dal mento squadrato e dai lineamenti duri. I suoi capelli corvini erano corti e tirati all'indietro, gli occhi neri come la pece. 

De Rue sbatté le mani sul tavolo e urlò - Dov'è il tuo capo?! - Il semi-automa lo guardò con indifferenza, senza emettere alcun suono. L'ispettore glielo ripeté in francese, ma non ottenne nulla. Continuò per una buona mezz'ora a sbraitare, dimenticandosi dei suoi colleghi, tuttavia Porthos non proferì una parola.

- Ma che sta dicendo? - chiese Will a Brown, leggermente infastidito. Nel frattempo aveva estratto dalla tasca dell'impermeabile la fiaschetta del brandy e aveva iniziato a sorseggiarlo.

- Non conosco la traduzione esatta, ma posso dirle a grandi linee cosa intende. Ora gli sta chiedendo dove si trova Tréville. Ora lo sta insultando. Ora credo lo stia minacciando di morte. Ora... mio Dio, ma che razza di uomo deve essere uno per dire simili cattiverie! -

- Tsk, ne ho abbastanza di questa pagliacciata! - Will ripose nell'impermeabile la fiaschetta, scostò De Rue e afferrò per la nuca Porthos. Avvicinò le labbra al suo orecchio e disse con voce candida: - Va bene, amico, hai avuto modo di ascoltare le belle parole del mio collega. Adesso, se non ti dispiace, vorrei che ci dicessi dove possiamo trovare il tuo capo. Immagino che non ti piaccia parlare con le persone maleducate, quindi se te lo chiedo gentilmente mi risponderai, vero? - il semi-automa rimase in silenzio, poi disse qualcosa in uno strano dialetto.

- Che ha detto? - chiese Will.

- Mi creda monsieur Pitwood, è meglio per lei che non lo sappia. - rispose De Rue.

- Bene. Risposta sbagliata. - Will sbatté con forza la testa di Porthos sul tavolo.

- Dove si trova Tréville? - domandò nuovamente. Nessuna risposta. L'ispettore colpì di nuovo il tavolo con la testa del semi-automa. Ora sulla sua fronte si era espansa una macchia viola e dal suo naso fuoriusciva un rivolo di sangue.

- Posso continuare per tutta la notte. - disse Will - Quando avrò finito, quella maschera da medico della peste che porti servirà davvero a qualcosa. Dove si trova Tréville? - Ancora silenzio. Di nuovo la fronte dell'assassino urtò con violenza la scrivania; questa volta il suo naso scricchiolò dolorosamente.

- Credo proprio che dopo l'interrogatorio avrete bisogno di un'altra scrivania ispettore De Rue. Il soggetto ha una testa dura. - Continuarono così per una decina di minuti. Alla fine il volto di Porthos era irriconoscibile: era gonfio, violaceo, imbrattato di sangue. Ormai era giunto al limite, e Will lo aveva capito; decise quindi di passare ai toni aggressivi, come se quelli utilizzati finora non lo fossero stati.

- Voglio farti capire una cosa, Porthos, anche se penso che tu ci sia già arrivato: io, a differenza dell'ispettore De Rue, non mi limito a qualche insulto o ad un paio di minacce. Ti assicuro che quanto è vero Iddio userò la tua testa per rompere questo tavolo, quindi ora rispondimi: dove si trova Tréville?

L'assassino sulle prime rimase in silenzio, ma poi disse con un filo di voce: - J-Je... -

Will sbatté per l'ennesima volta la testa del semi-automa sul tavolo. - La mia lingua, figlio di una cagna! - gridò.

Porthos esitò. L'ispettore fece per colpire nuovamente la scrivania con il suo cranio, quando l'assassino urlò: - Non lo so! - Will si fermò, la mano ancora sulla sua nuca.

- Cosa hai detto? -

- Non so dove sta Tréville! Nessuno di noi lo sa. - bofonchiò Porthos in un pessimo inglese.

- E perché non ce lo hai detto subito? - chiese Brown.

- Noi abbiamo giurato di non parlare se siamo catturati. -

- Se non sapete dove si trova il vostro capo, come vi siete messi in contatto con lui? - domandò Will.

- Lui si è messo in contatto con noi. Eravamo tre semplici ladri di periferia - cominciò Porthos - un giorno ricevemmo un sacchetto con almeno cento franchi dentro e un pezzo di carta attaccato. Il biglietto era scritto a macchina e diceva che un tizio voleva offrirci un lavoro a tempo indeterminato. Ci offriva il sacchetto di monete come anticipo e ci promise che avremmo guadagnato almeno il doppio se accettavamo. Se volevamo il lavoro avremmo dovuto prendere un'auto-carrozza che si sarebbe presentata il giorno dopo a mezzanotte. Decidemmo di accettare e facemmo quello che diceva il biglietto. La notte seguente andammo sul luogo dell'appuntamento; come aveva detto c'era un auto-carrozza. Appena saliti il conducente ci disse di indossare dei cappucci che si trovavano sui sedili. Ce li infilammo e partimmo. Dopo venti minuti arrivammo ad una casa. Il conducente ci fece scendere e ci aiutò ad entrare, sempre incappucciati. Una volta dentro sentimmo una voce dire: "Benvenuti. Vedo che avete deciso di accettare l'offerta. Vengo subito al punto: voglio che voi diventate degli assassini. Vi ho studiato e ho capito che voi tre siete i migliori uomini per questo lavoro. Per la paga, gli incarichi e l'equipaggiamento me ne occupo io, voi dovete solo svolgere il compito. Comincerete con persone comuni, ma se vi mettete d'impegno presto verrete chiamati per uccidere persone sempre più importanti, e la vostra paga sarà sempre maggiore. Però devo avvertirvi: per compiere il lavoro dovete diventare semi-automi. Utilizzerete protesi che vi daranno un potere straordinario e vi permetteranno di svolgere gli incarichi con facilità, ma perderete i vostri arti. È una decisione importante; se qualcuno di voi vuole rinunciare faccia un passo avanti." Sin da quando ci siamo conosciuti abbiamo giurato che avremmo fatto tutto insieme, che avremmo preso sempre la stessa decisione, e quel momento non faceva eccezione. O eravamo tutti dentro, o eravamo tutti fuori. Nessuno di noi si mosse. -

- Di chi era quella voce? - domandò Brown - Di un uomo o di una donna? -

- Uomo. -

- Com'era? -

- Non troppo alta, parlava un buon francese, ma aveva una cadenza particolare, forse del nord. -

- Immagino che l'intervento abbia avuto luogo seduta stante. - fece Will.

- Sì. Ci hanno sedato. Mi ricordo di essermi svegliato e avevo già le protesi. -

- Per quanto tempo sei rimasto incosciente? - chiese Brown.

- Più di dieci ore penso. Era mattina inoltrata quando mi svegliai. -

- Perché sei andato al deposito di munizioni? - si intromise De Rue - Vedi di rispondere, o con molta probabilità il mio collega ti farà assaggiare di nuovo il tavolo. -

Porthos esitò un attimo, poi disse: - Mi servivano dei proiettili per un incarico. Avevo detto agli altri che li avrei incontrati all'una all'incrocio tra Rue Marat e Rue Morgue; poi saremmo andati alla casa dove si trovavano i bersagli. -

- Chi ci assicura che non stai mentendo? - domandò l'ispettore francese.

- C'è il biglietto nella mia borsa. - replicò il semi-automa. De Rue si fece portare la tracolla e ci frugò dentro. Estrasse un pezzo di carta. Era identico a quello trovato in precedenza e recava scritto: "Maximilen Bertier, 385 Rue Morgue, ore 1:00"

- Direi che abbiamo tutto quello che ci serve. - affermò l'ispettore francese, uscì per qualche secondo dalla stanza per ritornare seguito da due gendarmi; uno dei due liberò il braccio ammanettato di Porthos, l'altro afferrò la sedia a rotelle e al spinse fuori.

Rimasti soli Will controllò l'orologio da taschino: - Abbiamo un'ora e mezza per trovare un sostituto per Porthos e presentarci all'appuntamento. Tenderemo un agguato agli altri due Moschettieri e li arresteremo in una volta sola. -

- Excuse moi, monsieur Pitwood - intervenne De Rue - Tralasciando il fatto che dovremmo radunare una squadra di agenti ad un simile orario, dove troviamo una persona con la stessa corporatura e le stesse parti mancanti di Porthos? -

- Mi sono posto la stessa domanda, ispettore. - rispose Will - Non si preoccupi, so già chi contattare per questo compito. Si tratta di un amico mio e di Brown, un semi-automa veterano di guerra. È talmente simile a Porthos che sotto la maschera non lo riconoscerebbe nessuno, nemmeno Athos o Aramis. Si chiama Ludwig Schwartz. - 

HOMO EX MACHINADove le storie prendono vita. Scoprilo ora