Chapter 6

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Che cos'è la felicità?

Una casa con dentro le persone che ami.

-Amy Bratley




6.




Per tutta la notte non ho sentito nulla.
Dopo molto tempo, ho dormito così tanto profondamente che neanche gli incubi sono riusciti a raggiungermi e psicologicamente a spezzarmi. Paradossalmente, questo è per me un sogno.
Così, nella mia inconscia sorpresa, ho continuato a tenere gli occhi ermeticamente chiusi anche quando ho sentito una mano insinuarsi tra i capelli e accarezzarli dolcemente.

Ora, potenzialmente la persona in questione potrebbe essere un maniaco o un depravato, ma aprire gli occhi, voleva dire iniziare una giornata nell'ignoto, ridare il benvenuto ai brutti sogni, quelli che mi raggiungono anche quando sono sveglia e affrontare qualcuno che non ho alcuna voglia di fronteggiare, quindi, nel dubbio, perché farlo?
Vai maniaco, hai campo libero.

Avverto chiaramente quando le ciocche di capelli dorati scorrono tra le dita di questa entità sconosciuta e ancor più chiaramente sento i brividi ricoprirmi la pelle dalla goduria che tale sensazione mi regalava.
Per essere uno stupratore ci sa fare!
Neanche questo è tuttavia una ragione abbastanza forte da convincermi a sbirciare chi sia l'uomo o la donna al mio fianco.
Forse Minosse?
Impossibile. Figurarsi se un tiranno come lui avrebbe perso il suo tempo per accarezzare i capelli della sottoscritta. Neanche i miei sogni più reconditi avrebbero potuto realizzare una tale fandonia.
Al massimo me li avrebbe rasati a zero e poi li avrebbe usati come spazzolino per il cesso.

Quando le labbra dell'individuo in questione mi sfiorano prima la fronte e poi la spalla lasciata nuda dalla canotta del pigiama, il tutto diventa la ragione che mi spinge praticamente a violentare la mia persona pur di aprire gli occhi. E nel farlo, un sorriso si disegna istantaneo sul mio viso.
Il mio bellissimo papà.
Niente maniaco.

"Ti sei riposata piccola mia? Sono qui da un po' ma non ti sei mossa neanche di un centimetro. Mi sono preoccupato, di solito rispondi sempre in qualche modo alla mia presenza" sorride il mio grande uomo cercando di nascondere un cipiglio preoccupato.
E io che credevo di sentire presto un'altra 'presenza'.
Che maliziosa.

Mi alzo a sedere spingendomi verso le sue braccia "Stai tranquillo papà, sto benissimo, ero solo molto stanca" dico e sorrido ancora più ampiamente quando le braccia in questione si aprono per accogliermi e poi stringermi in una morsa dolce.
Mi lascia un bacio tra i capelli e inspira il mio profumo tanto quanto io inspiro il suo.
Profumo di casa, sicurezza e protezione. Profumo di amore.

Faccio per ringraziarlo e tranquillizzarlo ma la porta della mia stanza si spalanca creando un sonoro tonfo quando sbatte contro la parete e mostrando i miei fratelli, che correndo, si catapultano sul letto prendendomi in pieno mentre papà si scansa.
Uomo saggio.

Rayne mi afferra dai fianchi e come se fossi una bambola senza alcun peso, mi spinge verso il suo petto facendo la stessa cosa con Shirin dall'altro lato che alza gli occhi al cielo. Il suo essere poco avvezza alle coccole non era cambiato con il tempo anzi, probabilmente si era solo accentuato.
"Le mie gemelline, ma guarda quanto siete adorabilmente cloni" scimmiotta Rayne prendendoci bellamente in giro.
"Se non vuoi un pugno sul naso e la maglia sporca di sangue colato a fiotti ti conviene mollarmi subito fedifrago di un fratello!" borbotta Shirin scrollandoselo di dosso sotto le nostre risate.
Purtroppo per lei, non fa in tempo a liberarsi di uno che subito viene sommersa dalle braccia di nostra madre, la quale, dimentica di avere una gonna e neanche più l'età effettiva per fare certe cose, si butta sul letto con tanto di ricorsa e risata annessa.
"Eccoli i miei cuccioli preferiti!" scampanella la sua voce cristallina e gioiosa.
Mio fratello ovviamente trova subito da ridire, un uomo colpito nel suo orgoglio maschile infondo si sente sempre in dovere di abbaiare.
"Mamma dai! Non sono più un bambino!" risponde piccato all'entusiasmo di mia madre con un sorriso stampato sulle labbra pronto a tradirlo.
Ecco vedete? Bau.
"Parliamone Rayne".
"Zitta gemella antipatica!".
Alzo gli occhi al cielo tenendomi fuori dal loro battibecco e guardo mia sorella fare di tutto per districarsi da quell'intreccio di braccia e gambe per correre da papà.

Mi giro verso l'ultima arrivata e la trovo a guardarmi con amore.
Strofino il mio naso con il suo e un sorriso di mia madre mi acceca.
Era sempre stata il sole di tutto l'inferno e non ci voleva un genio per capirne il perché.
Da lei avevo preso tutto. I capelli biondi, il sorriso perenne, il mio essere docile e l'amore per la vita e le coccole.
Ci differenziavano solo gli occhi, i miei erano lo specchio riflesso di quelli di papà, quelli di mamma avevano rubato il colore alle profondità dell'oceano.

Papà ci guardava divertito. Da ogni poro traspariva il suo orgoglio verso di noi, la sua famiglia.
L'uomo condannato ad essere solo e non amato nella sua eterna vita, aveva vinto contro tutto e tutti afferrando la mano di mia madre e creando noi.
Dalla morte era nata la vita.
E la vita aveva scelto di camminare di pari passo con la morte.
Per sempre.

***


La notte scorsa avevo deciso di andare via da quella stanza, ancor prima che le mie mani potessero esaudire ciò che la mia mente perversa stava loro ordinando.
Ci sarebbero state due conseguenze diverse per la stessa azione e nessuna mi sarebbe piaciuta.
Sfiorarle il viso e poi ucciderla. Figuriamoci.
Per la prima mi sarei dato del volgare animale soggetto agli impulsi proprio come coloro che giudico, per la seconda avrei perso la stima di colui a me più caro.
Hades. Suo padre.
Così l'unico essere sulla faccia della terra ad irritarmi più di qualsiasi altra cosa, era anche l'essere più intoccabile ed irraggiungibile di tutto l'universo.

Per questo motivo e per sbollire una rabbia cieca e un odio viscerale a volte anche insensato, sono tornato al mio posto.
Secondo cerchio infernale, porte dei lussuriosi.
Sono nato per ciò che faccio, tutto ciò che c'è stato prima, è solo noia.

Come giudice infernale, spetta a me decidere le sorti di gran parte delle anime che raggiungono questo limbo e indicare loro il luogo adatto in cui scontare la loro pena in eterno.
Spinti da una forza divina, questi disgraziati sono spinti a confessare al sottoscritto ogni loro più infimo peccato e se sapeste quanto ci godo, probabilmente non avrete mai una buona opinione sul mio conto.
Oh che dolore...

In questa cerchia più stretta rispetto ad altri luoghi dell'inferno, amo sentire la loro disperazione raggiungere e stimolare il mio udito, amo sentire sotto la mia stessa pelle la paura che li divora nell'arrivare qui, amo vederli tremare in preda allo sconforto più totale quando giungono al mio cospetto.
Madidi di sudore, spauriti e nudi, non sono più spavaldi e bastardi come lo erano stati in vita.
Che esseri disgustosi gli esseri umani.
Lasciate ogni speranza oh voi che entrate no?
Mai frase fu più azzeccata.

Uno dopo l'altro li vedo rimanere inerti alla potenza della bufera infernale che li coglie. Un vento talmente forte che lacera la loro carne, stacca i loro organi interni e lascia che si scambino il posto anatomico con altri e annebbia ogni loro pensiero.
Non amano più.
Periscono. In eterno.

Molti affermano che bisogna chinarsi al ruolo che la società ci cuce addosso, che effettivamente non siamo davvero così. Io non la penso nel medesimo modo.
Amo essere chi sono, il terrore, il disagio, l'assoggettamento, la manipolazione, sono tante parti di me.
Questo sono io. Niente di meno, forse solo molto di più.

"Minosse, bisogna che tu vada a controllare la principessa. È sera".
La voce di Radamanto mi costringere a distogliere lo sguardo inquisitore dall'ennesimo bastardo per poterlo volgere alla sua persona. Il secondo giudice infernale.
Con espressione apatica mi guarda consapevole della cattiva notizia di cui si è fatto portatore.
La Bambolina.

Con i nervi nuovamente a fior di pelle, lo sorpasso e mi dirigo verso la stanza della mocciosa.
L'odio inizia a risalire come fosse acqua bollente in una pentola a pressione quando arrivo dinanzi alla porta della sua stanza.
La apro e constatando l'assenza del reietto mi posizione nell'ombra della grande camera incrociando le braccia al petto e restando fermo poi come una statua.
Come sempre non si sarebbe accorta della mia presenza. Ah sciocca di una Bambola.

Pochi minuti dopo il mio arrivo infatti, come volevasi dimostrare, Lilith entra nella stanza ignara della mia presenza, sciogliendosi i capelli che fino a pochi secondi prima, teneva probabilmente legati in una coda alta così come era solita fare sua madre alla sua età.

Le lunghe ciocche bionde e ondulate cascano lungo la sua schiena sottile e arrivano a sfiorare un sedere alto e sodo, ben proporzionato con tutto il resto.
Toglie il vestitino a fiori che sta indossando dalle spalline, facendolo cadere sul pavimento ai suoi piedi e chinandosi per raccoglierlo e piegarlo sul mobile.
Nel compiere quel movimento, il suo corpo forma un perfetto angolo retto che manda impulsi primordiali al mio basso ventre.
Detta molto sinceramente, pur essendo la Bambolina, la sbatterei volentieri in quella posizione fino a farle gridare pietà.
Potrebbe essere un'alternativa piacevole che soddisfi comunque la mia voglia di farle del male.

Stringo le labbra ritornando a lei e la guardo prendere da uno dei cassetti un baby-doll grigio perla. Almeno non è un pugno nell'occhio e del tutto fuori tema con casa sua come al solito.
Assottiglio gli occhi sulla sua figura di spalle quando toglie il reggiseno per indossare il tessuto fresco.
La schiena nuda e lattea forma una curva femminile che non credevo di poter vedere su Lilith.
Immagini di lei contro il muro e dei miei denti conficcati in quella carne morbida mi annebbiano per un attimo i sensi. Fortunatamente ho la prontezza di ritornare presto sui miei binari.

Tuttavia, non posso nascondere a me stesso che al di sotto dell'armatura, ho una evidente erezione che preme e pulsa contro la stoffa dei boxer volendo a tutti i costi essere liberata e perché no, seppellita tra le cosce della Bambolotta.

A distrarmi sono i suoi piedi nudi che pestano leggeri il pavimento fino ad arrivare al bagno dove sento l'acqua del lavabo iniziare a scosciare. Prendo un respiro e i polmoni quasi protestano in risposta.
Sono rimasto senza dar loro aria tutto questo tempo?

Decido che questo gioco a nascondino mi ha stancato ed esco dall'ombra avvicinandomi alla porta del bagno e accostandomi allo stipite "Devo dire che hai delle angolazioni davvero... interessanti Bambolina" affermo spavaldo accarezzandomi il labbro inferiore con il pollice.
In quel momento avrei tanto voluto che ci fosse una sua natica soda sotto le mie labbra, o tra i miei denti, perché no.

Divertente è la sua reazione ed anche molto, molto irritante.
Lilith lancia un urlo talmente potente che molto probabilmente l'inferno intero si è fermato per qualche secondo.
Si gira di scatto verso il sottoscritto con occhi spalancati, pallida come un fantasma e indignata da morire.
Quanta goduria.
Dalla sua espressione deduco che stia facendo il tira e molla sul se l'ho vista nuda o meno.
Crogiolerà nel dubbio a vita. Che divertimento.

In pochi attimi, le sue guance da bianco latte diventano rosso fuoco "Sei un maniaco! Fuori di qui!" urla con tutto il fiato contenuto nei suoi piccoli polmoni. Se avesse urlato un altro po' probabilmente sarebbe esplosa per quanto fosse minuta.
Indosso l'espressione più sarcastica e sprezzante possibile e la guardo sfacciato "Quanto sei suscettibile! Ho visto solo la tua schiena" le rispondo trapassandola con gli occhi e sorpassandola "Forse" continuo bastardo.
Mi metto seduto comodo sul letto della mocciosa stendendo elegantemente e in modo anche consapevolmente e dannatamente sexy, le gambe in avanti e la guardo con scherno.

La bionda diventa paonazza e forse anche sull'orlo di un attacco di cuore " Fuori da qui! Ti odio, ti odio da morire!".
"Però ancora muori" constato portandomi una mano con fare fintamente pensieroso sotto al mento.
La bambola rimane per un attimo interdetta per poi tornare alla carica.
"Non ho bisogno che tu mi faccia da balia la notte, per giunta in casa mia! Non ci sono pericoli se non quelli costituiti dalla tua persona!".
Mi porto teatralmente una mano al petto e la guardo con espressione scioccata.
"Così mi ferisci Lilith cara, io sono qui solo per vegliare sul tuo dolce corpicino" dico leccandomi poi le labbra al ricordo di quel corpo mezzo nudo e succulento alla mercé dei miei occhi.

Lilith alza gli occhi al cielo e gettando la spugna si siede sul letto il più lontano possibile da me.
Come se questa insulsa distanza potesse impedirmi di tagliarle la gola se solo volessi.
"Ma davvero Minosse, hai davvero una vita tanto patetica che viene resa interessante solo dal tormentare me?".
"Amo tormentarti, mi rende le giornate elettrizzanti. E dimmi, quante volte hai rischiato di essere uccisa nel tuo lungo viaggio?" chiedo interessato.
Mi guarda circospetta "Quasi tutti i giorni, più volte al giorno anche, è così che il tribunale voleva fossimo allevati".
"E nessuno ci è mai riuscito!? Davvero!?" sbotto sdegnato irritandola ancora di più.
"Vaffanculo stronzo!".

Le sorrido beffardo per poi guardarla in modo serio "Io allora in confronto sono un angioletto no?
Il tribunale capisce davvero poco, proprio come gli Dei. L'unico intelligente in quella mandria di idioti è il padrone, tuo padre. Lui sa sempre cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, nonostante la gente pensi di no. La morte qualche volta è la scelta giusta per ripulire il mondo da certi individui Bambolina, la vita è davvero difficile" dico volgendo lo sguardo al di là della finestra.
Era già notte, quando era successo?

"Purtroppo papà non ha potuto nulla contro di loro...Aveva uno scotto da pagare per aver amato e amare ancora oggi la mamma. Non gliene faccio una colpa, però a volte avrei preferito te, mi sarei sentita più sicura. E questo è davvero tutto un dire!".
Torno a guardarla quasi sorpreso dalle sue parole e analizzo le espressioni del suo viso.
Ci leggo timore, smarrimento, paura. Tutti sentimenti che probabilmente ha provato lontana da casa.
Il suo viso contratto in una smorfia triste era qualcosa di davvero strano e raro da osservare.
"Beh ora che sei tornata, pensa un po', sei anche stata accontentata. Hai sia me che ancora il tribunale alle calcagna, che combo scoppiettante non trovi?" sorrido beffardo muovendo la mano in segno di ovvietà.
"Minosse. Vaffanculo".



Angolo autrice.

Ciao Bamboli!
Con un giorno di ritardo, ahimè perdonatemi ma sono all'ultimo esame dalla tesi, vi lascio il sesto capitolo! Aspetto vostre notizie anche perché il capitolo, si commenta davvero da solo xD un bacio!

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