Third

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Lo guardai e dai suoi occhi verdastri uscivano delle lacrime. Posai la mia mano sulla sua spalla e lui si girò istantaneamente verso di me.
-Cosa?- chiese lui acidamente.
-S-Scusa, non era mia intenzione essere stronzo, ma quando sto male non mi controllo e sono irascibile..- cercai di spiegare. Vidi un timido sorriso spuntare tra le lacrime, ma era un sorriso sincero.
-Va bene, perdonato- sorrise lui. Aveva un sorriso troppo carino, perché non lo mostrava più spesso?
Sorrisi anche io e incominciammo a parlare, un po' di tutto. Tra una sigaretta e l'altra passarono circa due ore, senza che ce ne accorgessimo.
-Ma sei serio?- mi chiese lui ridendo.
Annuii e risi, mostrandogli la foto della prima canna che avessi mai rollato. Era imbarazzante quella canna, ma volevo vederlo sorridere. E lui inconsapevolmente mi accontentó, continuando a sorridere.
-Beh fra imbarazzante- disse divertito.
Feci il finto offeso e lui mi spintonó pianto per la spalla.
-Scusa- rise lui. Gli sorrisi e mi accesi uno spinello. Avevo voglia di essere libero per un paio d'ore, odiavo essere chiuso nella mia prigione mentale.
Lo guardai e pendeva dalla mia canna. Risi e gliela passai, per poi vedere le sue abilità mani prenderla e posarla tra le labbra per qualche secondo e successivamente buttare fuori una densa nuvoletta bianca. Dal vivo sembrava più piccolo che nelle foto, sembrava un bambino.
-Che hai da guardarmi così?- mi chiese ridendo e restituendomi la canna. La presi e scossi il capo.
-Niente- mentii. Ed ecco che in quel momento accadde una cosa che speravo non accadesse: Alison passò lentamente di lì, davanti ai miei occhi. Era stupenda, come al solito. I suoi lisci capelli neri erano racconti in una coda e indossava una delle felpe che le avevo prestato. Aveva uno sguardo malinconico e stava fumando una sigaretta. Cercai di non avere reazioni, non mi andava di mostrarmi per il debole quale sono, ma purtroppo non ci riuscii: una lacrima abbandonò i miei occhi e il mio cuore perse un battito. Vederla faceva uno strano effetto, un brutto effetto.
-Ehi, va tutto bene- sentii dire da Andrea. Mi girai lentamente a guardarlo e feci un tiro. Aveva occhi tristi e vuoti.
-Sí.. va tutto benissimo- dissi io cercando di mascherare il tutto. Mi rigirai e Alison se n'era già andata. Meglio così, almeno non mi sarei continuato a distruggere ulteriormente. Dovevo dimenticarla, assolutamente.
Finii la canna in silenzio e nel silenzio più assoluto sentii un singhiozzo da parte di Andrea. Mi girai bruscamente e lo vidi piangere animatamente.
Cosa dovevo fare? Non ero abituato a consolare le persone, non ero empatico. Ma sapevo cosa volesse dire perdere qualcuno di importante, quindi un minimo capivo. Stavamo entrambi male, ecco cosa ci univa. Io per una ragazza, lui per il suo ex migliore amico.
-Come mai avete litigato?- gli chiesi dopo un po' di minuti di silenzio. Ero curioso di sapere l'origine del suo così profondo dolore. Lo guardai. Stava male da morire quel ragazzo. Alzò i suoi occhi rossi e li fece scontrare coi miei, facendomi provocare un brivido.
-Ho fatto coming out, e non l'ha presa molto bene.. mi ha inizialmente deriso dicendomi che sono confuso, poi ha metabolizzato e mi ha insultato pesantemente.. poi.. poi mi ha picchiato.. dandomi del frocio ogni due secondi..- cominciò lui, stoppandosi per fare un respiro. Era gay? Non si direbbe mai nella vita -..poi l'ha detto a tutta la compagnia.. non mi è rimasto più nessuno..- conluse lui lasciando che una lacrima scenda dai suoi occhi verdastri. Non seppi che fare in quel momento, mi aveva lasciato spiazzato. Misi una mano tra i suoi capelli e li accarezzai cercando di rassicurarlo, forse riuscendoci. Smise bruscamente di piangere e mi guardò direttamente negli occhi, mantenendo quel contatto visivo per una buona manciata di secondi. Fece un gesto che non mi sarei aspettato mai, e che l'avesse fatto una qualsiasi altra persona in quel momento l'avrei probabilmente ammazzato: mi tolse la mano delicatamente e mi abbracciò o meglio, sì fiondò tra le mie braccia.
Quel ragazzo mi riusciva a sorprendere ogni volta, non sapevo come fare, quindi ricambiai giusto per consolarlo. Averlo tra le mie braccia era come avere un bimbo impaurito e debole, era strano, ma non mi dispiaceva per niente. Trasmetteva un calore inaudito, il suo tremare insicuro faceva tenerezza. Stettimo abbracciati per un paio di minuti, senza muoverci, a cercare di riparare le crepe dell'altro col calore della debolezza che sprizzavamo. Fu proprio lui ad interrompere quel momento, alzando il capo dalla mia spalla, per poi arrivare al mio orecchio e sussurrare un: -Grazie Giorgio-
Lo guardai, stava sorridendo. Era così adorabile quando sorrideva così, sincero.



bella ragaa. ecco un nuovo capitolo della Mosva, e niente, io semplicemente li adoro, sono troppo pucciii.😍💦
cosa ne pensate? devo continuare? mi fermo? commentate+lasciate una stellina!❤

𝐀𝐬 𝐚 𝐃𝐫𝐮𝐠 ;; 𝐌𝐨𝐬𝐯𝐚 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora