Chapter 2

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-Se qualcuno ti odia senza motivo.

Dagliene uno valido per farlo.




2.






Aprii gli occhi di scatto e mi tirai su passandomi una mano sul volto freddo.
Era arrivato di nuovo.
Spostai una ciocca di capelli via dal collo sudato e sospirai cercando di scorgere qualsiasi cosa nel buio che regnava sovrano intorno a me.
Ancora una volta lo stesso incubo. Perché?
"Lilith?"
Volsi lo sguardo verso sinistra, avrei riconosciuto la sua voce tra mille e del resto, come non avrei potuto. Quella era l'unica voce che da anni mi accompagnava.
"Non preoccuparti Ken, sto bene, torna a dormire" sorrisi nel buio, come se lui avesse davvero potuto vedermi.
"Di nuovo lo stesso incubo?"
La sua voce arrivò calda e rassicurante alle mie orecchie e questo almeno aiutò il mio cuore in tachicardia a capire di nuovo quale battito intraprendere per scansare un arresto cardiaco.
Mi passai di nuovo una mano tra i capelli e scioccamente mi assicurai che fossero ancora biondi.
Ma certo che lo erano, come sempre. E come sempre lo sarebbero stati.
Basta Lilith! Va tutto bene, tu stai bene e sei sempre tu, piantala!
Sobbalzai quando Ken tornò a parlare interrompendo il mio dialogo interiore.
Mi auto sgridavo, stavo impazzendo!
"Torna a dormire piccola, ormai siamo vicini, manca poco e saremo a casa".
Annuii.
A casa...
Cosa avrei trovato a casa? Cosa sarebbe cambiato? O forse sarei rimasta sorpresa nel constatare che non fosse cambiato proprio nulla e che le mie erano solo paure infondate?
Mi mancavano tutti così tanto che spesso, come se fossi ancora la bambina che ero quando andai via, mi facevo prendere dalla sciocca paura di ricevere un amore diverso rispetto a quello che avevo lasciato lì.
Mi stesi di nuovo sul prato e guardai il cielo, c'erano talmente tante stelle...
Una, due, tre, quattro, cinque...quarantatrè, quarantaquattro...
"Lilith!"
Sussultai aprendo gli occhi, per poi schernirli subito dopo dalla luce accecante del sole che li fece lacrimare all'istante.
"Finalmente! È da cinque minuti buoni che ti chiamo, sveglia dormigliona manca poco e io non vedo l'ora di posare le mie reali chiappe su un gabinetto per pulirmi poi con carta igienica e non con irritanti foglie".
Ridacchiai e mi concentrai sul bel viso di Ken.
Era bello come il sole che mi aveva accecato.
Una folta zazzera di capelli rossi incorniciava un viso squadrato e mascolino con incastonati due smeraldi al posto delle iridi.
Un fisico prestante e scattante forgiato nel tempo passato su quell'isola e muscoli da capogiro. Insomma un ammasso di testosterone virile e prorompente pronto per essere divorato da una o tante donne appena saremmo tornati alla civiltà.

"Avevamo il gabinetto e ti sei sempre pulito con carta igienica Kenneth, non parlare come se avessimo vissuto come dei vichinghi fino ad ora" alzai gli occhi al cielo mentre mi aiutava a tirarmi su e in risposta ricevetti solo un impertinente occhiolino.

"Andiamo Lil, la nostra nuova vita ci attende!"

E non so effettivamente cosa di quella frase fece più tremare il mio essere, se la nostalgia provata fino ad allora, se la sensazione di essere davvero ad un passo da quello che per anni avevo sempre sognato o il modo accorato con cui lo aveva detto.
Stava di fatto che una felicità calda partì dal mio cuore e si irradiò in ogni fibra di me facendomi scattare in avanti veloce.
"Allora muovi il culo Kenneth o mangerai la mia polvere!"
E fu proprio così che, dopo una serie di estenuanti battibecchi, risate e corse per decidere chi fosse il più o meno scemo una volta arrivato alla meta preposta, arrivammo dinanzi casa mia. Il mio castello.
Era un enorme maniero imponente che si erigeva su una grande piattaforma in pietra collegata ad altre tramite ponti di ferro elaborati. Sospeso nel nulla vantava gli stessi anni del mondo ed era in perfette condizioni per affrontarne molti e molti altri ancora.
Fissai il rosso e il nero fondersi in una perfetta armonia e colorare ogni più piccolo spazio della costruzione e sorrisi.
Molti trovavano rassicurante una bella villetta a schiera con le tendine azzurre e la facciata giallo paglierino, beh, io in quel momento non trovai niente di più accogliente del nero pece e del rosso sangue.
In più, mia madre e mio padre avevano reso quel luogo estremamente elegante al contrario di quello che si potrebbe pensare.
Dante sarebbe rimasto scioccato se avesse intrapreso il suo viaggio ultraterreno in questi anni. Decisamente.
Avrei voluto vederla la sua faccia.
Sentii un paio di labbra baciarmi teneramente una tempia e lasciando perdere i miei sciocchi pensieri, capii.

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