12. Casa di Denys

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L'infermiera si era presa una pausa. Stava bevendo una tazza di tè su una delle poltrone nella sala relax e aveva appoggiato i piedi sul tavolino.
Pansy la osservava sotto il mantello di Potter. Si avvicinò e si sedette sul suo bracciolo. Scostò appena il mantello per farsi vedere e chiamò l'infermiera: "April".
Lei alzò gli occhi e la riconobbe. "Pansy!" Era stupita. Per forza. Non poteva stare lì.
"Vieni con me."
La prese per mano e la trascinò in uno sgabuzzino. Chiuse la porta alle sue spalle e si tolse il mantello.

"Salve" disse April, l'infermiera, al quartetto che si era ritrovata davanti. Un ragazzo moro (un bel ragazzo moro!), la moglie di Potter, la salvatrice del mondo magico e Pansy.
Ebbe quasi paura. "Che succede?"
La dottoressa le rispose: "Abbiamo bisogno di aiuto. Adesso non posso spiegarti tutto tutto, ma devi fidarti di me."
"Io mi fido di te, Pansy, lo sai. Tutti qui non capiscono cos'è successo e io non riesco a spiegarlo quando me lo chiedono, perché non lo so" disse onestamente.
"Tu sai dove abita il dottor Mills?" La guardò stranita.
"Perché questa domanda? Il dottor Mills è nel tuo ufficio, ora, se vuoi vederlo..."
"Quello non è Denys, April". Aprì la bocca. Davvero? Sorrise. Poi il sorriso sparì.
"Che vuol dire che non è lui?"
"Pensiamo sia un altro. Dobbiamo però trovare il vero Denys, quindi, tu sai come andare a casa sua?" Oh, se non era lui allora...
"Ma Denys sta bene? E poi, da quanto tempo questo qui, non è lui?" chiese ancora.

Pansy guardò l'infermiera. Che domanda strana. "Almeno da lunedì scorso. Perché?" Lei divenne rossa e scosse la testa.
"Ok, niente, niente..." Ma sorrise. Sperò che Denys non si fosse comportato male con lei. Il vero Denys. Perché gli avrebbe lanciato qualche maledizione di sicuro. "Sì, comunque, posso smaterializzarmi a casa sua".
"Preferiremmo di no. Sarebbe meglio fuori dal suo appartamento o anche in strada. Non dentro, però". Helena aveva detto che a casa sua c'era qualcuno. Qualcuno a cui era meglio non svelare quello che sapevano.
L'infermiera annuì ancora. Poi si voltò verso gli altri. Giusto.
"Scusa, hai ragione, non vi ho presentato: Ginny, la moglie di Potter, e Hermione Granger le conosci già immagino. Lui invece è Zabini. Eravamo tutti a Hogwarts, insieme."

April li guardò tutti e tre. Le due donne le aveva già viste sì. Erano salvatrici del mondo. Chiunque le conosceva. Il bel ragazzo moro, invece... Quando guardò il ragazzo che non conosceva, lui sorrise.
"Piacere, Blaise Zabini..."
"Blaise!" esclamò, girandosi verso Pansy.
Blaise della scuola? Il famoso Blaise? Pansy le aveva parlato di quel ragazzo. Tanto. Tantissimo. Sorrise vedendo le guance della sua amica colorarsi.
"Pansy mi ha parlato..."
"Sì, dai, andiamo. Smaterializziamoci insieme. Poi io aiuto gli altri". La prese per un braccio. Ok. Prima le cose importanti. Ma vide uno sguardo incuriosito sul viso del moro.
Si prepararono e Pansy la prese sottobraccio.

Si materializzarono in una soffitta. "Ma dove siamo?"
"In cima alle scale. Ho pensato che fosse la cosa più comoda..."
"Sì, sì, hai ragione". Si misero il mantello e scesero le scale.
"Blaise, eh?" disse April. Sapeva cosa sarebbe successo. Non aveva fatto il suo nome apposta.
"Già."
"Il tipo di Hogwarts?"
"Già". L'infermiera ridacchiò.
"Non ti vedo da quasi una settimana. Cosa hai fatto in questa settimana, dottoressa?"
"Oh, smettila, April."
"Smettila tu, Pansy. Voglio i particolari. Me li merito per averti ascoltato mentre eri ubriaca e piangevi di non aver fatto niente a Hogwarts!" Sospirò.
Però era vero. April era formidabile. Ed era una buona amica.
"Siete stati a letto insieme?"
"April!" Per fortuna sulle scale non c'era nessuno.
Ma l'infermiera sorrise sorniona. "Mi sa di sì. Com'è?"
"Dai..." Ma dovette sorridere perché l'amica continuò
"Oh, quindi è bravo. Ti piace ancora eh?" Sentì il viso andarle a fuoco. Doveva ancora capire cosa provava per Blaise.
"Eccoci. Questa è la porta."
La voce di April la riscosse dai suoi pensieri.
Ok. Annuì.

"Allora Zabini?"
"Cosa c'è?"
"Che succede con la Parkinson?"
Blaise sospirò. Oh, Merlino. Imprigionato in uno sgabuzzino con due donne.
"Niente."
"Già."
La Weasley ridacchiò.
Avrebbe voluto tirar fuori la bacchetta. "E io che pensavo stesse con Malfoy!"
"Hogwarts è finito tanto tempo fa, Weasley..." Lei ridacchiò ancora. Da quando suo marito non era più in pericolo era tornata la ragazzina fastidiosa che si ricordava.
"Malfoy si è sposato un mese fa. Ho visto l'articolo sulla gazzetta del profeta" disse la Granger.
"Quindi adesso Zabini ha il campo libero, no?" disse la rossa all'amica.
"Io le piacevo anche prima!" Non si rese conto di averlo detto ad alta voce. Le ragazze sorrisero.
"Sei tornato a Londra per lei?" chiese più gentilmente la Granger. Lui alzò le spalle.
"Sono venuto a indagare su Harris". La Granger sollevò un sopracciglio.
"Però non è proprio il lavoro che fai di solito. O no?" Lo guardò ma lui non le rispose.
"Sai, io al ministero, spesso controllo le pergamene. Ho visto quello che fai di solito. Ti cerchi sempre posti lontani o lavori rischiosi... E questo problema alla Gringott... Non sembra proprio quel genere lì..." Blaise avrebbe preferito una cruciatus.
Sì. Era tornato per lei. Quando aveva ricevuto l'invito di Draco aveva pensato che sarebbe stato fantastico rivederla. Era stufo di girare a vuoto a cercare un posto dove stare, quando era sempre solo. Si sceglieva solo ragazze che le assomigliassero o che gliela ricordassero per qualche motivo. Ma poi... Non erano lei. Nessuna era lei. Era stufo di pensare a Pansy quando era sotto la doccia o quando non riusciva a dormire. Oh, Merlino, a parte quando lavorava, pensava sempre a lei ed era passato così tanto tempo! Così aveva deciso che il matrimonio di Draco sarebbe stata la sua svolta.
L'avrebbe rivista e avrebbe provato a cambiare qualcosa. Oppure avrebbe deciso di impegnarsi a fare qualcos'altro. Anche se aveva immaginato di trovarla tormentata e sconvolta dal matrimonio di Draco. E invece no. Lei era tranquilla e in gran forma. Stava benissimo.
E Blaise aveva avuto paura che lei si fosse lasciata alle spalle anche lui, oltre a Draco. Invece aveva scoperto tutte quelle cose su di lei. E a lui piaceva sempre di più. E anche lui piaceva a lei. Quello era stato così sconvolgente. Tanto tempo a pensare che a lei non piacesse e poi... Sospirò.
Alzò gli occhi quando le ragazze tornarono.

***

Pansy aspettava pazientemente al Ministero. Le avevano detto che poteva essere una cosa lunga. Guardò la Potter che giocava nervosamente con la fede. Quando si accorse che la stava guardando, la rossa smise e le lanciò un sorriso triste.
"È difficile stare qui ad aspettare che tornino, eh?"
"Già". Davvero. Come faceva lei quando Potter andava in missione?
"Perché non vai a casa?" La rossa alzò le spalle.
"Casa mia è vuota. È triste essere lì senza Harry. Non è come... gli altri giorni..." Annuì. Doveva essere triste davvero.
"E perché non vai a casa dai tuoi o da qualcuno dei tuoi fr..."
"Non sei costretta a parlare con me, sai?" La piccola Weasley (e non le era mai sembrata così piccola come quando si era raggomitolata su se stessa poco prima) la guardò negli occhi.
"Anch'io sono nervosa" le confidò e la rossa annuì.
Chissà cosa stavano facendo Blaise e la Granger... Erano riusciti a entrare in casa da Denys? Lo avevano trovato? Stava bene? E Blaise, stava bene? Gli era successo qualcosa? Sospirò.
"Allora dimmi, Parkinson, cosa c'è fra te e Zabini? È vero che è tornato a Londra per te?"
Come? Pansy spalancò la bocca.

***

Blaise era pronto. La Granger aveva spalancato la porta con la bacchetta ed erano entrati. Nell'ingresso non c'era nessuno. Si erano divisi. Uno a destra e una a sinistra. A metà del corridoio, uno dei quadri si agitò. Lo guardò. Una figura gli fece un cenno strano. La guardò bene. Era la contessa. Gli indicò in quale stanza guardare. Le sorrise e annuì. La stanza in questione era chiusa. Sentì dei movimenti all'interno. Vide la Granger tornare dall'altro corridoio e le fece cenno. Lei annuì a si avvicinò alla porta.
Quando spalancò la porta lui entrò con la bacchetta spianata. Davanti a lui, un mago occhialuto, con i capelli biondi sporchi e spettinati, era seduto davanti a un calderone appoggiato a un tavolino basso. Stava mescolando. Non vedeva se avesse in mano la bacchetta. 
"Expelliarmus" gridò, mentre la Granger lo immobilizzava. Mestolo e bacchetta volarono nella stanza e si depositarono sul pavimento. Si chinò a raccogliere la bacchetta del mago e se la mise in tasca, avvicinandosi al corpo steso dell'uomo. Lo guardò in faccia, ma non lo riconobbe.
"Dov'è il dottore?" gli chiese. Lui ghignò e non rispose. Gli diede un calcio. E poi un altro.
"Zabini!" La Granger lo richiamò, toccandogli un braccio. "Cerchiamolo".
Ma Blaise non si fidava a lasciarlo solo. Quando la Granger uscì dalla stanza, lo schiantò. Giusto per essere sicuri... Erano solo in due, non voleva che scappasse.
Nel corridoio prese il quadro della contessa e lo portò dentro.
"Signore, per piacere, se si dovesse riprendere, urlate e io torno a schiantarlo."
Si avviò nel corridoio. "Granger?"
"In fondo al corridoio!" gridò la strega. Seguì la sua voce e si ritrovò in una camera da letto. Doveva essere quella del ragazzo. Lui era addormentato, steso sul letto. Aveva ancora la divisa dell'ospedale. Probabilmente l'avevano colto di sorpresa al lavoro o appena rientrato a casa.
Si avvicinò al letto e lo guardò. No. Non era addormentato, sembrava... morto.
"Non è morto. Respira. Penso sia morte apparente. Gli daremo una pozione stimolante."
Blaise annuì ma poi disse: "E se fosse come per Potter? Se fosse la maledizione che diceva Pansy?"
La Granger guardò ancora il dottore. "La Maledizione laterale? Hai ragione, potrebbe essere..."
"Forse è meglio se lo portiamo al San Mungo."
La riccia scosse la testa. "Sarebbe un po' strano dover spiegare perché il dottore di quel reparto si trova lì come paziente. Da chi lo facciamo visitare? Probabilmente c'è anche l'altro dottore..." Giusto. Non ci aveva pensato.
"Vado a prendere Pansy? Che dici? Porto il tipo che c'è di là al Ministero e poi vado a prendere Pansy. Ti spiace rimanere qui?"
La riccia scosse la testa.
"Va bene."

Hermione seguì Zabini fino alla stanza del calderone, dove trovarono il mago senza conoscenza vigilato dal quadro. Ma cosa...
"Ma l'hai schiantato?"
Lui alzò le spalle. "Non mi fidavo"
Oh. Ok. Vide il moro prendere il mago da sotto le ascelle e poi caricarselo in spalla.
"Torno subito".
Lei annuì mentre si smaterializzarono.

***

Blaise si materializzò al Ministero e dovette usare l'ascensore per recarsi al livello due. Lasciò in custodia il mago e cercò il sostituto di Potter per fare rapporto, lasciare la bacchetta del fermato e poter andare da Pansy, ma quando svoltò l'angolo del corridoio vide due ragazze che chiacchieravano su uno dei divani della sala d'attesa e si fermò.
Sorrise nel vedere Pansy e quando lei alzò lo sguardo, riconoscendolo, qualcosa si mosse nel suo petto.
Lei appoggiò la tazza sul divano (che si rovesciò) e gli corse incontro, ma quando fu a pochissimo da lui si fermò e si morse il labbro. "Blaise, stai bene!"
Certo che stava bene. Che domanda era?

Quando Pansy vide Blaise svoltare l'angolo del corridoio prima dell'ufficio di Potter, non riuscì a contenere la gioia. Si alzò in piedi e gli corse incontro, ma quando si rese conto che lui era immobile, si arrestò velocemente prima di finirgli addosso.
Lo osservò. Stava bene. Non era successo niente. Non vide la Potter raccogliere la tazza che aveva fatto cadere né pulire il divano con la bacchetta, ma la sentì benissimo quando li raggiunse e le sussurrò: "Guarda che lo puoi abbracciare, mi assicurerò che non arrivi nessuno, mentre vado di là".
Pansy non se lo fece ripetere due volte e si buttò su di lui. Gli cinse il collo con le braccia e nascose il viso contro il suo petto. Che agitazione! Che paura aveva avuto. Il suo cuore batteva a mille.
"Mi hai aspettato?" le chiese lui. Certo che lo aveva aspettato. Che domanda stupida!
"Certo. Cosa dovevo fare? Per Salazar, ero così in pensiero..." E sospirò. Lui ridacchiò. Ma cosa...? "Ehi, non ridere di me!"

Blaise non riuscì a contenere una risatina. Lei era stata in pensiero? Si sentì invaso da una gradevole sensazione. Come il caldo del camino e il tepore di una coperta, come tornare a casa dopo tanto tempo. Le cinse la vita e se la strinse a sé, mentre si chinava a baciarla. Era a casa.

Lui la stava baciando! Dentro al Ministero. Al livello degli Auror. Merlino! Si staccò velocemente e gli chiese senza fermarsi: "Non ti sei fatto niente? Dov'è la Granger? Avete trovato Denys? Come sta? E l'altro mago?"
Lui rise ancora e le disse di non preoccuparsi.

Blaise voleva solo abbracciarla ancora, ma avevano delle cose urgenti. "Vieni con me, andiamo dal sostituto di Potter che gli spiego alcune cose, gli consegno la bacchetta del mago che abbiamo portato qui e ti porto da Denys. Non siamo sicuri che stia bene. Devi venire a visitarlo. E dopo andiamo al San Mungo". Pansy aveva annuito e seguito tutto quello che lui aveva detto.
Si avviarono verso l'ufficio di Potter e dopo aver lanciato un'occhiata dietro di loro, le mise una mano sul sedere.
"Ehi, giù le..."
"Ho una gran voglia di te, lasciami almeno questo..." E si chinò a baciarle il collo. La sentì sospirare ma allontanarsi.
"No, no". Il suo viso era rosso, mentre cercava di allontanarlo.
"Ok, va bene..." La lasciò. "Ma solo fino a stasera". Lei rise.
Ebbe quasi paura che gli cedessero le ginocchia.

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