10.sangue di una notte di luna

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ANGOLO SCRITTRICE

Ciao muchacos❤️
Volevo avvisarvi che in questo capitolo ci sarà molto dolore.
*Ride per non piangere*
Per far partire tutta la mia ira alla protagonista ho deciso di prendere spunto dal dolore che fa la ceretta alle ascelle. Ebbene sì... Ho fatto la ceretta. *Invoca perdono*
Preparatevi... (?!)
A... (!?)
Niente (?!).
Bene. Dopo questa dimostrazione della mia scarsa sanità mentale vi lascio al capitolo.
Love you tanto tanto (un Dolente farebbe talmente tanta invidia al mio inglese che il mio cervello sta andando a suicidarsi *si butta dal muro del labirinto. Si sfracella. Resuscita. Ritorna nella mia testa*)
Baci, abbracci e tanta ansia per l'inizio della scuola❤️😀.
Aury❤️

********************

Il corso della trasformazione fu molto più lento del previsto....Sentivo inizialmente i muscoli che si tiravano, come quando si solleva un peso. Presto questa sensazione si tramutò in un dolore straziante a tal punto da gridare. Le membra iniziarono ad allungarsi, come se la maledizione avesse intenzione di strapparmi braccia e gambe via dal corpo. Non nego che avevo paura, e molta. Era quella paura folle e selvaggia che avevo provato la prima notte. Le lacrime mi colavano in bocca salate.Un urlo... di chi? Il mio urlo, di dolore. Continuai ad urlare fino a finire tutto il fiato e la forza, accasciandomi a terra, sul ghiaccio bianco. Non sentivo neanche più freddo. Tutto il mondo intorno a me divenne un turbinio di colori offuscati e figure poco distinte. Iniziai a mugolare... Contro la mia volontà mi alzai dal suolo congelato. Mi girava la testa e sapevo di stare sanguinando. Avevo ormai i vestiti laceri e... l'odore del mio sangue mi invase le narici. Sangue. Di nuovo un dolore lancinante. Mi guardai un braccio, per quanto potesse essere visibile date le lacrime, vi scorsi una vena rosso sangue guizzare sotto la pelle. Di colpo quest'ultima iniziò a lacerarsi, aprendosi lentamente verso l'esterno. Vidi il mio muscolo contrarsi e il sangue sgorgare dalla ferita. Mi morsi ciò che rimaneva delle mie labbra, anch'esse completamente sfracellate.

Devo entrare in acqua, pensai. Ma i piedi non si decidevano a staccarsi dal ghiaccio.

Il processo arrivò anche all'altro braccio, alle gambe e infine al petto... ricordavo bene, quella era la parte più dolorosa. Quello che restava della pelle bruciacchiata presente sul mio petto iniziò a sciogliersi, causandomi un forte senso di bruciore che ben presto tramutò in un senso di nausea all'odore del sangue. La pelle iniziò a essere strappata come da una mano invisibile... Sentii un tentacolo squarciarmi la schiena all'altezza del cuore... poi uno dal gomito, dalle gambe dalla pancia... Per chiarire il mio aspetto immaginatevi Davy Jones versione bluastra con meno tentacoli e più basso.

Ora i miei piedi si muovevano da soli, verso le figure sfocate che stavano imbambolate a guardarmi. Mi meravigliai di essere ancora cosciente; avrei voluto svenire il prima possibile, per non assistere agli orrori che stavo per compiere. Ma questa grazia non mi fu concessa. Il corpo non rispondeva alla mente, ma alla maledizione.

Agguantai un uomo a caso sollevandolo per il collo, cinto da uno dei miei tentacoli che stavano continuando a spuntarmi.

Strinsi ancora di più la presa sulla sua gola, facendone sprizzare copiosamente il sangue rosso e caldo, che mi inzuppò. Mollai l'uomo, ormai inerte.

Ne presi di mira un'altro, stavolta prendendolo per la vita e sbattendogli la testa sul ghiaccio duro. Anche lui si accasciò a terra, morto. Poi fu la volta del terzo uomo, e del quarto.

Feci per strangolare il quinto, ma questi mi immobilizzò, con il semplice gesto di alzare la mano.

- lasciami presentare... sono Christian Could. O forse mi conoscete meglio come Christian Barbossa. - L'uomo fece un ghigno.

Barbossa... Hector Barbossa era il padre di carina quindi... Pensai. Ma non dovetti sforzarmi per concludere perché la risposta arrivò.

- Tu!... Sparrow... Hai lasciato morire mio figlio e hai rapito mia nipote. Devi pagare. Ma diciassette anni fa non ho potuto ucciderti, quindi ho puntato su tua figlia. -

Quindi il bisnonno di Alex vuole uccidere sia me che mio padre... Merda...

Con malagrazia l'uomo voltò il palmo della mano verso io cielo blu scuro. Contro la mia volontà mi girai verso Jack. Un passo. Un altro passo. Poi il terzo. Avanzavo verso mio padre.

- fermi!- una voce femminile. Credo fosse Alex. - Christian Barbossa, il Capitano Sparrow non ha rapito vostra nipote... l'ha salvata... e io sono sua figlia: Alexandra Turner. - Credo che si fosse tolta il cappello perché, Dato che la scena si era fatta più nitida, vidi l'espressione dei marinai cambiare da pura perplessità in meraviglia.

- ah! Due ragazze a bordo di cui ipoteticamente una è mia figlia!? - Disse mio padre. Poi mi guardò disgustato - siamo sicuri che non sia figlia di Davy Jones?- bofonchiò additandomi.

Probabilmente Christian Barbossa abbassò la mano, perché provai un forte dolore, poi mi accasciai.

La Figlia di Sparrow e la Maledizione del Diamante del SudDove le storie prendono vita. Scoprilo ora