«Tesoro svegliati.» sento la voce di mia madre in lontananza
«Joy è l'ultima volta che ti chiamo.» dopodiché il gelo.
Ma cos'è questo freddo? Apro un occhio e la luce mi acceca.
«Mamma ma sei impazzita, perché devi svegliarmi con questi modi bruschi?»
Mi ha privato del mio amato piumone! Cioè, è reato dai.
«Joy è da mezz'ora che ti chiamo, tuo fratello tra due ore sarà all'aeroporto e io non ho assolutamente intenzione di farlo aspettare quindi preparati e vai a scuola, ci vediamo a pranzo.»
coooosa???
«Scuola? Non vado a scuola da 20 giorni, se non andrò a scuola per il ventunesimo giorno non penso che la regina Elisabetta mi manderà in esilio.»
Mia madre mi guarda perplessa.
«Ma non puoi semplicemente dire che vuoi venire con noi a prendere James? Dio, che figlia mi hai dato?»
«Melodrammatica.» e scoppiamo a ridere.
Io e mia madre abbiamo un rapporto speciale. Non come tutte le madri e figlie, io da piccola ero morbosamente attaccata a lei a causa di un trauma infantile.
Flashback
10 anni prima
«Mammina dove devi andare di nuovo? Io vengo con te.»
«Tesoro mio sai che non posso portarti altrimenti lo farei, stai tranquilla mamma domani torna.»
«Se non mi porti con te scappo come l'ultima volta. Tanto la nonna è lenta e non può rincorrermi e non mi faccio trovare più. Mai più!» grido e scoppio a piangere
«Shh tesoro non fare così ti prego... è già abbastanza complicato.»
Non riesco quasi a respirare talmente sono scossa dalle lacrime mentre la mamma mi stringe forte forte al petto.
«Calmati tesoro mio, verrai con me d'accordo? Ma adesso stai tranquilla.»
e comincio a rilassarmi con i baci della mamma sulla testa.Mamma mia qui dentro è tutto bianco... però poco mi importa di che colore sia, sempre meglio di aspettare a casa.
«Signora Jackson prego, potete accomodarvi.»
Entriamo tutti dentro una stanza, non volevano che io e mio fratello entrassimo, ma lui ha detto che sarebbe entrato lo stesso e io non potevo rimanere sola. Io sono seduta in braccio alla mamma, mentre papà e James sono accanto a noi. Siamo davanti a un signore con un camice, penso sia un dottore, che comincia a parlare.
«Beh ecco signora Jackson, vi ho fatto venire con questa urgenza per informarvi che c'è stato un errore.»
«Che tipo di errore?»
nonostante abbia risposto papà, quel signore (il dottore penso) continua a fissare la mia mamma.
«Allora... il fatto è, che dopo l'intervento, abbiamo analizzato la massa tumorale asportata e diciamo che, ecco... non era esattamente come pensassimo, cioè di natura benigna.»
Mio papà scatta in piedi come una molla e con sguardo minaccioso gli chiede cosa diavolo volesse dire, sembra molto arrabbiato con quel signore.
«Mi dispiace signora, ma le restano più o meno tre mesi di vita.»
A quelle parole mio padre comincia ad urlare, James scappa fuori da quel posto infernale e io guardo la mia mamma che in mezzo a quel caos mi dice:
«Amore mio non dargli ascolto! Non è mica vero.» ma io non riesco a sentire niente. Niente di niente. Neanche mio papà che urla come un disperato. Riesco a sentire solo quelle parole che si ripetono nella mia mente come un mantra infinito. Come la peggiore delle torture.Da quel momento qualcosa dentro di me si è rotto. Avevo sei anni, ero soltanto una bambina a cui era stata negata la possibilità di vivere con la spensieratezza dell'infanzia. Una bambina che è dovuta crescere in fretta, tra ospedali distanti migliaia di chilometri e la paura che tutto fosse inutile. Sono stata costretta a vivere nel terrore che da un momento all'altro avrei potuto perdere la persona più importante della mia vita, il punto di riferimento per ogni figlia.
Tutto questo soltanto per la stupidità di un medico senza alcun tatto, capace di dare una notizia del genere davanti ad un figlio adolescente e ad una figlia bambina. Un medico che non merita nemmeno di essere chiamato tale, perché un MEDICO non lascia morire la speranza.
Mio padre ha perso venti chili in un mese. In pratica alla fine era mia madre che dava la forza a noi di continuare a vivere.
Ma noi, quella speranza che tanto volevano toglierci, non l'abbiamo persa mai. Papà, James ed io ci siamo messi alla ricerca dei migliori centri specializzati al mondo e, in maniera più tempestiva possibile, siamo partiti tutti. E sapete una cosa? Mia madre ce l'ha fatta.
Ne abbiamo passate tante... sono stati anni di lotta infinita, ma ce l'ha fatta. A discapito di chi credeva sarebbe stato inutile qualsiasi tentativo.
Tutti con delle cicatrici, mia madre sulla pelle e noi sul cuore. Ma tutti vivi.
Io, le mie cicatrici, me le porto dietro tutt'ora, purtroppo non ho ricordi della mia infanzia prima dei sei anni e quindi prima che mia madre stesse male. Non so perché la mia mente ha rimosso tutto ciò che è accaduto prima, ma alla fine va bene così. Ho sempre desiderato il bene delle persone che amo prima del mio. Perché io sono fatta così, amo più di me stessa o non amo per niente. Io sono o tutto o niente.«Joy quello è tuo fratello?» la voce di mia madre mi risveglia dal ricordo peggiore della mia vita.
Alzo lo sguardo seguendo il suo e mi ritrovo davanti un James che viene verso di noi con un cappello talmente buffo che... Dio, è ridicolo! Scoppio a ridere quando noto che è seguito da Cameron, che indossa lo stesso cappello!
«E poi ero io la figlia strana che Dio ti aveva dato?» dico a mia madre tra una risata e l'altra e corriamo incontro a James.
Ci abbracciamo fortissimo, oddio quanto mi è mancato.
****
Si ricomincia. Eccomi qua sdraiata sul letto a fissare il soffitto stanca morta, di nuovo. La scuola è ricominciata da un paio di giorni e oggi sono rientrata in palestra dopo quasi mese, che trauma. Non riesco a muovermi.
Sento il suono di una notifica che mi avvisa dell'arrivo di un messaggio su Facebook, ma non riesco ad alzarmi. Diciamo che non tradirei mai il mio letto per qualche squilibrato che vuole provarci su un social!Dopo una decina minuti mi decido ad alzarmi per andare a fare la doccia. Passo davanti la scrivania, dove il computer attira la mia attenzione perché continua a lampeggiare rosso a causa del messaggio non letto. Mi avvicino per 'visualizzare e non rispondere’ come la maggior parte delle volte e quasi mi prende un colpo.
Dio, non può essere.
Il mittente è: Cameron Baker.
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Indifference ~ amore complicato #wattys2019
Romance«Ciao bambina» giro di scatto la testa «Scusa, non volevo spaventarti. Cosa ci fai qui tutta sola?» ma io non mi sono spaventata perché ero da sola, ho sperato di avere le allucinazioni e invece era davvero lui. «Vediamo le possibili ipotesi su ciò...