Blaise vide Pansy girarsi verso la Weasley e andarle incontro.
"Ti ho già detto che mi dispiace, io non posso più..." La Potter sbuffò.
"Tu sei l'unica che può salvarlo. Devi venire con noi al San Mungo!" Pansy scosse la testa.
"Non posso venire al San Mungo. Il legalmago dice..." La rossa spalancò le braccia e gridò ancora.
"Non mi interessa del legalmago! Mio marito sta morendo! Perché nessuno lo capisce?" Improvvisamente, così come era scattata, la strega si accasciò sul divano e nascose il viso fra le mani. Vide la Granger andarle vicino per sussurrarle: "Ginny, Ginny, calmati..."
Blaise vide sua madre fare qualche passo e battere le mani. Dopo pochissimo Dollylee si materializzò con un vassoio e il tè.
Althea non aveva capito la situazione, ma sapeva come frenare un isterismo. Fece portare il tè e si avvicinò alla ragazza seduta sul divano che piangeva.
Mentre passava vicino a Pansy, lei si riscosse e fece un passo verso il divano. "Grazie, signora Za... no. Mi scusi. Grazie".
Le sorrise e le mise una mano sulla spalla. "Chiamami Althea. Adesso risolviamo questa cosa". La ragazza annuì.
"Vuoi spiegarci dall'inizio cos'è successo?" Chiese la strega alla rossa, sedendosi sul divano e distribuendo le tazze. "Cos'è successo a tuo marito?" Ginny sospirò e annuì.
"Harry è stato colpito da una maledizione lunedì, durante una missione degli Auror. Sembrava non avesse niente, ma poi ha iniziato ad avere dei dolori strani. Quando siamo andati al San Mungo ci hanno mandato da te, Parkinson, ti ricordi? Al tuo reparto. Quello delle cose strane..." La ragazza sventolò la mano in aria e Pansy annuì.
"Lesioni da Maledizioni potenti e devastanti."
Althea si stupì. Quello era un reparto speciale. Si occupavano di cose molto gravi e incantesimi potentissimi. Se Pansy lavorava lì prima di essere sospesa, doveva essere in gamba. In quel reparto non ci mettevano chiunque. La guardò di sottecchi mentre parlava con la moglie di Potter.
Potter il salvatore del mondo magico, giusto? Cercò di stare attenta e prestare attenzione senza dire niente.
Pansy se lo ricordava. Li aveva visti al reparto, ma lui stava bene. Non aveva niente. Lo aveva detto anche Denys. L'aveva mandato via dicendo che non doveva preoccuparsi. E invece era entrato in uno stato di morte apparente. Ma non dovuto a una pozione. Dovuto a una maledizione. Che lei non aveva riconosciuto.
Passò un fazzoletto alla moglie di Potter e Blaise si sedette su una delle poltrone dicendole di continuare.
"Dicevi che non aveva niente e che sarebbe dovuto andare al reparto di malattie magiche generiche". Annuì ancora.
"Ma poi..." La rossa sospirò. 'Ma poi' cosa? Non c'era un 'ma poi'! "Prima che prendessimo l'ascensore, ci hai guardato andare via e ci hai richiamato". Cosa? Non era successo! Sgranò gli occhi.
"Hai detto che Harry camminava in modo strano e avresti preferito visitarlo."
"Ma non è vero" si trovò a dire. La ragazza la guardò malissimo. La Granger, vicino a lei la guardò curiosa.
"Certo che è vero. Pensi me lo sia inventata? L'hai visitato e gli hai fatto delle domande su come era stato colpito. Quando lui ha spiegato, tu hai fatto una brutta faccia e ci hai detto di aspettare. Sei uscita e non tornavi più..." Bevve un sorso di tè e riprese il racconto.
"Dopo un po' mi sono preoccupata e sono venuta a cercarti. Eri nel tuo ufficio, con il tipo che era con te mentre visitavi Harry e avete avuto una discussione. Vi ho visto dalla porta socchiusa."
Chi? Se non si ricordava di aver visitato Potter, come faceva a ricordarsi chi c'era con lei?
"Poi hai urlato e lui ha tirato fuori la bacchetta. Io non ho avuto la prontezza di entrare e un'infermiera mi ha sgridato quando mi ha visto lì. Ho tentato di spiegare quello che stava succedendo, ma poi voi siete usciti e lei non mi ha creduto. E dopo..." Si voltò verso la Granger. "Non mi ha più creduto nessuno. Il mattino dopo Harry è svenuto e siamo tornati al San Mungo. Ha iniziato a stare male e a contorcersi. Poi, martedì sera è iniziata la fase della morte apparente, esattamente come avevi detto tu".
"Io?" Pansy si stupì di aver gridato. La Weasley annuì ancora.
"Sì. Hai detto al tipo nel tuo ufficio che se non aveste fatto niente, nel giro di due giorni Harry avrebbe perso conoscenza e non si sarebbe più risvegliato. E che dopo sei giorni, forse otto, visto che è messo bene, sarebbe morto. Ora, di giorni ne sono passati quasi cinque... Per favore, Parkinson, puoi venire al San Mungo a salvare Harry?" Lei la guardò stranita. Cioè la Weasley la stava pregando? "Farò tutto quello che vuoi..."
"Io non voglio niente. Ma non mi ricordo di..."
"Scusate..." Hermione pensò che non stessero andando da nessuna parte, così. "Penso che ti sia stato fatto un Incantesimo Oblivion, Parkinson. Adesso, non so il perché o come ci siano riusciti, però, fatto sta, che stanno cercando di uccidere Harry e dobbiamo fare qualcosa."
"Dici che volevano incastrare Pansy?" le chiese Zabini. Scosse il capo.
"Non lo so. Magari si è solo trovata tirata in mezzo per casualità. Però, a questo punto, il mago che era con te è quello che sta tirando le fila di questa commedia e dobbiamo fermarlo e salvare Harry. Giusto?"
"Tirare che cosa?" chiesero in coro Zabini e sua madre. Già. I maghi non sapevano cosa fossero le marionette.
"Scusate, è un detto babbano."
Pansy si alzò in piedi. "Ok, dobbiamo trovare il modo per scoprire cos'ha Potter. Come... si fa?" Si girò verso la riccia ex grifondoro. "Granger... O come ti devo chiamare... C'è una pozione o qualcosa per farmi tornare un ricordo cancellato con l'oblivion?" La Granger scosse la testa.
"Ho mantenuto il mio cognome, dopo il matrimonio. Comunque... potremmo provare con la pozione della memoria. Ma non è detto che..."
"Sei capace di estrapolare il tuo ricordo dalla testa? È una magia un po' complessa..." Tutti si girarono verso Althea, che beveva il tè con noncuranza, mentre si rivolgeva alla moglie di Potter.
"Io sono capace. Ma poi? Avete un pensatoio?" La Granger, aveva rivolto a loro tre la domanda.
I pensatoi erano difficili da trovare. Erano rari in quanto spesso sparivano insieme al proprietario, essendo strettamente personali. Scosse la testa. Anche Blaise.
"Proviamo con la pozione" disse Pansy.
Althea si rabbuiò un pochino. Ma come, lei dava un suggerimento così importante e loro proponevano una semplice pozione? Che poi non si era neanche sicuri della riuscita della cosa.
"Io ho un pensatoio nello studio."
"Davvero?" Blaise si girò verso di lei. Lui non lo sapeva.
Glielo aveva lasciato Antonio prima di morire. Ci aveva lasciato i suoi ricordi più belli di loro due insieme. I primi anni aveva praticamente vissuto lì dentro.
"Sì."
La moglie del salvatore del mondo si alzò in piedi.
"Possiamo farlo subito?" Althea annuì e si alzò.
"Andiamo."
Blaise continuò a guardarla stranito, ma si incamminarono tutti e cinque verso lo studio.
Blaise aprì la porta dello studio e la tenne aperta per le signore. Quando la richiuse si guardò intorno. Nessun pensatoio. Infatti.
"Mamma?" si rivolse alla madre. Lei tirò fuori la bacchetta e una libreria girò su dei cardini magici. Mosse ancora la bacchetta. Quello che sembrava un pesante piatto concavo di marmo fece la sua apparizione nella stanza segreta. Poi lentamente prese a muoversi verso di loro e si adagiò sulla scrivania.
"Tua madre è una grande!" gli sussurrò Pansy facendosi vicino a lui.
Blaise la guardò, ma lei continuava a guardare il pensatoio. La Granger tirò fuori la sua bacchetta.
"Ginny pensa intensamente a quel giorno, a quel momento. E concentrati."
La giovane strega chiuse gli occhi e annuì. Quando la ex Grifondoro avvicinò la bacchetta alla sua testa dicendo: "Pronta?", la rossa spalancò gli occhi e disse: "Aspetta." La riccia abbassò la bacchetta.
"Ma... Potrete vedere tutto tutto?"
Pansy sorrise di fianco a lui. "Avete fatto sesso nell'ambulatorio?"
"Certo che no!" Ma arrossì.
"Allora dai, vediamo di capire cos'è successo."
Hermione si concentrò e con la bacchetta riuscì a estrapolare dalla tempia della sua amica un filo scintillante color argento e dalle sfumature biancastre e lo posò direttamente nel pensatoio.
"Ok. Prego, allora. Chi va?" La Parkinson si fece avanti.
"Io andrò di sicuro. Ma non l'ho mai fatto. È difficile?" Poi si voltò verso Zabini.
Lui si avvicinò e le prese la mano.
"Io l'ho già fatto, se vuoi vengo con te". Lei annuì.
"Io c'ero già..." Ginny si sedette su una poltrona. Sembrava esausta.
"Io vado con loro, va bene, per te?" Le chiese l'amica. La rossa annuì.
Pansy seguì le istruzioni di Blaise e guardò dentro il pensatoio, la Granger appoggiò la bacchetta dentro e lei si avvicinò sempre più a quella sostanza densa che fluttuava in superficie. Era dello stesso colore del ricordo della Weasley.
Quando immerse la faccia dentro la sostanza, venne catapultata nell'ascensore del San Mungo. Poco dopo anche Blaise e la Granger la raggiunsero.
Davanti a loro, di spalle, i coniugi Potter aspettavano che si aprissero le porte.
"Ha detto proprio dottoressa Parkinson?" disse la rossa.
"Già" rispose Potter.
"Ti fidi?" continuò lei.
"Beh... Non vedo altra scelta..."Lei annuì.
"Magari non è lei". E gli passò una mano dietro la schiena. "Fa ancora male?"
"Mi sembra di essere stato preso a pugni da un Ungaro Spinato arrabbiato."
Si voltò verso di lei e loro videro che cercò di sorridere, senza riuscirci bene. Quando le porte si aprirono, si incamminarono verso la sala d'attesa e loro li seguirono.
"Merlino!" esclamò Pansy. Gli altri due si girarono verso di lei.
"Zoppica" spiegò. Ma loro non potevano rendersi conto.
Potter zoppicava male, in un modo troppo strano. Avrebbe voluto controllargli i reni. E l'addome. Le prudevano le mani. Avrebbe voluto toccarlo e sentirlo. La pelle era tesa?
"Posso toccarlo?" chiese alla Granger. Lei scosse la testa.
Quando si sedettero su due sedie nella sala d'attesa, Pansy vide se stessa entrare dalla porta. Non aveva una bella cera. Non si era mai vista con gli occhi di qualcun altro. I suoi capelli erano legati ma scompigliatissimi e il camice era stropicciato. La sua faccia era un disastro. Poi si ricordò: erano tre giorni che era chiusa lì dentro.
"Oh, Merlino, dimmi che hai un camice anche a casa tua!" Blaise si voltò verso di lei sussurrando e ammiccò. Divenne rossa. "Un camice che ti metterai per me stasera..." Ohhhhhh.
"Ci guarderò". Tornò a guardarsi mentre diceva ai coniugi Potter di tornare al piano delle malattie magiche generiche.
"No. No. Guarda come cammina! Non mandarlo via! Non farlo. Potrebbe..." Non si rese conto di parlare ad alta voce. Vide se stessa girarsi verso un altro paziente e la coppia che tornava verso l'ascensore. Corse verso di loro e cercò di fermarli.
"No. Non andatevene. Aspettate!"
"Pansy, non ti sentono."
Blaise le tornò vicino e le prese la mano mentre Potter le passava attraverso come se fosse stato un fantasma.
Poi, per fortuna, la Pansy con il camice alzò lo sguardo. E vide la sua espressione. Sorrise. L'altra Pansy aveva capito.
"Aspettate!" Si incamminò verso di loro e lei riuscì a spostarsi prima di essere investita da se stessa.
La Pansy con il camice andò vicino ai ragazzi e disse qualcosa che lei non sentì, poi si incamminarono tutti e tre verso un'altra porta. Era quella dell'ambulatorio delle visite. Li fece entrare e li seguì.
Corse prima che chiudessero la porta e si intrufolò. Poco dopo, attraverso il muro, entrarono anche Blaise e la Granger. Oh, che figura da scema. Pensava di non poter più entrare, con la porta chiusa.
Nell'ambulatorio c'era anche Denys, il suo assistente. Sorrise quando lo vide. Sarebbe diventato un grande medico, un giorno. Ora stava imparando.
Quando però Potter si stese sul lettino si scordò di tutti gli altri. Si avvicinò e, istintivamente tirò fuori la bacchetta. Lo fece nell'esatta momento in cui lo fece la Pansy con il camice. E nello stesso modo. Poi però sbuffò e la mise via; lei non poteva far altro che guardare.
Guardò l'altra Pansy visitare Potter e fargli tutte le domande che avrebbe voluto fargli lei. Non aveva male al petto. Ma alla schiena sì. In centro? Poco. E di lato? Sì e tanto. Lo tastò esattamente come pensava di fare lei. E la gamba. E il braccio.
"Come ti è successo?" Potter glielo spiegò. Ascoltò tutto. Il mago che era scappato aveva puntato la bacchetta verso di lui tre volte.
La prima Potter era riuscito a schivare l'incantesimo, la seconda era bastato un 'Protego', poi il mago aveva fatto un incanto non verbale.
Dalla sua bacchetta era uscita una luce blu chiaro che si muoveva come una frusta ma con tante code. Prima di colpirlo aveva vorticato in cerchio per tre o quattro volte e dopo lo aveva imprigionato legandolo a spirale e lasciandolo andare subito dopo.
Poi lo aveva colpito. Sul fianco sinistro. Il tutto era stato velocissimo, così veloce che Potter disse di aver pensato di esserselo immaginato. Poi sentì se stessa chiedere a Potter di che colore fosse la luce (lei aveva capito già la prima volta che l'aveva detto, quindi non capì come mai la Pansy con il camice non avesse afferrato bene la cosa). E lui rispose: "Blu."
Maledizione intensiva raggelante laterale, pensò. Era una variante dell'attacco di Dolohov.
"Aspettate qui" si sentì dire. "Denys, puoi venire con me?" Ora si era rivolta all'assistente che era con lei nella stanza. Lui annuì e si alzò con la faccia seria.
Doveva aver capito anche lui quanto fosse grave.
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Pansy & Blaise
FanfictionLei è un medimago e lui un Auror. Avrebbero dovuto dichiararsi a Hogwarts al quinto anno, ma non l'hanno fatto e si sono messi con le persone sbagliate. Ora, dopo dieci anni, si ritrovano a dover indagare su due casi che in verità è uno solo... Pe...