Chapter 8

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                              La possessività finisce sempre con il distruggere ciò che si proprone di proteggere.
Il controllo assoluto su un altro essere umano non è possibile.

-Leo Buscaglia








8.





"Ma che stronzo!".

Questa è la sentenza di Ken dopo avergli raccontato tutto quello che è successo il giorno prima con Minosse.
Non è andato poi neanche tanto lontano da quello che ho detto io una volta essermi chiusa nella mia camera da sola, ed essermi assicurata che lo fossi davvero.

Lancio un sassolino nel lago cristallino e sospiro. Un leggero venticello si alza e mi accarezza la pelle lasciata nuda dalla gonna a portafoglio blu notte. La radura vuole confortarmi e coccolarmi, ma stavolta, servirà più di questo.
La morsa allo stomaco è ancora forte quando penso alle parole di quel maledetto e al modo freddo e duro con cui ha completamente denigrato la mia persona e il mio essere.
Nonostante sia la sua principessa, non ha alcun rispetto né del ruolo che ricopro, né della gerarchia che ci vede nettamente separati. No. Niente. Nada. Nisba. Niet.
Lui continua a tenermi sotto la suola della sua scarpa e io demente come poche, continuo a rimanerci indisturbata senza fare nulla. Questo mio comportamento passivo è ciò che più mi fa imbestialire.

"Sinceramente Lilith, io credo che dovresti proprio darti una svegliata" afferma Camille dal nulla, guardandosi le unghie indisturbata proprio come se quello di cui stiamo parlando, non avesse alcun interesse per lei.
E probabilmente non ho detto qualcosa di lontano dal vero.
"E secondo te non lo sa? Semplicemente con personalità forti come lo può essere quella di Minosse non è facile. I titani che hanno sconfitto tempo fa i nostri genitori a confronto sono una passeggiata" ribatte mio fratello in mia difesa beccandosi un'occhiata annoiata da parte della ragazza.
"No Rayne, Camille ha ragione, sono un invertebrato" mi lamento portandomi le mani al viso.
"Beh se lo hai capito siamo a metà dell'opera sorellina".
La mia dolce, tenera e adorabile gemella.
"Sempre gentile tu, eh Shirin!?" sbotta Ken guardando in cagnesco mia sorella e avvicinandosi a lei con muso duro.
Vedo mia sorella alzarsi e fronteggiare il rosso a muso duro. "Io sono sua sorella, in quanto tale ho il diritto e il dovere di dirle quello che penso e quello che vedo. Non ha le palle, non sa piantare i piedi al terreno e probabilmente questo la porterà a rimanere invisibile a vita! Non solo agli occhi di Minosse!".
"Si ma ci sono modi e modi!" sbotta Ken guardandole il seno. Guardandole il seno!? Ma che...
"A te lo zucchero a me la spada Carino, e i miei occhi sono su" risponde maliziosa beccandolo in flagrante.
Ops Winnie, ti hanno preso con le manine nel miele.
Ken la guarda malissimo prima di alzare le braccia al cielo e rinunciare a questa lotta persa in partenza, non prima di averle guardato anche il sedere.
Quei due a letto farebbero scintille.
Peccato si odino. Un vero peccato.

"Forse dovresti semplicemente parlare con lui. Ora sei adulta e credo tu sia anche in grado di affrontare un discorso civile" dice Gwendolyn, sorella di Ken, sedendosi al mio fianco e regalandomi un sorriso.
Gwen è bellissima. Dentro e fuori. Ha i capelli rossi come il fuoco e gli occhi di un verde smeraldo che solo guardandolo, ti fa avere fiducia nel fatto che tutto possa andare bene. Uguali a quelli di suo padre di cui ne è praticamente la fotocopia in tutto.
Le sorrido a mia volta e annuisco. Ha ragione, lo so, lo sanno tutti, ed è così che dovrò fare.
Basta stare zitta Lilith.
Alzo il viso verso il cielo e sorrido al sole, che attraverso le foglie dell'albero secolare sotto il quale sono seduta, mi accarezza il volto e riscalda l'anima.
Ho sempre amato la radura. Questo luogo ha visto nascere e crescere l'amore che unisce i nostri genitori e poi ha visto crescere noi. Il frutto di questo sentimento.
Non so cosa la renda tanto magica, quale forza ci sia dietro la sua creazione, sta di fatto che di qualsiasi cosa tu abbia bisogno quando sei qui, lei te lo fornisce come se fosse una tenera mamma o un'apprensiva nonna.
Non è mai nello stesso luogo e non accedi mai dalla stessa entrata.
Lei compare quando tu ne hai bisogno, in quel momento e solo in quel momento.
Accarezzo amorevolmente l'erba, ringraziandola ancora una volta per tutto e in risposta, la brezza di prima mi accarezza nuovamente facendomi sorridere ancora di più.
Ora si, ora quello che sta facendo, mi basta.

Qualche ora più tardi, sto marciando a passo di carica verso il girone dove lavora il fedifrago.
A petto in fuori e mento all'insù sono pronta a dirgliene quattro in modo secco, ma civile.
Sarò concisa, sarò forte e sarò la sua principessa alla quale lui dovrà portare rispetto!
Sissignore!

Lo scorgo ai margini del grande cancello mentre fulmina con lo sguardo le anime che, lamento più lamento meno, fanno quello che lui gli ha ordinato in tono spietato e austero.
Nessuna pietà, nessun ripensamento. Morte, morte, morte. Questo è il suo motto.
Mi faccio coraggio rabbrividendo appena e con passo felpato mi avvicino chiamandolo a gran voce.
"Minosse!".
Grazie a Dio il tono mi è venuto fuori deciso e fermo.
L'uomo in questione però non si gira neanche. Iniziamo bene.
Non demordo e lo richiamo di nuovo alzando di più il tono "Minosse!"
Con aria annoiata lo vedo girarsi verso la sottoscritta "Cosa vuoi mocciosa? Non vedi che sto lavorando! Sai alcune persone lo fanno, pazzesco vero?" sbotta burbero guardandomi poi in cagnesco.
Non demordere Lilith, non demordere. Sei abituata al suo caratteraccio.
"So che le persone lavorano! Lo faccio anche io cosa credi" rispondo inacidita. Non riesco proprio a sopportarlo anche con tutta la buona volontà del mondo e i migliori propositi.
È un po' come dire da settembre vado in palestra, studio tutti i giorni, mi sveglio mezz'ora prima per fare le cose con calma e compro un Chow Chow che porterò sempre a spasso un'ora al giorno per tre volte.
Sono cose che non avverranno mai perché c'è il cenone di natale, di capodanno, la befana, la voglia di non fare un cazzo, le tute che non stanno bene, il sonno che prevale e il fatto che a stento sappia prendermi cura di me stessa figuriamoci di un cane.

Minosse mi guarda dall'alto in basso con la sua faccia da schiaffi mentre io sono persa nei meandri del mio cervello e poi ritorna a fare quello che gli riesce meglio.
Ignorarmi.
Mi prendo ancora un attimo per calmare i bollenti spiriti di rivalsa prima di perdere tutto quello che di civile avevo stabilito e mi fermo ad osservarlo.
Questa mattina, come tutte del resto, è assolutamente impeccabile. Bella presenza, fisico scattante e prestante rinchiuso in un'armatura tirata perfettamente a lucido, capelli più belli di tutte quelle che fanno lo spot della Pantene messe insieme e un odore che manderebbe in estasi qualsiasi donna.
E le persone che popolano l'inferno non conoscono di certo il profumo, quindi è la sua maledetta pelle.

Prendo un profondo respiro e i miei occhi cadono sul fiore bianco che avevo visto il giorno prima. Se ne stava ancora lì, imperterrito e forte, piantato in una terra che vita non conosce.
E da lui traggo la mia forza.
"Senti Minosse devo assolutamente parlarti e che ti piaccia o meno mi ascolterai anche senza guardarmi in faccia, il che risulta essere molto maleducato da parte tua" dico tutto d'un fiato facendo un passo verso di lui e venendo avvolta dal suo buon profumo.
L'uomo mi guarda di sottecchi e ghigna "Devo dire che mi ferisce molto il fatto di essere considerato maleducato da te. Davvero".
Niente, si sbatte contro un muro di cinta.

"Io so che tu mi odi, non ne capisco il motivo e spesso, per l'assurdità di questa cosa mi stanco anche di cercarlo. Ma non credi anche tu che sia arrivata l'ora di porre fine a tutto questo? Non ha senso ed è immotivata questa situazione venutasi a creare. Io vorrei che tu non fossi più un baby sitter ma... un amico" azzardo abbassando anche il tono di voce su quest'ultima parola manco fosse una bestemmia.
Osservo e incasso la sua più totale indifferenza e a cuor pesante continuo "Perché non possiamo provare ad andare d'accordo? Ormai sono grande e ammettendo pur che da piccola ti ho arrecato fastidio ora di certo non lo farei! So badare a me stessa e molto probabilmente papà converrà anche che a breve il tuo dovere nei miei confronti sarà inutile".

"Mi stai dando fastidio" dice severo guardandomi male. Però, almeno mi guarda.
"Non mi interessa quello che hai da dire, né quello che pensi né quello che credi. Non sarò mai tuo amico e non sarò mai contento del ruolo che ricopro. Per molti è un privilegio per me tu sei una maledizione. Delle più schifose, delle più terribili. Ti sei attaccata come acido alla mia pelle e stai corrodendo le mie vene. Io ti odio" sussurra praticamente al mio orecchio e sobbalzo per questa vicinanza che non avevo neanche captato. Sono completamente paralizzata dallo stupore e bloccata in una confusa angoscia.
"Ora sparisci prima che ti appenda a testa in giù sulla lava. Sai che sono capace di farlo, da piccola lo hai già sperimentato. Vattene!" urla burbero spingendomi all'indietro.

Lo guardo esterrefatta ed è qui che scatta in me qualcosa.
Finalmente, sento di non essere più la vittima.
"Tu. Tu sei l'essere più viscido che esista sulla faccia della terra. Sei un animale triste e solo che non vedrà mai la luce di un giorno migliore e mi dispiace anche solo paragonarti agli animali perché loro, qualcuno che li ami e che si batta per loro lo avranno sempre! E mi fai pena, oh si che mi fai pena e sai perché? Tra i due il più forte non sei tu ma io. Tra i due quello che marcirà in eterno senza nessuno sei tu e non io. Tra i due quello che non avrà mai nessuno scopo vero nella vita e qualcuno da proteggere sei tu e non io! Minosse tu sei piccolo. Piccolo come nessun altro. E per te non ci sarà pietà, né possibilità. Tu non la meriti!" dico tutto d'un fiato guardandolo con l'espressione più cattiva che possa assumere prima di lasciarlo li e andarmene con le lacrime che ora, posso lasciare libere.


Mi trovo in uno stato di dormiveglia quando sento una mano che tocca con presa decisa la mia caviglia. Riesco a sentire delle dita fresche che pian piano percorrono la mia gamba nuda e arrivano fino alla coscia lasciata scoperta dai pantaloncini di raso.
Seguono un percorso ben delineato, caviglia, polpaccio, popliteo, avanti con il ginocchio, l'interno coscia e la coscia per poi tornare indietro e ripartire d'accapo.
Un brivido mi coglie impreparata in risposta a quelle attenzioni e mi ritrovo ad essere nel giro di pochi secondi, completamente sveglia e con il fiato corto.

La mia mente dovrebbe reagire urlando 'pericolo' e ordinando poi alla mia bocca di lasciar libera questa parola. Dovrei allontanare lo sconosciuto e chiedere aiuto... ma non lo faccio.
Il mio corpo rimane fermo e in bilico tra ciò che dovrebbe fare e il piacere di ciò che invece gli sta venendo fatto.
Il fruscio delle lenzuola di seta è quello che si avverte insieme al mio respiro spezzato. Qualcuno si è poggiato sul letto insieme a me...

La mano incriminata sulla mia coscia sinistra viene raggiunta dalla seconda mano che raggiunge il mio interno coscia destro in una languida carezza. Una leggera ansia mi assale ed è lei, piuttosto che la mia coscienza, a fare appello alla mia verginità.
Perché si Lilith, stai dimenticando di essere vergine e non di segno!

"Lilith" mi chiama la ben conosciuta voce dell'uomo, del diavolo, ai piedi del letto. Ai miei piedi.

Il cuore perde un battito per poi impennare impazzito quando riconosce la voce e la mia gabbia toracica inizia ad espandersi in modo più aggressivo, più violento.
Le mani salgono verso i miei fianchi e accarezzano la pelle che pian piano, viene lasciata nuda dalla canotta che si alza.
Le dita dell'uomo stringono la presa su di me con possessione e sento tutto. Avverto la durezza della loro presa, le lotte che hanno fatto per avere salva la vita, il sangue delle vittime che hanno permesso scivolasse tra le dita. Tutto.
Alzo gli occhi verso il suo volto e lo trovo più bello della luna stessa.
I suoi occhi mi stanno osservando severi ma possessivi, i miei stanno scivolando nella confusione più totale e nella completa perdizione del momento.

Le mani continuano a salire e s'inoltrano sotto il tessuto che mi ricopre il busto. Il respiro mi si mozza quando le dita lunghe seguono il contorno del seno e ne saggiano la morbidezza. Anche il suo respiro diventa roco, anche il suo viso si contrae, anche il suo cuore forse impenna.
"Piccola, piccolissima Bambolina, mi fai così arrabbiare. Sei stata molto cattiva" mormora con voce roca.
Non mi sento in dovere di rispondergli, non saprei cosa dirgli. Non me lo aspettavo di certo.
In più, le sue parole sembrano non avere lo scopo di interpellare la sottoscritta ma solo lui stesso.

Deglutisco parole che non so più formulare e ansia che non so più trattenere e osservo la sua espressione accigliata cambiare repentinamente e mutare in una aggressiva.
E la paura mi assale e l'eccitazione cresce.
Le dita che solo sfioravano il contorno del mio seno, ora lo stringono interamente con possessione con tutto il palmo.
L'uomo si avventa completamente su di me e sovrasta il mio corpo minuto con il suo imponente.
Con la mano libera strappa la mia maglia e presto le mani sono sostituite da qualcosa di umido, qualcosa di caldo e ruvido.
La sua lingua.
Mi lecca il capezzolo con veemenza e passione, mentre i miei organi si ribaltano e il mio capo non può fare a meno di rovesciarsi all'indietro.
Sento i suoi denti mordermi, la sua lingua bagnarmi e le sue mani possedermi. Ed io... ed io sono la Bambolina vittima del Burattinaio.

Mi afferra i polsi e li porta sopra la mia testa inchiodandoli al materasso. Mi spinge verso quest'ultimo mozzandomi un respiro che già manca ai miei polmoni. Nell'impotenza che provo nel non poter muovere nulla del mio corpo mi trovo ad arcuarlo contro il suo. A protestare per la sua angheria e contemporaneamente ad offrirgli di più, molto di più.
Sento il mio seno, spalmarsi nelle sue labbra e lui succhiarlo con sempre più avidità.
Dolore e piacere iniziano a mischiarsi.

In una frazione di secondo, si stacca dal mio petto e sprofonda con i suoi occhi nei miei.
"Non riuscivo più a guardarti dormire e a stare fermo. Ho voglia di possederti fino a farti male, di punirti per le tue parole, di metterti al tuo posto. In ginocchio ai miei piedi. Quando dormi ti muovi molto sai? Non dovresti mettere pigiami tanto striminziti... sei una cattiva Bambolina. Ed ora ne paghi le conseguenze" dice cattivo facendomi tremare.
Nei suoi occhi, non si scorge alcuna pietà.
Nei miei, non si scorge la paura che dovrebbe esserci.
"Minosse" riesco solo a sussurrare.

Mi sveglio in un bagno di sudore.
Porca Puttana.







Angolo Autrice.

Ciao Bamboli.....Eddai non mi vogliate male XDLo sapete che vi voglio bene e che senza di voi 'Touch me with your skin' sarebbe solo una serie di pagine di word senza nessuna folla.Sopresa ahahahahahhahaahAlla prossima! Vi voglio bene e sottolineo che vi voglio bene AHAHAH.


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