5. La mappa di fuoco

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Alex mi buttò giù dalla mia amaca.

- ehi!? Ma che combini!- le dissi

- è ovvio Jo. Ti sto svegliando dormigliona! - 

- uhm, stai zitta. Voglio dormire-

- a terra ?- 

- è uguale....- mormorai ripensando alla bella mezz'ora di sonno che mi ero fatta in tutta la notte dopo essere stata trascinata in acqua con una corda attaccata alla Perla Nera mentre era in movimento.

- eh, no. ora ti alzi e vieni a prua o ti ci porto di peso. -

- sì, sì... fai con comodo. - Quella mattina non avevo intenzione di spostarmi dal punto in cui ero accosciata sul pavimento.  Ma, dopo diciassette anni, capivo molto bene mia sorella. Eravamo uguali. Ottenevamo sempre ciò che volevamo. E ciò che stava per fare ne era la dimostrazione. Mi girò intorno tre volte, prese una corda e iniziò a legarmi i piedi.  Si passò la corda su una spalla e iniziò a trascinarmi fuori, sul ponte. Io cercavo un qualche appiglio alle travi di legno della nave mugolando di disappunto.

- ma la smetti? Ehi!? Alex parlo con te!-

- ah, no. -disse sogghignando. - conto fino a tre e poi ti mostro al capitano. -

- non puoi contare fino a trenta? Dai... sto dormendo- farfugliai.

- uno... due... -

- ehi, ehi, ou, ferma!!! -scattai in piedi barcollando. Mi appoggiai ad un palo e lanciai un occhiata che avrebbe fatto sciogliere chiunque, ma non Alex.

- eccovi.... bene bene! Forza marmocchi, al lavoro! - Jack Sparrow arrivò tutto tronfio e mezzo ubriaco. Ci guardò di sbieco e ci fece segno con la mano di prendere il suo posto al timone.

- ah ah ah, non tu giovincello. - disse rivolto ad Alex - vai a pulire la mia cabina - Mandò via mia sorella con un cenno del capo. Si voltò e fece per andarsene. Poi tornò a fissarmi. Vedevo i miei occhi azzurri riflessi nei suoi, marroni. Fece una smorfia, avrebbe dovuto essere un sorriso... credo. In fine spinse via Alex e si avvicinò a Gibbs, dall'altra parte della nave. Mia sorelle gli rivolse una linguaccia senza essere vista, girò sui tacchi e si diresse di gran carriera verso la cabina del capitano. Osservai il mare. Aveva ancora un colorito rosato, il riflesso dell'alba che ormai stava lasciando il posto ad un sole splendente e caldo. Stavo iniziando a sudare vestita di nero. La camicia e la giacca si erano sbrindellate insieme alla mia pelle durante la notte.
La Perla Nera procedeva veloce. Il vento caldo soffiava nella vela ingiallita.
Mi annoiavo. Non avrei mai pensato di annoiarmi a bordo. Ma la noia permetteva di pensare, anche se io non amavo pensare. Mi faceva paura... avevo paura di trarre conclusioni spaventose sulla mia maledizione. Ma era più forte di me. Qualche domanda dovevo pur farmela.
Chi mi aveva affibbiato questa maledizione... Perché lo aveva fatto... Una volta trovato il Diamante, come avrei fatto a liberarmi del peso che mi portavo sulle spalle da quattordici anni... Perché gli effetti della maledizione si sono manifestati solo quando avevo tre anni... Quando tutto questo sarebbe finito, avrei detto a Jack che era mio padre? Troppe domande, troppo dolore, troppe poche risposte. Ripensai al fatto che era proprio bello stare in mare, nonostante tutti i miei problemi da ragazzina diciassettenne scatenata e maledetta. Ripensai al fatto che nonostante vivessi su un isola non avevo mai visto il mare di quel colore: un blu metallico striato di rosso, senza un'increspatura o un minimo movimento sulla superficie. L'acqua era limpida, ma troppo profonda perché se ne potesse vedere il fondale. Però immaginai che dovesse essere sabbioso, dato che la superficie di quella distesa liquida non aveva quel caratteristico color verde alga dei fondali della mia isola, vicino Tortuga. Una brezza fresca mi soffiò tra i capelli scompigliandomeli. Odiavo quando il vento faceva così, non mi faceva vedere dove andavo...

Un'ansimare affannoso mi distolse dalla mia litigata contro il vento. Alex mi crollo addosso. Era pallida e aveva il fiatone, tremava. Prese un bel respiro e si stabilizzò sulle sue gambe. Mi guardò per qualche secondo, aveva un'espressione sbigottita, ma anche confidenziale. Nei suoi occhi si leggeva che se avessi spifferato a qualcuno ciò che stava per dirmi mi avrebbe probabilmente scuoiata viva.

- sputa il rospo-  le dissi.

Alex inghiottì la saliva e rispose - c'era un uomo, alto... robusto, con i capelli lunghi e bianchi, che aveva in mano un coltello... Io stavo pulendo la cabina di tuo padre e lui mi si è avvicinato e mi ha minacciato col coltello. Allora io mi sono tolta di torno... o meglio, mi sono nascosta dietro la porta e ho sbirciato. Ho visto che rovistava nei cassetti e negli armadi. Dopo un quarto d'ora stava uscendo dalla cabina con un foglio ingiallito pieno di segni infuocati... E così sono venuta a dirti tutto.- concluse prendendo un bel respiro.

- uhm... sento puzza di mistero....oppure è il pesce marcio che sta nei barili, ma comunque c'è qualcosa che non quadra...-      

                                                                    **********************
      ANGOLO SCRITTRICE

C'è qualquadra  che non cosa, direi io....

Ben ritrovati miei muchacos... immaginatevi tanti cuoricini pk il mio telefono è di nuovo scarico. Ma vi GIURO che nel prossimo capitolo vi metto tutti i cuoricini possibili.

Bene. Dunque. Allora. Sono in ansia pk tra un po' ricomincia la scuola. Voi penserete: ma sei una nerd! Dovresti essere felice!. E io vi dico: NO!  Perché, nonostante la mia secchionaggine non gioisco particolarmente per l'inizio della scuola.... preferisco la fine. 

Sono eccitata pk tra qualche giorno vedrò il mio primo film con il mio attore preferito! Sia chiaro, per me l'attore preferito è un tizio preso a ca*zo del quale non ho visto neanche un film.

Comunqueeeee... lasciando perdere i miei scleri da disagiata... vi sta piacendo il libro?

Votate e commentate e vi abbandono per poi continuare a rompervi le scatole nel prossimo capitolo...

Vi adoro e vi lovvo muchacos..... Aury

La Figlia di Sparrow e la Maledizione del Diamante del SudDove le storie prendono vita. Scoprilo ora