3- Dylan Jones

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Stamattina ho piacevolmente scoperto che la sveglia consiste nell'allarme antincendio attivato alle sei e trenta spaccate, in modo da assicurarsi che tutti si alzino e che tutti siano in sala da pranzo esattamente venti minuti dopo. Sembra di essere in carcere, fatta eccezione per il cibo.

Guardo il mio piatto colmo di qualsiasi prelibatezza un umano possa mangiare per colazione, e mi lecco i baffi pronta a divorare tutto ciò che ho accuratamente scelto; precisamente, una cosa per ogni tipo di pietanza presente sul bancone della mensa ed offerta a noi. D'altronde però sono scusata: ieri sera a cena non ho toccato cibo e ho dormito quasi dodici ore filate, devo rifocillarmi per iniziare al meglio la giornata.

«Ilary non ti conviene mangiare così tanto, dopo starai male» dice Sophia appena vede il mio vassoio.
Mi siedo al tavolo con le mie due compagne di stanza mentre squadro colei che ha parlato da testa a piedi con disapprovazione. Per poco il mio vassoio non si sbilancia, ma riesco ad infilarmi sulla sedia e ad iniziare a mangiare tutto quello che ho preso.

Rimango sorpresa dalla piccola quantità di cibo presente nei piatti delle due ragazze. Neanche a New York io mangiavo così poco.
«Non sto mai male per il troppo cibo, e poi, a cosa ti riferisci?» chiedo tranquilla.

Mi porto il bacon alle labbra, assaporando il sapore deciso che tanto mi piace.
«Ieri a cena ci hanno dato il programma di oggi, noi del primo anno questa settimana dobbiamo fare tutti i test fisici richiesti» dice lei prima di addentare la mela rossa lucida che ha in mano.
«Inoltre servono ai professori per dividerci in categorie» risponde Julia con voce squillante, dato che Sophia è intenta a masticare.

Faccio un cenno con il capo sconsolata, deducendo di dover lasciare nel vassoio più di metà della roba che ho preso.

Non trovo un senso a questo sistema così duro e rigido, e soprattutto a queste prove fisiche. Ecco però spiegato perché oggi siamo vestiti tutti con la tuta rossa del Rosberg, e a cosa servono quel giardino enorme e la piscina ghiacciata.

Finisco la mia colazione immersa nei pensieri, e non riesco a non chiedermi quanti dei ragazzi presenti siano qui per saldare un conto con la giustizia proprio come me.

Qualche ora dopo mi ritrovo nel fango in un corpo a corpo con questa ragazza alta il doppio di me e pesante il triplo.
È da mezz'ora che il nostro istruttore di difesa -non so bene come definire questo corso così strambo che stiamo facendo- ci ripete che la lotta corpo a corpo è fondamentale per la vita e che dobbiamo essere in grado di applicare varie tecniche in qualsiasi momento.

Non metto in dubbio questo consiglio astuto, ma dico anche che alle due di pomeriggio sotto al sole tiepido di Gennaio fare corpo a corpo in queste vasche scivolose non è una cosa intelligente; questo è certo.

Non potendo usare pugni e calci, almeno per questo round, vince chi è più grosso e più possente, ossia la mia enorme avversaria. Io e lei siamo le prime, usate da cavie come esempio per tutte le altre ventidue ragazze che non vedono l'ora di darci il cambio e fare loro la lotta.
Pensavo che ci sarebbe stata un'abbondanza di ragazzi, invece siamo circa di numero pari, e ciò mi stupisce.

Nonostante la mia agilità mi faccia resistere più del dovuto quest'enorme donna mi distrugge in poco tempo emettendo un ringhio primordiale di vittoria non appena sono a terra. Esco a fatica da quell'inferno e mi lascio cadere al suolo: devo aspettare minimo altri dieci combattimenti prima di potermi fare una doccia o anche solo spostare.

Le prove fisiche di questa mattina mi hanno stremata, e per fortuna questa per oggi è l'ultima. Purtroppo, mi son dovuta ricredere riguardo la mia forma fisica: è tutt'altro che buona, e probabilmente rovinata dal cattivo stile di vita che ho condotto fino a qualche mese fa.
Teoricamente, il resto del pomeriggio è libero, ma ci è comunque vietato di uscire dalla struttura.

Soldier - CARTACEODove le storie prendono vita. Scoprilo ora