-C-Chi c'è?- domandò Andrea, con voce tremante.
-Matteo- rispose secco Luca.
Ci fu silenzio, un silenzio inquietante, un silenzio che parlò tanto.
-Non farlo entrare- sentenziò il più piccolo, per poi sentire la porta sbattere e un giro di chiave.
Non disse nulla, avevo intuito che quel Matteo fosse il suo ex migliore amico perciò non mi andava di rigirare il coltello nella piaga.
Ero stronzo, si, ma non a quei livelli. E poi decisi che con Andrea non sarei stato stronzo, non lo meritava, nemmeno un po'.
-Scusa ancora Gió, ma..- cominciò lui, ma lo zittii con uno sguardo di conforto. Il mio unico pregio era che riuscivo a comunicare attraverso gli occhi, era un dono. Lui sembrò capire e accennò ad un sorriso.
-Grazie- disse solo. Sembrò arrossire, ma non ne fui certo, quindi gli sorrisi. Ero ancora sdraiato e lui invece era seduto accanto a me. Dio, in quel momento avrei voluto avere nuovamente un contatto fisico con lui, solo con lui, sarebbe andato bene qualsiasi tipo di contatto. Non mi riuscii a spiegare il perché di questa necessità, ma il mio cuore spezzato necessitava di essere aggiustato, in qualsiasi modo.
Purtroppo la mia capacità comunicativa era molto sviluppata e probabilmente Andrea, che mi stava guardando praticamente incantato, arrossì di botto, per poi sdraiarsi accanto a me, a pochi centimetri.
-Hai degli occhi bellissimi- disse lui dopo svariati minuti passati in silenzio a guardare il soffitto scuro. Sorrisi, lui non mi vide mai.
-Oh, grazie- risposi cercando di non mostrare che mi stavo imbarazzando.
-Tu ci parli con quelle meraviglie- continuò girandosi verso di me. Io non mi mossi, restai a guardare il soffitto. Mi sentivo strano in quel momento, ma era una bella sensazione: era l'alcool che assecondava il tutto, sicuramente, perché mi sentii andare a fuoco.
-Lo so, è l'unica cosa che so fare- risi io, seguito da lui.
-Cazzo, è bellissimo- mormorò lui, forse pensando ad alta voce. Feci nuovamente finta di nulla, forse stavo sbagliando. Forse avrei dovuto dirgli che lo sentivo e che non doveva sussurrare, non l'avrei mica mangiato, ma scelsi di sorridere interiormente e purtroppo arrossii.
-Mi insegni adesso ad andare nello skate?- mi chiese lui prendendomi la mano improvvisamente. Sbarrai gli occhi e persi un battito nonostante questo contatto non mi dispiacesse affatto: le sue mani erano calde e morbide confrontate alle mie.
-Mhh ok, solo che non sono completamente lucido- cercai di dire guardando il vuoto mentre la sua mano strinse la mia, facendomi provare una sensazione di sicurezza e calore.
-Vabbé poco importa- concluse lui alzandosi e aiutando anche me, senza interrompere il contatto.
Si sciolse dalla presa e chiuse le tende blu facendo calare la penombra in quella stanza già di per sé molto scura. Accesi la bajoure (?) nel comodino e una flebile luce pervarse la stanza, rivelando un Andrea intento a prendere lo skate dall'armadio. Lo continuai a guardare fino a quando non chiuse l'armadio e spostò un po' di cianfrusaglie dal pavimento: camera sua non era enorme, ma c'era abbastanza spazio per insegnargli perlomeno a salire, andare e scendere senza rompersi l'osso del collo.
-Ecco, ora che devo fare?- chiese lui con la vocina da bambino. Sorrisi, l'ho già detto che lo trovavo adorabile?
-Posalo a terra alla tua destra e mettici il piede sopra- spiegai sedendomi nel letto. Lo guardai eseguire e i miei occhi si fissarono sulle sue gambe magre e agili.
-Okey, ora datti una leggera spinta con l'altra gamba e girati di novanta gradi, poi metti l'altra gamba sopra la tavola e lasciati andare- continuai io guardandolo. Me lo stavo praticamente divorando con lo sguardo, era una meraviglia. Mannaggia a quel suo visino innocente e da bimbo che si ritrovava. Lui cercò di eseguire, ma scivolò indietro con un'espressione quasi di vergogna in volto.
-Che palle, non ce la faccio- annunciò lui riprendendo lo skate e posandolo accanto a lui.
-Sì che ce la fai scemo, dai che ti aiuto- sentenziai alzandomi e dirigendomiverso di lui, per poi mettermi dietro di lui. Si mise col piede sulla tavola e gli posai le mani sui fianchi. Persi un battito e mi sembrò davvero strano. Lo stavo tenendo delicatamente e sentii un suo respiro strozzato.
-Dai, datti la spinta- ordinai dolcemente. Lui lo fece e lo aiutai a stare in equilibrio sulla tavola, tenendolo per il bacino. Quel respiro si trasformò in un sorriso carico di emozioni, era incredibile.
-Okey, ora ho capito, provo da solo- disse ridendo. Tornai a sedermi e lo vidi bordò in volto.
"Che tenero" pensai. Lui provò e riprovò ad andare sulla tavola senza scivolare, non si arrese fino a quando non ci riuscii. A quel punto un gran sorriso comparve sul suo bel viso e fece sorridere di conseguenza anche me.
-Bravo hai imparato- risi io.
-Si, grazie Giorgio- mi rispose sorridendo, mettendo lo skate accanto alla sedia. Si sedette accanto a me e prese il suo cellulare, per poi mettersi a guardare le sue cose. Averlo qua accanto a me mi faceva venire voglia di abbracciarlo, non capii perché, ma lui ispirava tenerezza, mi aveva fatto sciogliere il muro di ghiaccio attorno al cuore. Sembravo essere tornato bambino per qualche ora, cosa che era accaduta solo. con lui. Nemmeno con Alison mi ero mai sentito così, non so come, così tanto me stesso, ecco.
-Perché sorridi in quel modo?- mi chiese, interrompendo i miei pensieri poco eterosessuali. Effettivamente stavo sorridendo, davvero strano. Avvampai improvvisamente e vistosamente.
-Eh? io? Oh, nulla- mentii. Non ero bravo con le parole, fanculo. E poi, cosa gli avrei dovuto dire?nuovo capitolo babies.💜
fa un po' cacare, ma ok.
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𝐀𝐬 𝐚 𝐃𝐫𝐮𝐠 ;; 𝐌𝐨𝐬𝐯𝐚
Fanfiction«era diventato come una droga, non potevo fare a meno di lui, per nulla al mondo»