Fifth

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Mi sentivo osservato, ma non ci feci caso, ho continuato a fumarmi la sigaretta guardando il soffitto scuro.
-Vuoi qualcosa da bere?- sentii dire da Andrea dopo diversi minuti di silenzio.
Mi misi a sedere e lo guardai nuovamente negli occhi: erano rossi e tristi.
-Che hai?- chiesi. Io intendevo il suo stato emotivo, ma evidentemente non gli andava di parlare.
-Io? Ah no, ho di tutto- sviò lui.
Annuii.
-Hai vodka?- domandai. Avevo una voglia pazzesca di svagarmi, di distogliere la mia attenzione dalla mia vita così grigia e noiosa. Lo vidi muovere il capo in segno di affermazione e uscire dalla camera. Aspettai circa un minuto prima di vederlo tornare con una bottiglia in mano. Richiuse la porta e mi parve di sentire anche un giro di chiave.
-Ecco a lei Ave Signor Ferrario- disse porgendomi la bottiglia, cercando di sorridere. La presi e sorrisi, cazzo se era carino. La aprii e ne bevvi qualche sorso. Mi prese un leggero giramento di testa e sorrisi.
-Ti piace?- mi chiese.
-Sì non è male- ammisi prendendo il cellulare. Aprii instagram e feci una foto alla bottiglia per fare una storia. Aggiunsi lo stiker con l'orario, le 10.13, e una faccina innamorata, poi lo taggai. La postai e guardai le notifiche, ma nulla attirò particolarmente la mia attenzione. Riposi il telefono in tasca e feci un altro sorso.
-Tu sai andare sullo skateboard?- mi domandò il più piccolo.
-Sì, perché?-
-Mi insegneresti? Non sono fottutamente in grado- sbuffó lui. Risi e gli passai la vodka.
-Va bene, magari dopo- spiccicai guardandolo. Le sue labbra si schiusero per accogliere la bottiglia e far scendere un po' di alcolico.
-Certo, dopo- disse lui posando la bottiglia a terra e sedendosi accanto a me, pericolosamente vicino a me. Così vicino da sentire il suono dei suoi respiri e il calore del suo corpo. Era rassicurante averlo accanto a me, mi sentivo bene, cioè, meglio rispetto al solito.
Passarono pochi secondi, che mi parvero ore, prima che quella pace venga interrotta da qualcuno che tentò di entrare un camera. Fortunatamente aveva chiuso a chiave. Non reggevo la gente.
-Cosa?- urlò Andrea.
-Dai Andrea apri, sono io- si sentí dire da fuori la porta. Lui sembrò essersi trasformato in una statua di ghiaccio, era immobile e sembrava abbastanza sconvolto. Scosse il capo e sbatté le palpebre.
-Vattene via- disse solo. Sentii sbuffare la persona fuori e udii dei passi pesanti allontanarsi. Ero curioso, ma mi trattenni nel fare domande. Conoscendomi l'avrei sicuramente fatto stare male, ricordandogli brutti ricordi.
-Scusa, era mio fratello- mi spiegò alzando gli occhi al cielo.
-Di niente, cosa voleva?- azzardai.
-È preoccupato per me, che io mi.. Si insomma, è preoccupato- tagliò corto lui.
Capii immediatamente di cosa aveva paura suo fratello, senza bisogno che dicesse altro: il fatto che lui si fosse appena stretto nella sua enorme felpa, e che i suoi occhi si velarono di lacrime mi fecero pensare all'autolesionismo.
Mi pianse il cuore al pensiero che una lametta potesse aver inciso la sua pelle, che del sangue potesse essere uscito volutamente da dei tagli.
Non dissi nulla, sapevo quanto desse fastidio parlare dei problemi. Lo strinsi a me dalle spalle e cercai di scioglierlo, tremava e i suoi muscoli erano contratti.
-Ehi, calmati, tranquillo- mormorai io cercando di rassicurarlo, accarezzandogli la spalla. In pochi secondi smise di tremare e sembrava essersi placato, ma nonostante ciò, non lo lasciai. Averlo tra le mie braccia faceva stare meglio anche me. Lui posò il capo sul mio petto e sorrisi: mi sentivo bene, riusciva a farmi dimenticare tutto, meglio di una droga, e lo conoscevo da poche ore. Era incredibile, davvero.
-Giorgio, io ecco.. io..- cominciò lui. Probabilmente voleva dirmi qualcosa di importante, ma non volevo stesse male nuovamente. Gli accarezzai i morbidi capelli corvini e non disse altro.
-Shhh, non serve che spieghi nulla, va bene così- bisbigliai continuando ad accarezzargli i capelli.
-Mhh- disse lui quando lo strinsi più forte a me, dopotutto era come me, e io in quel momento avevo bisogno di qualcuno che mi confortasse, nulla più nulla meno.
-Che c'è, ti da fastidio?- chiesi per assicurarmi della situazione. Lui scosse il capo lentamente e lo guardai: aveva le guance arrossate, gli occhi socchiusi e le sue labbra accennavano lontanamente ad un sorriso. Era così carino, merda.
Quel momento apparentemente perfetto venne interrotto da qualcuno che bussò alla porta, di nuovo. Andrea si alzò facendomi rattristire per una frazione di secondo. Mi sdraiai nel letto e sentii la porta aprirsi, ma ero troppo pigro per alzare la testa e guardare chi ci fosse.
-Cosa vuoi Luca?- disse il corvino.
-Ci sono visite per te.. Posso farlo entrare?- domandò il fratello. Chi era venuto a fargli visita?




salve ragaa.
nuovo capitolo, che ne pensate? 😋💜

𝐀𝐬 𝐚 𝐃𝐫𝐮𝐠 ;; 𝐌𝐨𝐬𝐯𝐚 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora