Seventh

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-Giorgio passamela però- frignò Andrea dandomi dei leggeri colpi sul bicipite. Eravamo seduti sulla stessa panchina in cui ci conoscemmo un paio di settimane prima, nonostante sembrarono passati mesi. Sbuffai e gli passai la canna ridendo. La nostra amicizia era diventata un qualcosa di davvero speciale, in sole due settimane: sembrava quasi impossibile un rapporto del genere tra due ragazzi, così tanta confidenza e legame, eppure eravamo i due ragazzi più felici del mondo se l'uno era con l'altro, cioè, almeno io ero felice ed ero tornato a sorridere e vedevo lui con occhi diversi dal giorno in cui l'ho conosciuto, erano più accesi.
-Mo però nun me la finí tutta tu eh- risi girandomi a guardarlo. Era intento a far cadere la cenere in eccesso dallo spinello, con la sua solita delicatezza.
-Scusa- disse con un sorrisetto, restituendomi la canna. Scossi il capo e fumai lentamente sotto il suo sguardo attento. Mi sentivo completamente a mio agio in quel momento, ero sciolto, tranquillo.
-Minchia se sei bello- mormorò lui mordendosi il labbro. Feci finta di non averlo sentito per l'ennesima volta, e per l'ennesima volta arrossii come un bimbo. Era dovuto a un mix di cose: il freddo pungente di fine dicembre, l'imbarazzo e il fatto che nel profondo del mio animo pensassi anche io che lui fosse bello, anzi, bellissimo. Sul mio volto era stampato un sorriso da ebete, dovuto all'erba e alla frase così naturale pronunciata da Andrea. Finii la canna e gettai a terra il mozzicone per poi pestarlo e coprirlo con una manciata di neve, candida e fredda. Mi girai verso di lui e lo sgamai a guardarmi come se io fossi la cosa più bella che lui abbia mai visto; da un lato questa mia supposizione mi faceva davvero strano, ma dall'altro mi rendeva più felice e mi fece sorridere.
-Andrea..- incominciai io guardandolo fisso nei suoi occhi arrossati. Aveva le pupille molto dilatate, lasciando così poco a vedere i suoi occhi verdastri.
-sí?- disse lui incerto. In realtà nemmeno io sapevo perché l'avevo chiamato. Forse volevo sentire la sua voce, mi tranquillizzava tanto; o forse volevo solo avere la sua attenzione.
Mi persi a guardarlo, era adorabile: quei suoi capelli spettinati, gli occhi arrossati per la droga e quel sorrisetto da fattone, era bellissimo.
-Sono fatto si, e tu peggio di me, ma i tuoi occhi li leggo lo stesso- affermò lui, sorridendo più animatamente e arrossendo notevolmente.
-Sí lo so- ammisi imbarazzato. Esattamente non so cosa avesse interpretato lui, ma dedussi che pensò a qualche cosa di bello dato che pochi istanti dopo si avvicinò a me, poggiando il capo sul mio petto , proprio come avrebbe fatto un bambino.
Ecco, io mi sentivo responsabile di lui, non che non avesse già vissuto qualcosa, ma per qualsiasi scelta che avrebbe fatto io avrei dovuto aiutarlo, mi sentivo in dovere di farlo. Lo cinsi a me sulle spalle e restammo fermi così per un bel po', a parlare, di tutto e di niente. Mi stavo sentendo bene, ero così spensierato, discutere con la persona che da un paio di settimane mi stava rendendo felice, mi stava facendo bene.
Durante la conversazione lui gesticolava molto, come ogni volta che parlava, e muovendosi posò la mano sulla mia coscia, con dolcezza, quasi farlo apposta. Persi istantaneamente un battito e sorrisi, involontariamente. Lui però non sembrò averlo fatto per errore, infatti iniziò ad accarezzarmi l'interno coscia, lentamente. Rimasi abbastanza stranito, ma il suo tocco non mi dispiaceva, in più l'erba mi stava assecondando. Socchiusi gli occhi e lo avvicinai ancora di più a me, facendolo quasi finire sopra di me.
-S-Scusa io...- cominciò lui, togliendo la mano. Mi rattristii un secondo e passai la mano tra i suoi capelli, morbidi e scuri.
-Ma di cosa?- feci il finto tonto io. Volevo che lo dicesse, oltre al fatto che volevo sentirlo e basta.
-Di averti messo la mano.. lì insomma- cercò di giustificarsi. Sorrisi, ma lui non mi vide mai.
-Non devi scusarti- spiegai con tono dolce, cercando di lasciare intendere che non mi era affatto dispiaciuto. Lui si allontanò un po' da me e mi guardò dritto negli occhi: aveva un colorito roseo è un sorrisino adorabile sulle sue bellissime labbra. I suoi occhi sembravano finalmente essersi accesi e essere tornati allegri come in quella fotografia. Forse era solo una mia illusione, forse stavo divagando troppo con la mente, mi stavo semplicemente allargando. Ma vedere occhi che prima erano spenti e vuoti diventare così non era facile, e in più era più che ovvio che fosse tornato felice.
-A Capodanno che fai?- chiese lui guardando la punta delle sue Adidas comprimere della neve oramai ghiacciata. Ci pensai, effettivamente non avevo alcun piano, forse l'avrei passato assieme a quei quattro unici amici che avevo, oltre a lui, ma non ne avevamo ancora parlato. Almeno, non me ne avevano ancora parlato: sicuramente si stavano organizzando senza di me, pensai.
-Non ne ho idea, tu?- risposi con sincerità, guardandolo. Era così carino, concentrato sul panorama circostante, sembrava un poeta alla ricerca della sua ispirazione.


eee niente, sono tornata dopo un saacco di tempo. mi scuso, ma non avevo assolutamente ispirazione per scrivere nulla, quindi ecco che ho preso l'occasione del momento di ispirazione per scrivere sta cagata.🤦🏻‍♀😩
spero comunque che vi possa piacere e niente, lasciate un commento+una stellina, vi voglio tanto bene ❣

𝐀𝐬 𝐚 𝐃𝐫𝐮𝐠 ;; 𝐌𝐨𝐬𝐯𝐚 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora