Eighth

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-Avrei dovuto passarlo in compagnia di Matteo, ma niente..- rispose lui con tono malinconico. Aveva la tristezza negli occhi, già rossi per la canna appena fumata.
-Passiamolo insieme- risposi automaticamente, senza pensarci. Arrossii, come se avessi appena detto qualcosa di strano, ma ero solo stranito dalla mia spontaneità.
-V-Va bene- disse lui incerto. Lo vidi sorridere e mi rassicurai.
-Se vuoi, altrimenti lo passo da solo- sentenziai poco convinto. Volevo passarlo con lui, solo con lui.
-Certo che lo voglio passare con te- mi rassicurò lui ampliando il sorriso già presente sul suo volto da bimbo adorabile.
-Menomale, che si fa allora?- chiesi ricambiando io sorriso. Cazzo, mi stavo fottendo il cervello.
-Vieni da me, ho casa libera- rispose sicuro. I nostri occhi si erano incatenati, non riuscivo a distogliere lo sguardo dai suoi, così belli.
-S-Si, va bene- balbettai imbarazzato. Che mi stava succedendo? Era la droga, sicuramente, come ogni volta. Sentii il mio cellulare vibrare nella tasca dei miei jeans e sbuffai. Non mi andava di parlare con nessuno che non fosse Andrea in quel momento, lui era la mia priorità. Estrassi il telefono e nello schermo lessi il nome di "Giulio."
-Dimmi Saba- risposi abbastanza scocciato, cercando di faglielo notare, ma l'effetto dell'erba sicuramente non mi assecondava, difatti continuai a ridere.
-Esci oggi?-
-Non ho molta voglia in realtà, sto con un mio amico-
-Porta anche lui se vuoi, daje ce manchi testa de cazzo- scherzò lui. Non sapevo se Andrea avesse voluto conoscere i miei amici, quindi glielo chiedi per evitare di farlo stare male.
-Andrè, te despiace se oggi usciamo co la mi compagnia?- lo vidi esitare un secondo ma poi scosse il capo. *
-A che ora brò?- domandai per chiedere conferma.
-Anche adesso-
Guardai l'orologio al mio polso, segnava le 14.17.
-Ndo siete?-
-Skatepark- disse secco.
Chiusi la telefonata e sbuffai. Sarei stato molto volentieri in compagnia di Andrea, ad abbracciarlo e ridere con lui, ma avevo anche altri amici e dovevo curare anche loro.
-Annamo?- chiesi al più piccolo, che annuì e si alzò. Oggi indossava un jeans nero strappato, Adidas bianche, una grande giacca a vento ed un cappellino nero di lana che si infilava solamente per passeggiare; faceva un freddo che in pochi riescono ad immaginare. Mi alzai anche io e uno affianco all'altro andammo allo Skatepark, camminando lentamente dato che era a pochi minuti dal luogo in cui ci trovavamo precedentemente.
-Regà ce sta Ferrario- esclamò Valerio vedendomi. Sentii Andrea aggrapparsi alla mia giacca, ma non mi girai a guardarlo, sapevo già che lui stava arrossendo: le persone nuove lo mettevano in imbarazzo.
Ci avicinammo a loro e tutti ci guardarono sorridenti, come se non fosse successo niente in queste settimane, come se loro non mi avessero completamente rimosso.
-Bella- dissi sedendomi scocciato su un gradino, facendo sedere accanto a me Andrea seguito con lo sguardo da tutti.
-Chi è lui?- domandò Emma, guardando prima me poi lui, per poi scendere dalle gambe di Manuel. Emma era una di quelle ragazze che non appena vede uno bello quanto André impazzisce.
-Un mio amico- risposi semplicemente.
-Che si chiama..- incalzò Emma. Cazzo, se avesse osato fargli del male non ci avrei più visto dalla rabbia.
-Andrea- disse lui con voce strozzata. Era visibilmente in imbarazzo.
-Bel nome, io sono Emma..- cominciò lei sorridendo ed autoindicandosi, poi passò ad indicare tutti i ragazzi dicendo i nomi.
-..loro invece sono Giulio, Luca ma chiamalo J, Valerio, Niccolò, Manuel, Luca ma chiamalo Sac e Mattia- concluse lei soddisfatta. Lui tentò di abbozzare un sorriso, ma fallì miseramente, non era felice in quel momento, non sapeva fingere.
-Posso?- chiese lei indicando le ginocchia del più piccolo. Questa sua richiesta provocò in me una sensazione davvero strana, la provavo solo con quegli stronzi che provavano a toccare Alison. Serrai la mascella e inarcai un sopracciglio, segno che mi stavo arrabbiando.
Stavo squadrando Emma da capo a piedi, ripetutamente, come per analizzarla, volevo capire cosa la spingesse ad essere così puttana.
-Ehm, n-no- balbettò lui insicuro. Mi rilassai subito, inconsciamente e sorrisi lievemente.
Lei lo guardò male, ma si ricompose subito e si sedette ugualmente su di lui, ma non sulle ginocchia, bensì sulle coscie.
Strinsi forte i pugni, dovevo trattenermi nell'andare lì e staccarle quei capelli biondi finti che si trovava.
-Emma non ti vorrei dare false speranze, togliti per favore- sentenziò serio il ragazzo. Lei si alzò di colpo con un'espressione indignata in volto.
-Ma che cazzo- mormorò lei.


*scusate, non sono di Roma, sto cercando di scrivere alcune frasi in dialetto, ma non le azzeccherò tutte. Chi è di Roma non mi uccida, ci tengo alla mia vita.🤞🏻💋
comunque spero che vi piaccia questa storia, perché a me personalmente sì un sacco e niente, ho già altri due capitoli pronti per questa MOSVA, quindii stay active bitches. 🌹
e non so che altro dire, ve se ama, a prestoo.

𝐀𝐬 𝐚 𝐃𝐫𝐮𝐠 ;; 𝐌𝐨𝐬𝐯𝐚 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora