2-Uno strano incontro

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MADELYNE's pov
Appena entro vedo una folla numerosa di uomini d'affari in giacca e cravatta e mi dirigo subito dalla receptionist; "Buongiorno di cosa ha bisogno? Mi dispiace ma non si può soggiornare qui senza la presenza di un adulto" mi avvisa la receptionist con tutta la sua sfacciataggine.
"Scusa ma per chi mi ha preso? Mi sta dando della ragazzina?" "Eh..." Mi sta per rispondere quando arriva mio padre a salvare la situazione prima che io la prenda a schiaffi; Ma come si permette questa?!?!
"Buongiorno mi saprebbe dire qual é la stanza mia e di mia figlia per favore?"chiede invece gentilmente mio padre, "oh... si-i, mi scu-usii Signor Markman, le vostre stanze sono la 202 e la 203 al terzo piano, le valigie arrivano subito" risponde la receptionist oramai tutta rossa in faccia e dandoci le chiavi delle stanze, "okay grazie mille e comunque non faccia caso a qualunque cosa le abbia detto mia figlia", "A dir la verità é stata lei a darmi della ragazzina" mi giustifico io.
"M-mi dispiace veramente, non sapevo fosse sua figlia, Signor Markman, scusate non volevo...", "Non si preoccupi, é tutto apposto! Arrivederla" ci congediamo e ci indirizziamo nelle nostre stanze.
Se fossi stata io non l'avrei perdonata, capisco che sono bassa, ma neanche tanto, per aver 17 anni. É la mia corporatura che mi fa sembrare ancora più piccola, ed é strano siccome se potessi mangerei anche me stessa.
Mi faccio dare le chiavi da mio padre ed entro nella mia stanza che é molto spaziosa giustamente: due pareti sono bianche, le altre sono ricoperte da della carta parati, in centro c'è un letto matrimoniale coperto da coperte sulle tonalità del grigio/nero incorniciato da due comodini, una cabina armadio, una scrivania con un televisore e un bagno privato con dentro anche la vasca litro massaggio; al centro della stanza c'è anche un tappeto e un divanetto con un tavolino. Arriva un maggiordomo a portare le miei valigie in stanza, decido così di fare una doccia veloce per rinfrescarmi.
Io e mio padre, poiché ora di pranzo, ci indirizziamo verso il ristorante dell'hotel dove offrono il buffet; il paradiso insomma.
Verso le due terminiamo di mangiare; vado allora in camera dove incomincio a mettere a posto i primi vestiti; mi ritrovo sulle mani il vestito che indossai all'ultimo compleanno di Alice e subito mi invadono i ricordi. A distrarmi dai ricordi é mio padre che bussa alla mia stanza: "entra" gli dissi senza neanche chiedere chi fosse, "allora, come ti pare la tua stanza?" Mi domanda mio padre, "troppo grande per essere solo per me. Comunque pensavo di andare a fare un giro per la città", "okay ma credi di ritornare per cena?" mi domanda, "mi sa di sì, ci vediamo dopo" sto per uscire quando mi ferma: "solo una cosa, spero che riuscirai ad ambiertarti qui e ti volevo ringraziare per non aver detto no al trasferimento", "tanto anche se non avessi voluto non potevo, mamma ha deciso che devo vivere con te", prendo la mia macchina fotografica ed esco.
Appena sono fuori dall'hotel mi trovo davanti ad un caotico traffico, di sicuro non confrontabile con quello di New York, per poi dirigermi verso i parchi e le vie di Boston per trovare dei paesaggi da fotografare. Ho la passione per la fotografia sin da quando ho 8 anni, ovvero quando mia madre mi regaló la mia prima macchina fotografica; proprio quella che ho dietro con me adesso. Penso che la fotografia sia il mezzo migliore per poter catturare quel minimo attimo che non viene, forse, mai calcolato e per custodire ogni minimo ricordo, proprio come i nostri occhi.
Dopo un po' di camminata mi fermo in un parco e finalmente riesco a trovare lo sfondo perfetto per la mia foto: l'entrata del parco che da sulla strada principale incorniciata da negozi, il tutto contornato dalle nuvole di diverse forme e dalle tonalità grigie. Perfetto, premo il tasto.
Cerco poi altri sfondi e ad un certo punto mi viene un illuminazione, decido così di salire sul bordo della fontana centrando l'obbiettivo è fotografando l'acqua che esce dalla bocca del delfino sfocando lo sfondo dietro.

SCONOSCIUTO's pov
Entriamo nel parco io e il mio migliore amico con l'intento di allenarci all'aria aperta e rimanere così in forma. Appoggiamo i borsoni sulla panchina e iniziamo prima con delle flessioni, per poi fare squot, dei saltelli e delle distorsioni con le braccia; "fratello, dobbiamo spaccarci" afferma serio lui ma anche con un tono di scherzo, "dobbiamo fare conquiste" continua ridendo e mi aggrego anche io.
Ad un certo punto tra il caos dei bambini che giocano e che ridono, mamme che parlano con altre, persone che si allenano e passeggiano in compagnia, scorgo una ragazza incappucciata da una felpa nera dal quale le fuoriescono dei capelli neri che é in piedi sul bordo della fontana intenta a fare una fotografia. Non so perché ma da una sensazione di calma e tranquillità in mezzo a tutto quel caos e nonostante io mi stia allenando non faccio altro che guardarla.
La sto ancora fissando quando decido
di avvicinarmi per darle qualche consiglio per la foto ma neanche il tempo di accorgermene che arriva un pallone dritto su di lei e la fa cadere nella fontana.
Io corro ed entro con un salto nella fontana: prendo velocemente la fotocamera e la metto sul bordo per prendere poi in braccio la ragazza fra le mie braccia.
Subito appena apre gli occhi i miei si incatenano ai suoi color oceano contornati da tutto il trucco colato che la fanno assomigliare ad un panda e da delle ciocche di capelli attaccati, mentre il resto dei suoi capelli cadono lunghi sulle mie braccia, quasi a farmi il solletico. Sembra un angelo. Instintivamente allargo
la bocca in un sorrido e le dico:"menomale che c'ero io a salvare te e la tua fotocamera, principessa".

MADELYNE's pov
All'improvviso cado in acqua e tiro un urlo. Vengo afferrata da due braccia forti e muscolose e appena apro gli occhi mi incateno ai suoi smeraldo con sfumature arancioni attorno alle iridi che riflettono l'immagine delle nuvole e i suoi capelli tutti scompigliati lasciano cadere delle gocce sul suo viso.
"Menomale che c'ero io a salvare te e la tua fotocamera, principessa" mi dice lui con sguardo strafottente.
Ci metto un po' per realizzare la situazione e rispondere: "Ehm... ma come ti permetti di toccarmi, lasciami stare" gli rispondo distogliendomi dalla sua presa, "ti salvo e te mi ringrazi così, principessa?"domanda lui con la faccia offesa, ma in modo scherzoso.
"Okay...grazie, ma non chiamarmi principessa! Cavolo la mia bambina, spero non si sia rovinata" prendo la fotocamera per poi uscire dalla fontana tutta fradicia; " Dove vado combinata così?", "ahahah sembri un puffo"mi prende in giro lui, " ahahah non fai per niente ridere, se per questo anche te allora..." faccio per poi guardargli gli addominali fasciati dalla maglietta bagnata, "si proprio, vedendo poi come mi fissi, principessa", distolgo subito lo sguardo dal suo corpo e guardo da un'altra parte, ormai già arrossata. Che mi succede? Forse é perche non mi é mai capitato di trovarmi davanti ad un ragazzo in certe condizioni...
Dopo pochi minuti di silenzio, ci guardiamo un attimo per poi ridere.
"Come si chiama la fanciulla bagnata?"mi domanda lui sempre con il sorriso sulle labbra, " perché mai dovrei dire ad uno sconosciuto il mio nome?", "mhmh... forse perché sono bello e sexy?...comunque io sono Josh".

MI SONO PERSA NEL TUO AFFETTODove le storie prendono vita. Scoprilo ora