chapter twenty-three.

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Capitolo 23:
You will not take her
away from me.

Betty's p. o. v.
casa di Jughead.

«Sei bellissima stasera, te l'ho detto?»
«Almeno dieci volte, undici con questa»
«Non posso fare a meno di ripeterlo, in fondo è la verità!» arrossisco alla sua dolcezza.

«So che è dura in questo periodo — ma puoi raccontarmi cos'è successo a Londra che ti ha fatto arrivare alla depressione» mi chiede calmo, mentre le sue mani accarezzano le mie delicatamente.

Gli spiego tutto in ogni dettaglio.
Alla fine del mio tanto bisognato sfogo, piango.

Piango fino a non smettere più.

Lui mi circonda con il calore del suo corpo e fa si che i nostri corpi si incontrino in un abbraccio.

«Ti amo» sussurra al mio orecchio.
«Io di più»

Il telefono di Jughead squilla; è un numero sconosciuto.

Dylan.

«Jughead Jones... sei con Betty, non è così? Ovvio che si— vi amate così tanto»
«E con questo?! Cosa vorresti fare?»

«Ucciderti, facile e veloce.
Sei d'intralcio sia per me che per lei.
Se te ne andassi ci faresti un favore.
Facciamo un esempio: l'altro giorno, eravamo nel bel mezzo di un momento e tu ci hai interrotti»

«Intendi dire quando stavi cercando di violentarla?! Se eravate in un vostro momento perché gridava aiuto e piangeva, eh?»

«Perché era caduta poco prima con le stampelle, io sono solo corso in suo aiuto»
Guardo Jughead e scuoto la testa, ciò che dice non è affatto vero.

Jughead sa che non è vero.

Si fida di me, lo so benissimo perché —
io mi fido di lui a mia volta.

«Ma tanto so non crederai mai a me quindi, vi chiedo di barattare. Allora?» ci propone.

«Parla» sono curiosa di sapere quel che propone; sarà un'altra delle sue assurdità.

«Dammi Betty e io vi lascerò stare»
«Non se ne parla proprio.
Betty non è in vendita!»

Chiude la chiamata bruscamente e dalla rabbia lancia il telefono dall'altra parte del letto.

Si porta le mani ai capelli e li porta indietro,
«È colpa mia, sempre e solo colpa mia» dico, inizio a parlare di tutto ciò che dovremmo fare ma mentre lo faccio le mie labbra si ritrovano incollate alle sue.

«Se questo è l'unico modo per farti stare zitta, lo userò più spesso di sicuro» io sorrido.
«Non è colpa tua! Ora siamo solo io e te, in uno dei nostri momenti; pensiamo solo a noi e a nessun altro, ok?» continua.

«Ok» gli sorrido e lui mi abbraccia.

Dopo altri attimi di pace decido di andarmi a fare una doccia calda, per allentare la tensione.

Finisco in fretta, esco dal box e mi accorgo che non c'è l'asciugamano.

Chiamo Jughead e, costretta a farlo, gli chiedo di portarmela, con gentilezza.

Jughead's p. o. v.

Mi alzo dal divano e prendo un asciugamano dalla cassettiera della camera da letto.

«Posso entrare?»
«Si per favore, ho freddo!» urla dall'altra parte della porta.

Le porgo l'asciugamano, e mi giro di spalle lasciandola uscire con calma.

«Ok, ce l'abbiamo fatta!» dice tra se e se.
«Sei bellissima» sussurro guardandola.

Le sue game si vedono perfettamente, poco più sopra delle gambe finisce la tovaglia bianca che aderisce al suo corpo perfettamente.

«Dodicesima volta» dice ridendo.
«Lo sei davvero— meglio se esco» dico sinceramente.

L'aria si faceva più pesante a ogni minuto che passava e la voglia di averla pure.

«No rimani» sussurra.

Mi giro verso di lei, avvicino il suo corpo semi-nudo al mio, completamente coperto, e le rubo un bacio, per poi portarla al muro.

«La mia vita è cambiata in meglio da quando ci sei tu» mi confessa tra i baci che le do.

Le sorrido.

Ci baciamo con passione.

E tutto quello che facciamo, ci porta a non pensare a ciò che è successo negli ultimi giorni.

Another Bughead Story | sprousexloveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora