1. Harry

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Seattle, 1997

Harry Styles, diciotto anni e una cascata di ricci in testa, chiuse il libro di chimica e lo infilò nella sua borsa.

Si guardò intorno e, notando che nella sua classe non era rimasto nessuno, estrasse dalla tasca della giacca un piccolo diario dalla copertina di pelle marrone.

Lo aprì ad una pagina bianca, prese una penna ed iniziò ad annotare scrupolosamente tutto quello che gli era successo durante la giornata, accompagnando le parole con dei fiori stilizzati disegnati sui bordi.

Riempì due facciate fitte fitte, poi richiuse il diario, lo mise nello zaino e uscì dalla classe.

Lasciò la scuola sotto una leggera pioggia e, senza ombrello, percorse i pochi metri che lo separavano dalla sua abitazione.

Uno dei tanti domestici gli venne incontro prendendogli giacca e borsa e Harry, senza nemmeno ringraziarlo, andò in sala, dove sapeva che il pranzo sarebbe stato servito.

Si sedette a tavola e, senza aspettare i suoi genitori, iniziò a servirsi degli antipasti che erano stati già portati dai camerieri.

" Quante volte ti devo dire che devi aspettare anche noi prima di abbuffarti come un troglodita? " esclamò un uomo di mezza età, entrando nella stanza con una donna al suo fianco.

" Non me ne frega un cazzo di quello che dici " bofonchiò Harry, infilandosi in bocca una tartina di caviale.

" Non ti permetto di parlare così di fronte a tua madre ! " urlò l'uomo.

" E io non ti permetto di dirmi come comportarmi! Ogni giorno non fai altro che rendermi la vita un inferno! " gridò Harry, lanciandogli contro un bicchiere di acqua.

Prima che il padre potesse reagire, Harry si alzò e si precipitò fuori dalla sala, arraffando una delle bottiglie di vodka appoggiate sul tavolino di cristallo dei liquori.

Si chiuse a chiave in camera sua, stappò la bottiglia con la bocca e bevve un lungo sorso.

Si lasciò cadere per terra e riflettè che la sua vita faceva schifo e che i suoi genitori ne erano la causa.

Gli davano tutto all'apparenza, ma mai un briciolo di amore.

Sapevano solo criticarlo, solo imporgli le loro regole dell'alta società e mai, mai gli avevano concesso di scegliere qualcosa.

Loro avevano scelto le sue scuole, i suoi amici, i suoi hobby.

Loro avevano deciso che giochi comprargli, che vestiti fargli indossare, insomma avevano deciso ogni aspetto della sua esistenza.

Era stufo, era stanco di tutto questo...

Voleva fargliela pagare e l'avrebbe fatto in maniera eclatante!

Si alzò di scatto, aprì la porta, uscì in corridoio e sgattaiolò nel bagno di sua madre.

Arraffò dal mobiletto un flacone di sonniferi e tornò nella sua stanza.

Si sedette per terra, se ne mise in bocca una manciata e si attaccò alla bottiglia di vodka.

La bevve quasi tutta e crollò a terra stordito.

Benvenuti in questa nuova storia. Spero che vi piaccia ❤️

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