0-Prologo

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MADELYNE's pov

Due anni fa
" Dai amore svegliati che oggi devi accompagnare a scuola Alice, mi hanno chiamato per andare a lavoro prima per concludere un contratto" mi avvisa mia madre nel mentre apre le tende della mia stanza, "Per forza? Sono stanca..." le dico mentre cerco di aprire i miei occhi, ancora assonnati e accecati dalla luce mattutina, "Si , dai amore fammi un favore che adesso vado, ci vediamo stasera", "okay...".
Con fatica mi alzo dal letto per poi infilarmi le ciabatte e avviarmi in cucina a fare colazione assieme a mia sorella, sole. Ad aspettarci c'era una colazione abbondante preparataci dalla nostra domestica, Joyce: latte, cereali , biscotti fatti in casa, pancakes. Il paradiso insomma. È sempre la stessa storia: sin da quando siamo piccole abbiamo una domestica che si prende cura di noi, Joyce la quale ormai ci conosce come se fossimo sue figlie, dal momento che deve prendersi cura di noi quando i nostri genitori non ci sono, ovvero sempre. Terminata colazione, controllo lo zaino di mia sorella e la accompagno a scuola. Per fortuna oggi entro più tardi per un'assemblea sindacale.
Appena usciamo di casa noto che c'è molta nebbia oltre alla fresca e rilassante arietta di settembre, forse fin troppa...
Nel mentre stiamo passeggiando verso scuola, che si trova vicino a casa, accade un qualcosa che sconvolgerà le nostre vite: stavamo aspettando al semaforo ma non si vedeva quando quello opposto sarebbe diventato verde, ad un certo punto io mi distraetti mentre invece Alice, senza accorgersi di me che ero persa nei miei pensieri, è andata avanti. Io appena me ne resi conto vidi arrivare velocemente una macchina. Gridai ad Alice e cercai di raggiungerla in tempo ma non ce la feci. La macchina la colpí per poi scomparire, come se niente fosse successo.
Mi avvicinai al suo corpo steso a terra con le lacrime agli occhi e gridai forte come se un pugnale mi avesse trafitto il cuore:"Aliceeee! Svegliati per favoree!!" lo stesso tipo di dolore, forse anche più forte...
Da quel giorno mi sono chiusa in me stessa, soprattutto con i miei genitori. Per giorni non mangiai niente e rimasi chiusa in stanza, convinta che se non mi fossi distratta, forse, lei sarebbe ancora qui con noi...
I giorni a seguire non uscì neanche una volta dalla mia camera, era diventata il mio rifugio da tutto il dolore che avevo procurato alla mia famiglia, mi sentivo l'unica e sola responsabile di tutto.
Il giorno del funerale venni quasi costretta dai miei genitori ad andarci, loro mi dissero che se le rivolgerle un ultimo saluto mi avrebbe fatto stare bene e ribadito, ancora una volta in questi mesi, che non era colpa mia. Tuttavia, io continuavo ad odiarmi e disprezzarmi con tutta me stessa perché le avevo strappato la sua giovane vita, il suo futuro.

MI SONO PERSA NEL TUO AFFETTODove le storie prendono vita. Scoprilo ora