1- Nuovi arrivi

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Non mi sono mai chiesta quanti voli partano da un normale aeroporto ogni singolo giorno, ma oggi questa questione sembra avere una particolare importanza ai miei occhi.
Migliaia di persone che partono dirette verso centinaia di mete differenti per innumerevoli motivi.

C'è chi è passato di qui per prendere un volo diretto nuovamente al college dopo aver passato le vacanze natalizie in famiglia, ma non è il mio caso.
C'è chi torna da una meta imprecisa, probabilmente dopo aver trascorso il capodanno e i giorni seguenti con il gruppo di amici o con il fidanzato ai tropici, ma nemmeno questa è la mia situazione.
Probabilmente c'è anche chi è diretto ad un meeting di lavoro nonostante sia ancora periodo natalizio, o qualcosa di simile, ma ancora una volta non è il mio caso.

Per quanto queste situazioni possano essere accattivanti, sono sicura che ognuno abbia una meta diversa tanto quanto son certa che nessuno sia qui per la mia stessa motivazione.
Probabilmente nessuno di loro è stato scortato all'aeroporto da guardie scelte che dovessero accertarsi che il soggetto trasportato prendesse a tutti i costi quell'aereo diretto dall'altra parte del paese, al solo scopo di iniziare una nuova vita perché quella precedente era risultata incongrua con la giustizia.

Ognuno di noi ha una storia da raccontare, ma a quanto pare la mia non è poi così lecita.
"Niente giri di parole con lei, Marshall" mi hanno detto sin da subito, "o la cella o un istituto correttivo".
Non ho avuto scelta nonostante quel giorno i diciotto anni li avessi compiuti da un pezzo, e ancora adesso non posso farci niente. Probabilmente, la pericolosità della cella per un soggetto come me, ha influenzato molto le scelte che sono state prese nei periodi successivi al mio arresto.

Date le condizioni estremamente particolari, la mia famiglia ha deciso per me senza nemmeno consultarmi. Non so se una cosa del genere sia propriamente legale, ma sono l'ultima persona che possa parlare di giustizia data la situazione in cui mi sono cacciata.
Prendo un respiro profondo mentre attendo che le porte a vetri dell'aeroporto si aprano, pronte a mostrarmi la stupenda California di cui tutti parlano ammaliati ed il suo clima troppo caldo per essere solo Gennaio.

Ho lasciato New York e la neve per essere catapultata nel bel mezzo del deserto, nonostante Sacramento non sia proprio come me l'aspettavo.
Palazzi normali, macchine normali e persone, all'apparenza, normali.

Trascino di malavoglia il trolley riempito del necessario alla sopravvivenza lungo la rampa del parcheggio, e contemporaneamente cerco di tenere in equilibrio il borsone posato sulla stessa spalla.

Sfilo dalla tasca del mio giubbotto troppo pesante per il posto in cui sono un foglio mezzo accartocciato, il quale riporta le informazioni essenziali per orientarmi in quella che ai miei occhi risulta essere comunque una prigione.

Non ci saranno una minuscola cella, una compagna troppo aggressiva o delle sbarre e fil di ferro a separarmi dalla realtà, ma mi sento comunque in carcere.
Tutto ciò che è una costrizione lo è, e non si può dire il contrario.

Voglio vivere libera, secondo le mie regole e facendo ciò che più mi piace, ma purtroppo il sistema rigido e ancora medievale su cui l'intero sistema terrestre si basa non condivide il mio stesso pensiero.
Finché non assumo atteggiamenti altamente nocivi per gli altri, che male faccio?
I miei occhi scorrono velocemente sul foglio spiegazzato superando i dettagli del mio volo, decisi a cercare ciò che devo fare dopo l'atterraggio.

Ritirare le valigie e uscire dall'aeroporto. Fatto.
Attendere sotto al cartello giallo dell'aeroporto posto alla sinistra dell'entrata.

Cartello giallo.
Mi dirigo velocemente verso la segnaletica com'è scritto, mentre la mia mente troppo abituata a pensare cerca di mettere a punto gli ultimi dati del piano di ritorno a casa apparentemente impeccabile.

Soldier - CARTACEODove le storie prendono vita. Scoprilo ora