17 gennaio 2019
-Giorgio quanto cazzo fumi?- mi chiese Andrea guardandomi leccare la cartina della sigaretta. Era la settima che mi fumavo quel giorno, ne avevo semplicemente voglia.
-Quanto mi basta per stare bene- risposi accendendola. Feci un tiro ed aspirai il fumo mandandolo nei polmoni. Tutta salute, pensai ironico.
-Pensavo di fumare tanto, ma tu bello mio mi batti- disse lui prendendo il suo pacchetto di Chesterfield: odiavo da morire quella marca, aveva un sapore che non sopportavo.
-Sí lo so, ho sempre fumato troppo- sentenziai guardandolo da capo a piedi. Non eravamo andati a scuola quella mattina, ero troppo stanco e non mi andava di stare da solo quindi lui restò a farmi compagnia. Indossava una mia felpa grigia e dei pantaloni, neri, al ginocchio di marca Adidas. Era in piedi davanti alla finestra socchiusa e fumava lentamente la sua sigaretta, aveva uno sguardo perso, chissà la sua mente dove stava divagando.
Io non riuscivo a smettere di pensare alla notte appena passata, avevamo appena fatto l'amore per la prima volta, è stato più che meraviglioso, è stata una favola, almeno per me. Lui era un ragazzo meraviglioso, aveva un cuore immenso ed era molto sensibile, ero sicuro che prima o poi l'avrei fatto soffrire, involontariamente certo, ma l'avrei fatto. Non ne avevo intenzione, lui era tutto ciò che avevo in quel momento, non volevo altro, ma era sottinteso che l'avrei fatto stare male, faceva parte del mio carattere.
-A che pensi?- mi chiese sdraiandosi accanto a me. Scossi il capo e posai il mozzicone della cicca nel posacenere, poi mi girai a guardarlo, era bellissimo.
-A stanotte- dissi sincero, diventando leggermente rosso in volto. Non potevo mascherare le mie emozioni, in particolare a lui. Ma la verità era che non ero mai stato così bene, mai nella mia vita. Era diventato come una droga, non potevo fare a meno di lui, per nulla al mondo.
-Non ti ho ancora chiesto se.. ti è piaciuto- sospirò lui posandosi a me. Gli accarezzai la nuca e sorrisi, consapevole che non mi potesse vedere, a suo malgrado, ero convinto di avere un sorrisetto stampato in viso, lo avrebbe baciato subito.
-Certo che sì- risposi continuando ad accarezzarlo, cercando poi di stringerlo di più a me.
Lui amava essere abbracciato forte, si sentiva protetto dallo schifo che è il mondo, me lo disse una sera mentre stavamo fumando una canna. E difatti lo sentii emanare un lievissimo gemito di benessere, lui diceva così, era una specie di suono che faceva quando si stava sentendo tanto bene, e con me l'ha fatto già molte volte.
Diceva anche di amare i baci improvvisi, quelli che non si aspetterebbe, soprattutto sul collo, quindi lo feci, gli lasciai un paio di baci proprio nell'incavo del collo. Lo sentii rabbrividire sotto le mie labbra e sorrisi, gli facevo sempre un effetto pazzesco.
-Giorgio ti amo- disse in un sussurro, senza però girarsi. Restò fermo tra le mie braccia a farsi stringere.
"Anche io" pensai, ma la voce mi morì in gola, lo sguardo mi cadde sulle foto appese alla parete davanti a noi. C'erano ancora tutte le foto col suo ex appese accuratamente tra le altre. Non che fossi geloso, era morto più di sei mesi prima *, ma avevo il timore che potesse tornare a star male, ed era l'ultima cosa che volevo, vederlo piangere mi distruggeva il cuore ogni volta. In quel momento perfetto c'eravamo solo io e lui, niente di più niente di meno.
Passammo ore così, a parlare di niente e di tutto, sdraiati sul suo letto a fumare una sigaretta dopo l'altra, in tranquillità. Andrea ad una certa di addormentò, aveva il capo posato sul mio petto, provocandomi un sorriso spontaneo.
[...]
-Mi stanno sui coglioni quei tre rincoglioniti, diocane- borbottò lui tirandosi il cappuccio nero sopra la testa.
-Nemmeno a me fanno impazzire, ma sono gli unici che ho, come amici, ogni tanto devo uscire anche con loro- dissi facendo la medesima cosa che fece lui poco prima.
-Che palle- sbuffò Andrea, chiudendo a chiave la porta dietro di sé. Lo guardai e mi morsi il labbro inferiore.
Ci incamminammo verso il solito posto in cui ci si trovava. Durante il tragitto nessuno dei due parlò, un silenzio dominò la situazione rendendola impermeabile al comprensibile. Non riuscii mai a capire se lui avesse qualcosa, ma nemmeno me ne preoccupai al momento, stavo sperando che Alison non fosse presente anche lei quel pomeriggio, non avrei retto.
-Giorgio, ma sei sicuro che ti va di stare con loro?- mi chiese sbuffando, poi si morse il labbro, un gesto di una naturalezza immane, mi fece impazzire come poche cose.
-Non è che mi va Andrea, ma devo, poi comunque offrono sempre, almeno fuma- lo rassicurai, sorridendo. Lui ricambiò poco convinto, ma si fece trascinare comunque al parchetto. Una cosa da quindicenni, incontrarsi al parchetto, ma posti migliori non c'erano, forse solo lo skatepark, ma quel giorno era occupato da una gara.
-Regà è tornato- esclamò Giulio, venendomi incontro sorridendo, come se non fosse successo niente, come se non fossero passate settimane. Come se mi avessero cercato per uscire, come se non avessero fatto un altro gruppo WhatsApp senza inserirmi, come se non mi considerassero come un coglione senza un motivo preciso. Amici di merda, eppure erano gli unici che avevo.
-Sí- sentenziai freddo, andandomi a sedere, senza prendere in considerazione nessuno. Andrea mi seguì, sedendosi subito alla mia destra. Mi conosceva bene, sapeva bene che averlo alla mia destra mi metteva sicurezza, questa piccolezza mi fece sorridere ampiamente. Nessuno se ne accorse, erano impegnati ad essere degli zombie dietro al telefono o a fissare il vuoto, essendo troppo fatti, oppure facendo i finti depressi.
L'unico che cercava una mia qualsiasi reazione, fu Niccolò, l'unico tra quei coglioni che mi scrisse, fu lui infatti a chiedermi quel giorno di essere presente. Gli rivolsi un saluto muovendo il capo leggermente in avanti, saluto che, mi fu ricambiato, accompagnato anche da uno smagliante sorriso.
-Ma perché tu sparisci per settimane e poi te ne torni così?- chiese Emma, scostandosi una ciocca di capelli blu dagli occhi. Aveva una voce annoiata, come se la domanda le fosse stata imposta, non fosse stata spontanea.
Ma quando mai c'è qualcosa di spontaneo in quella ragazza?
-Non mi va di uscire- risposi prontamente. Era una mezza verità. Uscivo, sì, ma non con loro.
-Ma le storie tue di instagram dicono il contrario- contobattè subito Valerio.
-Allora completo la frase- cominciai io, prendendo il grinder. Ci misi dentro un grammo di erba ed iniziai a triturarla.
-Non avevo voglia di uscire con voi- conclusi prendendo una cartina lunga ed un filtro precedentemente girato. Non alzai lo sguardo da quello che stavo facendo, l'erba era nettamente più importante di loro, quindi lo feci solo una volta finito di girare. La chiusi ed intravidi uno sguardo poco gentile da parte di Valerio. Feci spallucce, mi accesi la canna e iniziai a fumare, percependo un certo astio nell'aria. Passai il j ad André, ne fece alcuni tiri e me lo restituì.
-Ah così sei tornato Ferrario-
Merda.*nel capitolo non mi ricordo quale avevo scritto che l'ex di Andrea morì un mese prima. scusate l'errore, erano sei mesi prima, scusate davvero.💔😭
sono tornato su questa storia AHAH, aanatemi (sì, con la n ;))
❤no ok, apparte gli scherzi, spero il capitolo vi piaccia eee a me non convince per niente, ma per pugnalatalcuore questo ed altro.🥳
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𝐀𝐬 𝐚 𝐃𝐫𝐮𝐠 ;; 𝐌𝐨𝐬𝐯𝐚
Fanfiction«era diventato come una droga, non potevo fare a meno di lui, per nulla al mondo»