Capitolo 17-Ciò che Spaventa

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Akane's P.O.V

Quella mattina, apro gli occhi molto prima del suono della sveglia e resto così; immobile a fissare il soffitto tappezzato di adesivi a forma di stella.

La testa mi fa malissimo, più del normale è come se avessi il cranio stretto in una morsa d'acciaio che viene stretta sempre di più.

Sospiro e mi alzo dal letto con le lacrime agli occhi.

Ho paura.

Paura di quello che potrei scoprire, paura di come potrebbero prenderla mio fratello e mio nonno; paura di non avere abbastanza tempo con Seijuuro, con i miei amici, con la mamma.

Già, la mamma...

Non la sento da quando sono arrivata qui sei mesi fa e mi manca, forse più di quanto io riesca ad ammettere.

Prendo il telefono dalla scrivania e guardo l'ora; in Pennsylvania sono le sette di sera, perciò, mossa dall'istinto, compongo il numero di casa ed aspetto che lei risponda.

-Pronto?- dice con la sua solita voce calma e dolce.

-Ciao mamma- dico piano è la sento trattenere un singhiozzo dall'altro capo del telefono.

-Akane, piccola mia! Come stai? Come va la scuola? E gli amici? Sei riuscita ad integrarti? E...-

-Mamma! Calmati!- esclamo ridacchiando.

Con lei è sempre così, ti fa una domanda e poi altre cento senza darti il tempo di rispondere nemmeno a mezza.

-Si... scusami tesoro è solo che non parliamo da così tanto ed ho tante cose da chiederti-.

Sospiro e mi passo una mano tra i capelli.

-Lo so, scusami mamma. Mi dispiace di non averti chiamata prima, mi dispiace di essermene andata e di averti fatto soffrire, ma avevo bisogno di allontanarmi, di prendermi del tempo per me, per pensare e per comportarmi come una normale adolescente, senza sentire gli sguardi pieni di compassione che le persone mi hanno sempre riservato e...- la mamma mi interrompe: -lo so. Lo so Akane e mi dispiace di aver reagito così male quando hai deciso di andartene, mi dispiace di non averti lasciato avere la vita che desideravi. Come madre sono un fallimento su tutta la linea-.

-Ti sbagli-, dico seria, quasi arrabbiata, -sei la mamma migliore del mondo e so che tutto quello che hai fatto, lo hai fatto solo per il mio bene-.

Restiamo in silenzio per un po', poi lei riprende a parlare: -tuo fratello mi ha detto che ti sei fatta tanti amici e che hai trovato un ragazzo. Raccontami di loro-.

E così faccio, passo circa un'ora a raccontare a mia madre di Seijuro, di Kuroko e tutti gli altri, mentre lei ascolta, commentando di tanto in tanto.

-Sono felice che tu stia bene Akane- dice.

-Anche io. Ti voglio bene mamma- dico, poi, dopo avermi salutata, riaggancia.

Guardo l'ora sul display ed inizio lentamente a vestirmi.

Oggi non andrò a scuola, ho una visita all'ospedale di Shibuya, perciò indosso dei semplici jeans ed una felpa rossa e scendo al piano inferiore.

In cucina, Akihiko sta preparando il thè, canticchiando tra sé e sé.

-Buongiorno-, dice quando mi vede ed io non rispondo, pensando solo al fatto che non è per niente un "buon giorno" questo e quindi sospiro appoggiando la testa sul tavolo con espressione abbattuta.

-Akane...-

-Aki, non dirmi di non preoccuparmi, perché altrimenti ti prendo a schiaffi. Mi preoccupo eccome, ne ho tutto il diritto, perciò lasciami in pace a crogiolarmi nel mio sconforto- ringhio a denti stretti e mio fratello sospira mettendo una tazza fumante davanti a me.

Remember Her-Ricordati di LeiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora