Ninth

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-Andrea, giusto?- gli chiese Sac, guardandolo. Il piccolo annuì timidamente provocando un sorriso da parte dell'altro interlocutore.
-C'hai le palle fratè, te stimo- esclamò successivamente. Io mi stavo astenendo dal commentare la situazione, mi stavo sentendo vuoto, senza un motivo particolare, ero semplicemente molto triste.
-G-Grazie- rispose Andrea guardandosi attorno. Era adorabile, cazzo.
[...]
-Ndo vai ao? Ferrario!- mi richiamò Nico.
Non gli diedi retta, mi ero stancato di stare seduto a non fare niente. Camminavo a passo svelto verso casa, non avevo voglia di parlare con nessuno.
Quel pomeriggio l'avevo passato a fumare una sigaretta dopo l'altra, socializzando ogni tanto con la mia compagnia, ma nulla di particolarmente interessante. Mi sentivo uno stronzo ad andarmene di punto in bianco senza dare spiegazioni a nessuno, nemmeno Andrea che si stava rollando una sigaretta. Mi girai indietro e notai che solo lui, apparte Nico che mi raggiunse poco dopo, sembrò accorgersi della mia assenza. Mi stava cercando con lo sguardo, assai preoccupato ed imbarazzato.
-Ma che sei scemo?- mi chiese Moriconi guardandomi negli occhi, probabilmente in cerca di un mio segnale di vita. Ero così vulnerabile, lo ero da due settimane e mezzo circa, e solo per colpa di quella ragazza.
Non risposi, mi stavo sentendo male, non ne avevo le forze, per tutta risposta tornai nel gruppo senza dire alcuna parola, non volevo attirare l'attenzione su di me. Mi sedetti nella stessa posizione abbandonata poco prima e ripresi a guardare intensamente il vuoto, come sotto uno stato di ipnosi. Quando accadeva ero in trance, solo un rumore esterno che mi potesse interessare riusciva a farmi "risvegliare" senza rischiare un infarto, come invece sarebbe potuto accadere se "risvegliato" in modo brusco da qualcuno.
-Alison tesoroo- sentii urlacchiare da Emma dopo svariati minuti di vocii irrilevanti. Mi svegliai di colpo, alzai lo sguardo e lo incrociai subito con quello della ragazza che mi aveva distrutto, la ragazza che mi stava facendo solo del male. Provai immediatamente un attacco d'ira in me, ma lo reprimei.
-Ciao Emma- rispose lei sorridendole. Persi un battito, il suo sorriso mi faceva lo stesso effetto di prima, lei in generale, era così intrigante in ogni cosa che facesse, non gli si riusciva a togliere gli occhi di dosso. Ero probabilmente la persona più confusa di sto mondo in quel momento, un mix di rabbia assurda e tristezza che non riuscivo ad esprimere. Avrei avuto voglia di fargliela pagare tutta, ma non sapevo nemmeno da dove iniziare. O forse sì.
-Ferrario possiamo parlare?- mi chiese subito dopo, girandosi verso di me. Il cuore mi martellava nel petto e sbiancai, stavo cadendo nuovamente nel suo gioco, ne ero certo. La possibilità di finalmente farle capire quanto avesse sbagliato mi era appena stata data in un piatto d'argento.
Annuii, non avevo coraggio di aprire bocca davanti a terzi, avrei sputato i peggio insulti e sarei passato per un figlio di puttana. Ero deciso a voltare pagina, nonostante i forti sentimenti che provavo, non potei continuare a pugnalarmi.
Mi alzai e la presi per il braccio, stringendolo forte, quasi stritolandolo, e la portai qualche gradone più in basso così da non far sentire i nostri discorsi.
-Spara- dissi freddo, sedendomi. Respiravo affannosamente, oramai la tristezza si stava trasformando in rabbia, era sempre così per me, non riuscivo a trattenermi.
-Mi-Mi dispiace p-per tradito la t-tua fiducia- balbettò lei, distogliendo lo sguardo. I miei occhi, davvero esperti nella comunicazione, emanavano rabbia e follia pura. Dopo quella frase persi completamente il controllo. Mi alzai di scatto e mi avvicinai pericolosamente.
-Ti dispiace? Cazzo ma ti rendi conto che per colpa tua sono quasi finito dentro?- urlai, forse un po' troppo forte. Continuavo ad ansimare e sbattevo ripetutamente le palpebre, segno che ormai non ero più in me. Stavo diventando quel Mostro di cui lei ha tanto paura; l'ha visto solo una ed una sola volta in vita sua, ma ora per un casino che lei ha combinato lo stava per rivedere, e la rabbia l'avrei riversata su di lei.
-S-Si è una stronzata chiederti scusa così, ma credimi che se potessi non lo rifarei mai- cercò di giustificarsi a capo chino. Ed ecco che la goccia fece traboccare il vaso: merda quanto era sfacciata.
-Fanculo Alison- sibilai sgranando gli occhi, per poi tirarle un ceffone. La sua guancia diventò rossa in pochissimi secondi e la strofinò dolorante. In quel momento non mi interessava nulla dei suoi sentimenti, nemmeno dei miei, dovevo sfogare la rabbia repressa in queste due settimane.
-G-Giorgio- mormorò lei con le lacrime agli occhi. Sentivo tutto il corpo tremare, per scaricare un po' tirai un pugno al muro che avevo alla mia destra. Fece male, molto, ma non ci feci caso subito. Mi guardai le nocche e stavano perdendo sangue, merda.
-G-Gio, ti prego- continuò. Ma sembravo sordo, e la rabbia vinse su di me, ancora. Mi girai lentamente verso di lei e le scaricai un pugno in pieno volto, con forza. Lei girò il volto e si massaggió la parte appena colpita, forse avevo esagerato. Tolse la mano e lo zigomo stava sanguinando, un taglio si era aperto proprio dove le mie nocche l'avevano colpita.
-Cazzo Giorgio ascoltami!- urlò lei, guardandomi fisso negli occhi. Stavo lentamente tornando in me, e iniziavo a pentirmi di averle fatto del male.
-Tu mi manchi, sei il mio tutto, non riesco ad andare avanti senza di te- continuò per poi stopparsi di colpo: stava osservando le mie labbra, sembrava concentrata. Non resistetti, la baciai, avvicinandola a me per i fianchi proprio come facevamo prima di lasciarci. Le morsi delicatamente il labbro inferiore, la faceva impazzire difatti un mugolio non tardò ad arrivare. Stavo impazzendo, non capivo più nulla: una parte di me moriva dalla voglia di continuare quel bacio, continuarlo per sempre; l'altra parte di me implorava di staccarmi, non stavo facendo la cosa giusta, non ero veramente ancora innamorato, avevo già voltato pagina ed illuderla non sarebbe stato il massimo. Vinse la seconda parte di mezzo fortunatamente, e mi staccai anche se di pochi millimetri.
-Merda Giò, ti amo- mormorò sulle mie labbra. Il mio cuore fece un breve tuffo, ma poi si ricompose: io la fiducia non la davo mai una seconda volta, se la tradivi eri out dalla mia vita.
-Quindi che famo?- chiese sorridendo, anche se un po' incerta.
-Me spiace, ma nun se pó continuá na relazione senza fiducia, sai benissimo che nun te darò na seconda possibilità- sentenziai con tono serio. Faceva male, sì, ma era la verità. Lei annuì e mi abbracciò. Restai impassibile, non avrebbe avuto il mio perdono tanto facilmente.


𝐀𝐬 𝐚 𝐃𝐫𝐮𝐠 ;; 𝐌𝐨𝐬𝐯𝐚 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora