chapter twenty-five.

984 52 6
                                    

Capitolo 25:
I'm done with you!

Arrivammo a scuola insieme, io e Veronica.

In classe seguiamo le nostre lezioni giornaliere e a pranzo mangiamo nel nostro solito tavolo con intorno le solite persone.

Non c'è stato nulla di emozionante o almeno interessante in questa mattinata scolastica; nulla di inusuale.

nel pomeriggio

Non mi sta accompagnando nessuno a casa, ero sola, eppure mi sentivo osservata.

Presa dalla paura decido di accelerare il passo ma una volta girato l'angolo davanti a me appare una sagoma contro luce.

Al momento non ho saputo riconoscere nessuno, ma posso immaginare chi sia.

Provo ad urlare ma mi tappa la bocca immediatamente, impedendomi l'azione.

Mi prende forte dal braccio destro e mi trascina verso una casa abbandonata, dove mi lega con una corda ad una sedia.

«Bene, bene Elizabeth. Felice di rivedere
il tuo— »
«No» sputai quelle parole con acidità.
«Peccato perché rimarrai qui per giorni»
mi comunica.

«Si accorgeranno della mia mancanza e mi troveranno, ne—ne sono sicura»
dico singhiozzando per colpa delle lacrime.

Le troppe e inarrestabili lacrime.

«Contaci» accenna sarcastico, «non sei importante per nessuno, sei solo una ragazza nuova in cerca di amici. Pensi
di averli trovati ma ti volteranno le spalle,
non è così?»

«Ovvio che no! Quelli che tu stai descrivendo sono solo gli errori che ho lasciato a Londra tra cui te, sei l'errore che mi ha fatto illudere di più. Mi hai solo usata per poi buttarmi come un rifiuto!»

«Tu lo sei, era facile!» a questa frase si aggiunge un sorriso cattivo, che mi fa piangere più di quanto io già stessi facendo.
«Se la pensi così perché mi tormenti?!»

«È ovvio! Perché non voglio che un rifiuto come te, dia la colpa della sua infelicità a me per poi essere felice.
Devi soffrire come ho fatto io in tutta la mia vita!» si gira dandomi le spalle e se ne va via.

Io rimango qui a piangere e a pensare se tutto ciò che lui ha detto fosse realtà.

Dylan's p. o. v.

Appena uscito dalla porta prendo il suo telefono e chiamo Jughead:

«Pronto Betty, tutto apposto?»
«Mh, mi dispiace deludere le tue aspettative, ma io non sono Betty»
«Chi sei allora? Dov'è Betty? Perché hai tu il suo telefono?»
«Prova a indovinare»
«Dylan! Dov'è Betty— che le hai fatto? Muoviti parla!»
«Tranquillo, te lo dirò. Ma prima dobbiamo fare un accordo»
«Che cazzo vuoi?»
«Niente di così importante. Devi solo riportarla a casa e— lasciarla»
«No, non posso farlo»
«Beh io te lo consiglierei se non vuoi vedere il suo cadavere»
«Non provare a toccarla, ci sto ma tu dovrai andartene e tornare al posto da cui sei arrivato»
«Andata»
«Ora dimmi dove si trova»
«Prima di casa sua nella casa abbandonata»

-fine chiamata-

Jughead's p. o. v.

Mi dirigo verso la casa abbandonata, appena arrivato sfondo la porta: intravedo Betty alla fine della prima stanza da subito.

Corro verso di lei e inizio a slegarla, con il cuore che batte a mille, data la preoccupazione di queste ultime ore. La prendo da un braccio per portarla fuori di lì. Fuori da quel postaccio.

Another Bughead Story | sprousexloveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora