Chapter 9

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Ricorda, oggi è il domani di cui ti preoccupavi ieri.

-Dale Carnegie




9.






Nonostante fuori diluvi e ci sia un vento siberiano, lascio che l'acqua fredda scivoli lungo il mio corpo mentre la mente corre a ricordi passati. Oserei dire quasi stantii.
La faccia di quell'uomo che molti idealizzano e adorano, credendo in lui più che in loro stessi, compare davanti ai miei occhi assumendo mille espressioni diverse. Sembra un film dell'orrore, eppure dovrebbe essere una figura molto, ma molto lontana, dall'essere il protagonista di un tale genere.

Di orrori nella mia vita ne ho visti e ancor di più, ne ho commessi. Ma questo non impedisce alla mia pelle di rabbrividire ogni volta che penso al trattamento che mi è stato rilegato e al peccato che mi è stato cucito addosso. Si, cucito addosso, avete capito bene. Perché la sensazione che ho percepito allora è stata come quella di un ago appuntito e incandescente che lacerava la mia carne per far passare, come se fossero legate da un filo, le lettere di quella maledetta parola.
Quello che secondo loro era un peccato di cui mi ero macchiato. Ovviamente.

La gente ama riempirsi la bocca di questa parola. Anzi, mi è giunta voce che gli umani si siano addirittura tramandati di generazione in generazione, una tavolozza sulla quale c'è scritto quali azioni fare o non fare per non incedere in esso.
Che stronzate!

Volete forse farmi credere che rubare la donna d'altri sia un peccato? E cosa mai dovrebbe aver commesso di così grave un uomo, nell'innamorarsi di una donna già accompagnata?
Se dovesse ottenerla, questo significherebbe che la tipa c'è stata con tutte le scarpe e senza la gonna e che quindi, non amava poi così tanto l'uomo con la quale precedentemente amava rotolarsi tra le lenzuola. Quale peccato è seguire il proprio istinto per non sottostare ad una vita infelice?
Hanno tutti e tre voluto quello a cui ambivano.
Il cornuto potrà dire di averne ricevute solo un paio di corna e non un'intera mandria.
La donna di essersi divertita a letto con due uomini che hanno fatto la lotta per lei.
E l'amante di essersi fatto una gran bella scopata con le cosce aperte di cui si era invaghito.

Ricordati di onorare sempre il padre e la madre. Di padri che seviziano le loro bambine e di madri che accoltellano, soffocano e buttano giù dai balconi delle loro case, i loro adorati pargoletti solo perché non possono più fare le puttane civette, ne è pieno l'inferno. Ma il pagliaccio che ha scritto tali demenze dice che bisogna in qualunque caso onorare il padre e la madre. Quindi, fatelo.

Ma quelli che più mi fanno ridere sono il primo e il secondo comandamento, è così che li chiamano. 'Non nominare il nome di Dio invano' e 'Non avrai altro Dio all'infuori di me'.
Ecco, è proprio qui che il mondo gira e rigira male, l'ingranaggio si incricca e neanche l'olio e il lavoro di gomito possono qualcosa.

Mi incolpano di essere il più bastardo manipolatore sulla faccia della terra? Io?! Ma siamo seri!?
Una guida amorevole come si presenta il tizio, Dio, per i deficienti, non dovrebbe insegnare ai suoi discepoli a ragionare con la propria testa e a seguire i propri ideali? Certo che no.
Nella sua pienezza, lui ha bisogno di imporre ai fantocci a suo seguito, l'amore e il rispetto nei suoi confronti, perché la verità è che se la gente avesse meno fette di carne sugli occhi, vedrebbe quanto in realtà sia un mentecatto con manie di potere senza né arte né parte ma con solo la gran voglia di essere al centro dell'attenzione e importante per qualcuno.
A me non interessa niente di tutto questo. Io sono importante per me stesso e tutto ciò che parte da me è solo per soddisfare me stesso.
Chi mi ama mi segua, chi non mi ama si scazza.
Perno di questo mondo è l'ipocrisia. Lo dirò fino a che campo e, non vorrei dirlo, ma sono eterno.

Tornando al volto che ostacola i miei giornalieri pensieri felici di morte, la cosa che mi disgusta più di tutte, non è tanto la sua figura, quanto invece, la sua faccia tosta. Nel mio commettere crimini, orrori, nel mio uccidere, io sono me stesso. Non fingo di essere qualcun altro, non figo di essere chi non sono, non fingo che le mie azioni siano giustificate da un fine superiore che vuole la pace. No.
Io non faccio questo. Io sono Minosse con tutti i miei orrori e le loro conseguenze. Lui solo un impostore, e della peggior specie.

Il mondo però è questo, gira in questo modo. E questo incessabile modo in cui ruota su se stesso, nonché giramento atomico di coglioni, designa me come il cattivo, la personificazione del terrore, e lui, come il buono, come tutto ciò che è giusto seguire e tutto ciò in cui è giusto credere.

E poi, dulcis in fundo, c'è lei. Miss fata turchina dai biondi ed accecanti boccoli, che crede solo nell'amore, nella bontà delle persone e negli unicorni rosa e azzurri che vomitano arcobaleni dal culo. Al solo pensare al suo viso, a quegli occhi fiduciosi né verdi né celesti e a quelle guance rosee che gli conferiscono un'aura di deliziosa bambola, i muscoli delle braccia e del torace si contraggono in un moto di stizza.
Potessi averla qui le insegnerei per bene come il mondo è fatto. Sarei un ottimo insegnante.

Esco dalla doccia ancor più nervoso di come ci fossi entrato e come sempre, evito di guardare la mia figura riflessa su una qualsiasi superficie. Mi asciugo con un telo guardando dritto dinanzi a me ed evito accuratamente che le mie mani possano toccare la mia stessa pelle più del dovuto.
Non sono un malato mentale, né ho paura di germi e batteri. È il peccato, che non voglio toccare.

'Tra i due il più forte non sei tu ma io. Tra i due quello che marcirà in eterno senza nessuno sei tu e non io. Tra i due quello che non avrà mai nessuno scopo vero nella vita e qualcuno da proteggere sei tu e non io! Minosse tu sei piccolo. Piccolo come nessun altro. E per te non ci sarà pietà, né possibilità. Tu non la meriti'.

Scaravento contro uno specchio il primo oggetto che mi ritrovo fra le mani e il suono del vetro in frantumi rimbomba nel silenzio della stanza insieme al mio fiato corto.
Digrigno i denti e guardo il risultato della mia azione. Tanti frammenti di un me, asimmetrico e scomposto mi osservano adirati. Sembro un caleidoscopio.
Sono a pezzi.

La voce di quella mocciosa riecheggia nelle mie orecchie da quel giorno. Il suo coraggio è stato ammirevole ma la mia reazione inaspettata. Sono arrabbiato, adirato, imbufalito ma più di tutte incazzato a morte perché sono incazzato.
Non dovrebbe interessarmi nulla di ciò che pensa quella mocciosa eppure, le sue parole mi hanno dato fastidio allora e lo stanno facendo anche adesso.
Come ha osato parlare così del sottoscritto?! Da dove lo ha tirato fuori il coraggio lei, che fino a quel giorno, neanche la spina dorsale era consapevole di avere.

Oh ma gliela sto facendo pagare e anche cara. Piangerà ogni singolo giorno fino a che le lacrime e il poco respiro non la strozzeranno. Che bel giorno sarà quello...

Infilo i calzari dell'armatura e i guanti, fedeli amici, e mi appresto ad uscire dalla mia stanza per raggiungere quella della mocciosa. Nel mio incedere deciso, nel mio passo fermo e nel modo in cui faccio riecheggiare in modo secco il suono dei miei piedi che pestano il pavimento, esprimo ciò che sono. Un uomo forte, dominatore, manipolatore, sporco e perché no, cattivo.
Adoro esserlo.

Quando raggiungo la porta nero pece con intarsi d'oro, tipico particolare che differenzia quelle dei reali dalle altre, non busso neanche ed entro. Non mi interessa se sia in déshabillé, se stia ancora dormendo o se sia nuda. Non ho mai detto di essere educato né di essere un uomo che presta particolare attenzione ai bisogni o agli orari di qualcun altro. Si sta ai miei tempi ed ai miei ritmi.
Punto.

Do un'occhiata nel semibuio della camera e la vedo impalata dinanzi al suo letto, con le braccia conserte sotto il seno, vestita di tutto punto e con gli occhi freddi puntati sul mio volto.
Stiamo facendo davvero progressi, devo ammetterlo.
"Esigo che quando entri nella mia stanza tu impari prima a bussare, se non ti sono chiare le mie parole allora chiederò a mio padre di mettere un educatore al mio baby sitter" dice fulminandomi con lo sguardo per poi rifilarmi un'occhiata indifferente.
Questo è esattamente l'atteggiamento che da un mese a questa parte, la Bambolina ha adottato nei miei confronti.
Ed effettivamente non so se la cosa mi innervosisca o mi ecciti. Nel dubbio mi infastidisco anche solo perché suscita qualcosa.

"Mi perdoni Madame" la schernisco non suscitando tuttavia la sua solita reazione nervosa. "Cercherò la prossima volta di essere più preciso nel presentare la mia figura e di aprire la porta della sua stanza direttamente quando Vossignoria sarà nuda, Completamente" sorrido mellifluo in sua direzione. Non mi metterà i piedi in testa se è questo quello che crede.

Lilith che aveva adottato la tattica del 'girati e ignoralo', riporta lo sguardo nel mio e volta la sua figura per tre quarti verso di me. Il maglioncino color pastello abbraccia la sua figura snella e i suoi seni sodi, accentuandone la grandezza e regalandomi una bella visuale. Almeno quello.
Scendo con lo sguardo sui pantaloni oltremodo stretti che ha indossato e non posso fare a meno di apprezzare come si modellino lungo le sue gambe longilinee e su quel suo culo che spesso, nei miei pensieri più reconditi, viene sculacciato dalle mie mani nude.

A riportarmi alla realtà è la sua voce insieme allo svolazzare dei suoi boccoli biondi che rimette dietro l'orecchio con un gesto delicato.
"Forse non sono stata chiara. Proprio ieri ho avuto il piacere di presentare a mio padre una serie di problemi reali che si interpongono tra il tuo ruolo e la mia libertà. Non bussi alla mia porta prima di entrare, non rispetti la mia privacy in nessuna delle sue forme, non rispetti la gerarchia che si interpone tra me e te e non presti le dovute onoranze al mio ruolo. Hai una settimana di tempo per cambiare la situazione prima che mio padre mi dia il via libera" dice con voce ferma, un tono che raramente le è appartenuto.

Alzo un sopracciglio scettico e la guardo come fosse un insignificante insetto. Come fosse poi... per me lei è un insetto.
"Eh dimmi, con cosa coinciderebbe questo 'via libera'?" chiedo con la mia migliore faccia da stronzo. Non mi riesce tanti difficile farla, di solito è la mia naturale.
"Significa che papà ha deciso di darmi il potere che mi spetta. Nel caso tu non adempia alle mie regole, sarò io stessa a punirti. I metodi? Questa è in assoluto la mia parte preferita" sorride vittoriosa "Tu sai cosa voglia dire carta bianca Minosse?" chiede retorica facendomi imbestialire.
La guardo in modo tale che non trapeli nessuna emozione dai miei occhi e lascio che continui.
Non le darò anche la soddisfazione di darle corda.
"Significa che ho libero arbitrio sulle decisioni che ti riguardano, significa che posso punirti in qualsiasi modo io voglia" afferma guardandomi dall'alto in basso senza mai abbassare gli occhi.

Scoppio in una fragorosa risata di scherno, tutto di me è volto a far vacillare la sua falsa sicurezza. Cadrà come un castello di carte in balia del vento, sarà uno di quei granelli di sabbia che vuole fare la differenza ma che si perderà nel mucchio, appena arriverà la bora.
"Oh Bambolina, sei felice? Ora puoi uccidermi" dico quasi divertito, come se non fosse della mia morte che si sta parlando.

Lilith amplia il suo sorriso e fa un passo verso di me "Ucciderti? Oh no, troppo facile così. Non uccido nessuno io. Io ti renderò la vita un inferno, ti costringerò a fare ciò che meno ti piace, ciò a cui sei meno avvezzo. Sarai un Burattino nelle mani della Bambolina. E sappiamo entrambi che questo accadrà, perché tu non sai rispettarle le regole, perché tu non sai essere nessun altro se non te stesso. Ed è questo quello che voglio, perché è qui che entrerò in gioco. Ti distruggerò così come tu hai cercato di fare con me. Ora ti sembro abbastanza infernale Minosse?".
Resto per un attimo in silenzio interdetto, non mi aspettavo questo da lei, sono sincero, ma la ripresa è breve. Molto breve, io manipolo le persone, non sono loro a manipolare me. La Bambolina mi sa che questo non lo ha capito.
Con due passi annullo la distanza tra i nostri corpi e prima che lei possa indietreggiare la prendo per il mento e alzo il viso di porcellana verso il mio.

Prima di dire una qualsiasi cosa che possa rimetterla al suo posto, mi prendo il tempo giusto per osservarla. I suoi occhi acquamarina mi osservano leggermente sgranati per la sorpresa, ma hanno ancora quella sfumatura bellicosa che mi eccita da morire. Mi fanno venire voglia di spegnere quella fiamma che si sta prendendo troppa confidenza con il sottoscritto. Mi fanno venire voglia di assoggettarla a me e di annientarla nel suo essere e di annientare anche loro, i suoi maledetti occhi.

Il viso roseo è leggermente più arrossato di prima e le labbra rosse naturali sembrano più carnose viste da così vicino.
L'impulso di morderle è forte. Vorrei quasi mangiarle per sapere se davvero siano tanto succose come sembrano. Magari spremendole tra i miei denti ne esce linfa, o sangue... meglio ancora.
"Vedi piccola Lilith, la differenza tra me è te, è molto più essenziale di ciò che hai osato anche solo dire un mese fa. La differenza tra me e te è che sostanzialmente, mentre tu con gambe tremanti mi prometti un lento annientamento, io, sulle mie gambe ferme, ti sto già annientando" sorrido stringendo un po' di più la presa e facendola gemere di dolore.
Che suono soave.
Chissà che sfumatura prenderebbe se fosse di piacere. Mi lecco il labbro inferiore e sorriso un po' di più.

Lilith cerca di liberarsi ma la sua forza non può niente contro un corpo forgiato dalla guerra. Tuttavia ad un certo punto, torna a lasciarmi di sasso. Piuttosto che continuare a dimenarsi per riavere la sua libertà. Si mette a ridere.
E anche di gusto.
"Esatto Minosse, continua, devi comportarti proprio così. È esattamente ciò che ho appena finito di dire" sorride facendo gioire anche l'intero viso "Un mostro sei e un mostro rimani, ma questo te ora mi fa assolutamente comodo. Lascia pure che le tue mani imprimano segni sulla mia pelle. Tutto ciò non sarà altro che un'arma che userò contro di te. Tira la molla più che puoi, ma sappi che quando ti scapperà dalle mani, il suo ritorno sarà doloroso" ghigna prendendomi in contropiede e spingendomi indietro.
Lascio la presa su di lei come riflesso incondizionato, non certamente per la sua forza, e prima che possa aggiungere qualcosa, è già uscita dalla stanza sbattendo la porta dietro di se.

***

Le gambe mi tremano come non mai e probabilmente a breve, per la carica adrenalinica che mi scorre nelle vene, avrò uno shock o nel peggiore dei casi, sverrò. Ma Dio! Ne è valsa la pena! È stato quasi afrodisiaco mostrarmi così sicura davanti a quel flagello umano.
Avere l'ultima parola poi?
Non era mai successo in tutta la mia vita che riuscissi ad essere un passo avanti a Minosse e questa sensazione oltre ad avermi portato il cuore a mille, mi ha anche convinta che ci sia qualcosa di più bello dello scartare i regali sotto l'albero di Natale.

Tuttavia, dopo l'euforia iniziale, una volta essermi seduta su di una panchina e aver pensato lucidamente, non sono più poi così tranquilla. Il detto 'non svegliare il can che dorme' so perfettamente che nasconda un fondo di verità. Ed io, al cane, gli ho tirato proprio una bastonata in mezzo agli occhi.

Ora come minimo Minosse starà pensando ai mille e uno modi per togliermi dalla faccia di questo pianeta per sempre. Sono sicura che il suo spropositato ego non accetterà mai l'affronto che gli ho arrecato e quindi, se non otterrà ciò che ora chiede a gran voce, ovvero la mia testa mozzata su un piatto d'oro e il mio corpo gettato in una fossa comune, non avrà pace.
Gliela darei io la pace, eterna!

"Secondo me hai fatto più che bene, lui ha voluto iniziare questa insensata guerra e tu gliene dai solo adito" afferma Ken battendosi un pugno sul palmo dell'altra mano come se fosse un cinque alla sottoscritta.
Stiamo camminando per le strade affollate di Londra alla ricerca dell'indirizzo scritto su un foglio che tengo spasmodicamente tra le mani.
"Sarà, io comunque ora devo avere occhi e orecchie dappertutto, Minosse non starà facilmente al mio gioco e presto o tardi si accorgerà della bugia che gli ho rifilato" affermo sconfitta.
"A meno che tu non faccia diventare questa bugia una gran bella verità" sogghigna Ken facendomi alzare un sopracciglio.
si certo, come no, papà che mi dà il permesso per distruggere l'unica persona che riesce a proteggermi.
E parliamone, perché su questo avrei molto da dire.
"Ma si può sapere fin dove dobbiamo arrivare? Mi sembra di aver girato tutta Londra a piedi!" sbuffa il mio migliore amico con la sua scarsa pazienza ormai arrivata al limite.
"South Kensington Campus, London SW7 2AZ, sul bigliettino c'è scritto così" gli rispondo atona guardando dritto dinanzi a me.
L'umore felice di qualche ora fa è sparito come il sole in questa città.

"Forse è meglio usare il cosmo per smaterializzarci direttamente lì" continuo ormai avvilita.
"Non credo ce ne sarà bisogni Lils, siamo arrivati" risponde Kenneth indicandomi un punto alle mie spalle con una espressione stupita sul volto.
Alzo gli occhi e li punto laddove mi sta indicando il rosso e rimango letteralmente a bocca aperta.

Una struttura fatta di specchi tirati a lucido e archi maestosi che la circondando, si erige in tutta la sua bellezza e mastodontica aura austera dinanzi ai miei occhi increduli.
Con la bocca spalancata e la gola secca non riesco ad emettere nessun suono se non un gemito frustrato.
Non c'è proprio niente da fare, tutte le cose imponenti mi mettono in soggezione.

Con qualche passo in avanti, pesto quasi con esponenziale riverenza il praticello verde che talmente perfetto, sembra quasi essere artificiale. Mi aspetto come minimo un carabiniere dietro ogni angolo pronto a fare una multa a chiunque si azzardi a pesare solo qualche etto di più che possa poi fare troppa pressione sull'erba.

"Wow" sospira Ken rapito quasi quanto me.
"Già, wow" gli do corda completamente d'accordo. Altre parole non ci sarebbero.

Non ho mai pensato così tanto al mio futuro come adesso.
Non ho mai voluto farlo perché pensavo che quest'ultimo non sarebbe mai arrivato per una come me, e invece, ora è qui, tangibile, vero. Non più effimero ed inafferrabile.
Ed è ora che prenda in mano le redini della mia vita e decida per me stessa cosa sia meglio, cosa sia giusto.

Questa struttura, rappresenta la mia occasione.
Ed io la coglierò.









Angolo Autrice 😊

Ciao ciao Bamboli! Come state? Spero meglio di me che a ventitrè anni sono peggio di una nonnina con tutti i suoi acciacchi.
Tipo svegliarsi la mattina e sentire la schiena fare crack.
Un film horror credetemi xD
Detta quella che è una serie di sfortunatissimi eventi legati alla mia persona a cui nessuno fregherà una mazza, come è giusto che sia, torniamo alle cose pertinenti.
Cosa ne pensate di questo capitolo? Quali emozioni vi ha suscitato se ve ne ha suscitate?
Lilith e Minosse? Come li vedrete tra una decina di capitoli? xD
Chi dei due in una bara? Ahahahah
Vi aspetto e vi ringrazio come sempre per essere così dolci e presenti con me e con la storia.
Alla prossima!!

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