Tenth

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La allontanai da me e senza dire null'altro tornai dagli altri come se niente fosse.
-Oh Giò ma te sei fumato er cervello? Hai distrutto Alison- sentenziò Valerio con tono dispiaciuto. Feci spallucce e guardai Andrea. Era in piedi e stava guardando il vuoto, proprio come facevo io poco prima. Lo imitai e mi alzai anche io, per poi prendere il suo braccio ed annunciare che me ne sarei andato.
-Regà vado, ho di meglio da fare- dissi allontanandomi, trascinando André con me. Avevo bisogno di stare con lui in quel momento, sarebbe riuscito a distrarmi. Una volta usciti dallo Skatepark, lui mollò la mia presa e si mise avanti a me, bloccando la mia camminata.
-Perché hai fatto del male a quella ragazza?- mi domandò con tono alto ed arrabbiato.
-È Alison, quella per cui ho rischiato di finire dentro, quella che mi ha ridotto uno schifo- spiegai guardandolo negli occhi, cercando di captare il suo umore. I suoi occhi divennero più spenti di prima e mi sorrise timidamente.
-Lo stesso non devi far del male alla gente- tentò di autoconvincersi lui. I suoi occhi dicevano il contrario, lo vedevo.
-Sì lo so, perdonami- continuai. Lui tentò di essere serio, ma la luce nello sguardo lo smentiva, cazzo erano così belli. Sorrise, creando così un connubio perfetto tra i suoi occhi sorridenti e il sorriso che chiuse il tutto, facendomi impazzire.
-Sí, ma ora andiamo a casa che sennò fai infezione alla mano- sentenziò trascinandomi via.
[...]
-Giorgio sei proprio ridotto male, sicuro di non esserti rotto niente?- mi chiese tamponando delicatamente le mie ferite sulle nocche. Le nostre mani erano in contatto, cazzo, era una sensazione bellissima. Le sue piccole mani stavano curando la mia mano spaccata ed insanguinata, con molta attenzione e destrezza. Faceva un male assurdo, avevo sfogato la rabbia di due settimane in un solo pugni contro quella parete, e in un altro contro Alison.
-Non lo so Andrea, so che mi fa male- risposi lamentosamente nel momento in cui faceva movimenti bruschi.
-Scusa, dai che ho quasi finito- bisbigliò prendendo una garza.
-Adirittura una garza?- chiesi ridendo nel mentre iniziò ad avvolgermi la mano. Lo vidi annuire tutto convinto e continuare il suo lavoro.
-Non si sa mai- aggiunse poi. Scossi il capo sorridendo, quel ragazzo era incredibile. Attesi ancora un paio di minuti e lo sentii pronunciare testuali parole: -Signor Ferrario ecco a lei la sua nuova mano-
Scoppiai a ridere e lui sorrise di rimando. Le sue mani stavano ancora tenendo la mia, i suoi occhi erano incatenati ai miei, quasi fossimo due anelli di una catena destinati a stare vicini, ad unirsi. Né io né lui osavamo muoverci, era tutto così perfetto.
-Giorgio io..- cominciò lui, interrompendo il contatto fisico che avevamo instaurato.
-Sí?- domandai continuando a guardarlo negli occhi. Lui distolse lo sguardo quasi fosse imbarazzato, o peggio, amareggiato o deluso da qualcosa. Iniziò a tremare ed una lacrima abbandonò i suoi spettacolari occhi verdastri. Mi feci travolgere dalle sue emozioni.
-Ehi piccoletto va tutto bene.. vieni qua- mormorai aprendo le braccia. Lui ci si fiondò e mi strinse forte, come un bambino impaurito stringe la mamma, come se la madre riuscisse a proteggere il bimbo dai fantasmi che lo perseguitano. Io non feci altro che abbracciarlo e tentare di proteggerlo, proteggere quel bimbo che avevo tra le braccia.
-Giorgio io sono autolesionista- disse il piccolo tra i singhiozzi. Me l'ero immaginato, ma la verità faceva male, molto più di quanto pensassi. Sentirmelo dire sul serio mi distrusse il cuore in mille pezzi, non osai immaginare il suo com'era ridotto per arrivare a questi atti così estremi. Gli lasciai un bacio tra i capelli, come per dirgli indirettamente "Ora ci sono io".
-Va tutto bene- mormorai continuando ad accarezzargli la nuca. Volevo che stesse bene, bene sul serio. Sì staccò lentamente da me e a testa china si sollevò la manica sinistra della felpa. Quello che vidi fu davvero impressionante: l'avambraccio era ricoperto di cicatrici, dalle più o meno visibili a tagli ancora non cicatrizzati, ma sembravano risalire a non più di una settimana prima.
-André..- bisbigliai facendo alzare il suo capo in risposta: i nostri occhi si scontrarono nuovamente, ed i suoi così rossi e colmi di lacrime facevano davvero tenerezza. Il mio sguardo cadde sulle sue labbra le quali erano socchiuse ed emanavano pesanti respiri. Mi sentii andare a fuoco, era surreale quella situazione, davvero.
-Dimmi- rispose asciugandosi le lacrime. Avevo il cuore in gola, mi sentivo in ansia.
Senza pensarci due volte gli accarezzai la guancia e un secondo dopo lo baciai. Lo sentii rigido inizialmente, ma un istante dopo si sciolse e ricambiò il bacio. Chiesi accesso alle sue labbra e me lo concesse, dando così inizio ad un bacio passionale.
Stavo letteralmente andando a fuoco, ero sicuramente bordeaux. Non sapevo cosa mi fosse preso, ma ne stavo sentendo la necessità, quelle sue labbra mi stavano richiamando. Forse era presto, due settimane e mezza di conoscenza non sono praticamente nulla, ma noi avevamo passato assieme ogni giorno di quelle due settimane, quasi ogni ora del giorno, lo conoscevo bene ormai. Pensai di potermi finalmente concedere un bacio. Una semplice amicizia non ha mai definitito il nostro rapporto, ci sono sempre stati quegli sguardi complici, i sorrisi veritieri e qualche abbraccio oltre il dovuto.
Mi modicchiò il labbro inferiore ed emanai un lievissimo gemito, forse nemmeno l'aveva sentito. Ma poco importava: ero felice, mi stavo sentendo bene, mi veniva naturale sorridere in quel momento, ero davvero felice.



hihihi che cariniii.
ragaaaa sono troppo degli amorii😭😍
bene, sono troppo proud, si sono baciati hjsjsjsnsn. okey la smetto, ciao.

𝐀𝐬 𝐚 𝐃𝐫𝐮𝐠 ;; 𝐌𝐨𝐬𝐯𝐚 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora