18. Ogni cosa al suo posto

347 23 36
                                    

Pansy guardò il padre con occhi sbarrati e poi si voltò verso la madre e Blaise.
"Andate fuori. Mamma, papà ha avuto contatti con qualcuno da quando è tornato?" Sua madre scosse la testa. "Dov'era quando Okklely l'ha portato a casa? Dove ha preso la Spruzzolosi?" Spruzzolosi? Blaise fece un passo indietro senza rendersene conto. Lei gli appoggiò una mano sul petto e lo spinse appena.
"Andate fuori" ripeté. La madre uscì dicendo che avrebbe chiamato l'elfo.

Pansy si avvicinò al padre, ma non troppo. Tirò fuori la bacchetta.
"Papà. Mi senti?" L'uomo girò la testa verso di lei. Sorrise.
"Pansy, bambina mia" Oh, parlava. Era una buona cosa. E l'aveva riconosciuta. Anche quella era una cosa buona.
"Ti faccio un incantesimo, ok? Potresti sentire un po' di fastidio."
Suo padre la guardava sorridendo. Pensò che non avesse sentito niente di quello che aveva detto. Mosse la bacchetta e una luce blu uscì dalla punta. Suo padre si agitò appena quando l'incantesimo lo colpì. Guardò l'orologio. Doveva aspettare sette minuti e ventiquattro secondi. Poi avrebbe dovuto rifarlo. Tre volte.


Blaise seguì Lilian fino a un salottino vicino alla camera quando lei gli fece cenno di seguirlo. Doveva essere un salottino privato.
Vide delle cornici con delle foto, sul tavolino vicino a dove si era seduta: Pansy, da piccola. In una aveva un tutù di tulle e faceva qualche passo di danza. Con una faccia da prigioniero di Azkaban.
"È sicura? Posso aspettare fuori."
La strega lo guardò con un'occhiataccia tale che se Blaise non fosse stato abituato con sua madre, avrebbe balbettato qualche scusa.
"Vieni dentro" gli ordinò. La madre di Pansy chiamò l'elfo e gli disse di portare il tè. Il tè? Ma cosa...
Quando l'elfo portò il tè, dopo neanche due minuti, Lilian gli disse che Pansy era nella camera del padre e voleva fargli qualche domanda. Lui annuì e si smaterializzò.
La donna versò il tè per Blaise e gli allungò la tazzina. Quando la prese, però, lei non la lasciò. Così fu obbligato ad alzare gli occhi dalla tazza per guardarla.
"Che intenzioni hai con mia figlia?"  chiese e finalmente lasciò andare il piattino. OK. Ora avrebbe voluto essere andato a casa. Mescolò lo zucchero nella tazzina lentamente e guardò il liquido scurirsi. Quando capì che non avrebbe risposto, continuò.
"Sai dov'era mio marito quando l'elfo lo ha portato a casa?" Lui alzò lo sguardo sulla donna. Lei lo sapeva? "Era in un bordello" Oh, Merlino! "Lei...", indicò con la testa la direzione della camera dove avevano lasciato Pansy "vorrà andare a visitare quelle persone. Vorrà guarire anche loro..." Sospirò ancora. "Puoi accompagnarla? Anche se dirà che non c'è bisogno? Lei non sa come sono quei posti..." La donna venne scossa da un brivido.
Blaise annuì. "Accompagnerò Pansy ovunque voglia andare. A lei piace curare le persone. E le riesce molto bene". Annuì anche la strega.
"Lo so. È molto brava nel suo lavoro."
Era strano sentirlo dire da quella donna. "Però a lei non piace?" Lilian lo guardò, poi prese un sorso di tè e rimise giù la tazza.
"Pansy è troppo buona. E pensa che le altre persone siano tutte come lei. Rimarrà fregata. Come la storia al lavoro. Non è stata colpa sua, sai?" Lui annuì senza dire niente.
"Se non riesco a trovare qualcuno che le stia vicino e se ne prenda cura, ho paura che possa finire male. Lei dice che ho tentato di farla fidanzare con chiunque, ma non è vero. Ho scandagliato ogni persona che le ho proposto. Erano tutte a posto. Tutte brave persone. Che l'avrebbero trattata bene..."
"Ma lei ha detto di no."
"Già. È stata molto testarda."
La donna sorrise, come se la cosa la riempisse di orgoglio. Non capiva ancora, però. "Pansy è molto forte. E molto in gamba. Nessuno deve prendersi cura di lei. Perché lei è capace di farlo da sola. Anche se immagino che quando vorrà, lei lo permetterà alla persona che sarà al suo fianco. Ma non ha bisogno di nessuno. E questo le porta una grande libertà: poter scegliere. Lo faccia fare a lei. E gliene sarà grata" disse, prima di prendere la tazza con disinvoltura. La strega alzò un sopracciglio e finì il tè. "Ha scandagliato anche me?"
"Già. Ma quando le ho detto di essere andata da tua madre, non ha dato in escandescenza come le altre volte."
"No?" chiese, curioso, prima di rendersene conto. Lilian lo notò.
"Prima mi ha contraddetto due volte per te". Sorrise anche lui. Era vero. Ma per chi lo aveva fatto?
"Così ha detto che mi avrebbe preso in considerazione?" Sperò di non sembrare un bambino che prega per una scopa nuova. Lilian alzò un sopracciglio.
"Assolutamente no. Non direbbe mai una cosa del genere. Non a me. E non le è piaciuto quando le ho parlato del tuo miglior pregio."
Che sarebbe? "Quale?" chiese un po' sostenuto.
"Che quando l'avresti tradita, l'avresti fatto con discrezione."
O Per Salazar! Ma lui...
"Non ho intenzione di tradirla!" esclamò, forse con un tono troppo alto. Lei sorrise ancora, ma non disse niente. Blaise finì il tè e si alzò. Sbagliava o era appena stato sottoposto ad un esame? Mmm... Forse poteva rischiare di prendersi la Spruzzolosi.
"Per quel che vale, mi fa piacere, quello che hai detto. Potrei fare il tifo per te."
Si meravigliò quando vide l'occhio destro della donna chiudersi e riaprirsi in un segno d'intesa.

***
Pansy vide Blaise in corridoio. No, non lo vide perché ci sbatté contro. "Ohi. Tutto bene?" le chiese lui reggendola per le spalle.
"Un postribolo! Sai dov'era mio padre? In un postribolo! Gli ho detto che se lo avessi saputo prima non lo avrei curato!" Era un po' agitata. Ma lui non era sorpreso. Ma... lo sapeva già?
"Lo sapevi già?" Lui annuì.
"Me l'ha detto tua madre."
Oh, avevano parlato. E cosa si erano detti? Il panico le invase la mente. Merlino, non gli aveva detto che aveva proposto un fidanzamento alla sua, di madre, vero? VERO?
"Di cosa avete parlato?"
"Di te" rispose.Per Salazar! "Cosa vuoi fare, adesso?" Pansy si passò una mano fra capelli. Sospirò.
"Pensavo di farmi portare da Okklely dove ha recuperato mio padre. Sai, la Spruzzolosi è molto contagiosa, vorrei fermare..." Lui annuì. Sapeva anche quello?
"Vengo con te?"
A fare cosa? "Perché?"
Lui alzò le spalle. "Farti compagnia?"
Pansy alzò un sopracciglio. "Te l'ha chiesto mia mamma?" Il ragazzo annuì sorridendo.
"È preoccupata per te."
Oh, Santo Merlino! "E cosa le hai risposto tu? Che mi avresti convinto?"
"No. Le ho detto che sarei venuto con te, se tu avessi voluto."
"E se ti dicessi che voglio andare da sola? Cosa farai?"
Lui sorrise e indicò con il pollice dietro di sé. "Tua madre mi ha invitato a giocare a carte e ha parlato di foto d'infanzia. Ne ho vista una con il tutù..." Oh no!


Blaise rise quando Pansy sbarrò gli occhi. Era convinto di aver usato le parole giuste. "Ok, puoi venire con me. Ma se una di quelle ti riconosce, con me hai chiuso!"
Questa volta spalancò gli occhi lui. Come? Cosa pensava? Si grattò la nuca.
"Io non ho mai..."
"Ti conviene."
Lei fu un po' brusca. Ehi, calma. "Aspetta. Ma cosa credi, che io..." Ma lei non lo lasciò finire ancora.
"So che ne hai avute tante. Tante donne. Ma guai a te se mi..." La sua voce si incrinò leggermente, ma senza spegnersi.
"Ehi!" La prese per le spalle per calmarla e l'abbracciò stretta quando vide che aveva gli occhi lucidi.
Poi sussurrò: "Non so perché hai questa opinione di me. Penso dovrebbe lusingarmi. Ma non gioco nei Ballycastle Bats e non è che le donne si azzuffino per me. Io non ti tradirò. Ok?" Lei annuì, la sentì muovere la testa contro il suo petto. Doveva essere quello, che la preoccupava. Ma che sciocchezza.!
"Io mi azzufferei per te" disse lei, dopo un po'.
Lui sorrise e le accarezzò una guancia con il dorso delle dita. Come si faceva a non amare una persona così?

***

Pansy era stata in quel bordello e aveva fatto gli incantesimi anticontagio alle tre persone che avevano avuto contatti con suo padre: la prostituta, la direttrice e il buttafuori che aveva chiamato l'elfo. Era stata una cosa veloce, per fortuna. Era tornata dai suoi e aveva incantato anche Okklely.
Poi era passata dal padre, gli aveva fatto una ramanzina così pesante che sperò che lui si fosse vergognato abbastanza da non finire ancora in un posto così. E magari non avrebbe più tradito sua mamma. Ma non poteva esserne sicura.
Dopo era tornata da sua madre e questa l'aveva ringraziata e le aveva fatto i complimenti per il suo lavoro. Era stato così strano.
"Potreste venire a cena, una sera di queste, cosa dici?" le aveva detto prima che si smaterializzassero per andarsene. Anche quello era stato strano.
"Solo noi? Nessuno dei tuoi amici?" aveva chiesto Pansy, per essere sicura. Sua madre aveva annuito e si era voltata verso Blaise.
"Mi ha fatto piacere conoscerti, Blaise. Sei uguale a come raccontava Pansy durante le vacanze di Natale del quinto anno."
Merlino! Pansy aveva spalancato la bocca. Sua madre si ricordava? Era arrossita e si era girata verso Blaise. Lui aveva ammicato.
"È stato un piacere anche per me, signora."
Aveva stretto la mano della strega e poi si era rivolto direttamente alla ragazza: "Andiamo a letto? Ho ancora un'oretta prima di alzarmi per andare a lavorare". Pansy aveva annuito, ma aveva evitato di guardare sua madre.
Così non aveva visto il suo sorriso.

***

Blaise entrò al Ministero dopo essere passato dalla Gringott. Aveva dovuto sistemare due o tre cose prima di lasciare il posto al nuovo direttore. Si diresse al secondo livello, per andare direttamente nell'ufficio di Shacklebolt, quando si sentì chiamare: "Zabini!"
Si voltò: Potter reggeva un caffè in un bicchiere di plastica ed era appoggiato allo stipite della porta del cucinino. Si avvicinò, curioso che l'avesse chiamato.
"Potter, come stai?" Gli strinse la mano.
"Bene. Cosa fai qui?"
Alzò le spalle. "Pensavo di andare a parlare con Shacklebolt. Sai, per il mio prossimo incarico..." Potter si tirò su dal suo appoggio e fece girare il liquido nel bicchiere.
"Potresti valutare l'idea di restare a Londra. Ci servirebbe gente come te. Ma immagino che tu voglia avere a che fare con missioni più... stimolanti."
Blaise lo guardò meglio: il salvatore del mondo magico gli stava proponendo di lavorare per lui? Era a capo degli Auror. Avrebbe potuto fare l'Auror a Londra? Da quello che aveva detto, sembrava quasi che Potter pensasse che gli piacesse stare così lontano dalla capitale per l'adrenalina delle missioni. Oh, se avesse saputo perché si era sempre tenuto alla larga da Londra! Sorrise.
"Potrei pensarci. Grazie". Vide il ministro uscire dal suo ufficio e fece per raggiungerlo.
"Ah, un'altra cosa, Zabini..." Potter si portò una mano alla nuca. Sembrava... nervoso?
"Sì?"
"Mia moglie dice di invitarti a cena da noi, giovedì..."
Blaise rise. "Va bene. Ma Pansy ha già accettato?"
Potter lo guardò curioso. Gli ricordava un po' lo studente di Hogwarts, quello che nei sotterranei definivano non tanto sveglio.
"Sai che ha invitato anche lei? Ma cosa è successo mentre dormivo?" Sospirò, senza aspettarsi veramente una risposta. "Comunque vieni. Non farmi litigare con mia moglie. È così carina con me adesso che sono tornato a casa!"
E sorrise salutandolo con la mano e camminando all'indietro per tornare al suo livello.
Blaise entrò nell'ufficio del Ministro.
"Zabini, entra. Ho un po' di novità per te."

***

Pansy chiuse la borsa e si sedette sul letto del padre. Sembrava così vecchio, lì seduto contro la spalliera.
"Pensavo, papà, di affidarti a un mio collega: il medimago Philip Grey" Iniziò il suo discorso. Era meglio se qualcun altro seguisse suo padre. Lei avrebbe preferito non sapere in quali posti andava e da quale di quel genere di malattie doveva curarlo. Lui annuì. Anche per lui sarebbe stato più semplice parlare con un altro dottore.
"Grazie."
"Ti voglio bene, papà" gli disse, forse per la prima volta, abbracciandolo. Lui ricambiò forte la stretta.
"Anch'io te ne voglio. Anche se non te l'ho mai detto."
Le fece piacere saperlo. Il viso di suo padre era triste e pallido. Così gli disse sottovoce, mentre gli prendeva la mano: "Ma io lo sapevo", e lui sorrise. Si alzò per uscire dalla stanza.
"Tua madre dice che ci presenterai un ragazzo a cena, una di queste sere..." Oh, papà. Ancora con la storia dello sposarsi? Suo padre dovette notare la sua espressione e si sforzò. "O forse ha detto che verrai a cena con un amico dei tempi di Hogwarts? Un ragazzo che è solo un amico? Forse..." Tornò a sedersi sul letto.
"Sai, papà. Blaise, il ragazzo di cui ti ha parlato la mamma, veniva a scuola con me. È un bravo ragazzo e mi piace da tanto tempo. Se mi prometti di tenere a freno la mamma, ci farò un pensierino..." E ammiccò. Suo padre rise, e poi tornò serio.
"Ma si prenderà cura di te?"
"Lo fa già, papà."
Lui annuì. Gli bastava quello.
Uscì dalla stanza e si scontrò con la madre in corridoio. "Mamma!"
"Come sta?" chiese lei senza dirle niente per aver urlato.
"Bene. È solo stanco". La donna annuì osservando la porta chiusa. "Dovreste parlare".
"Lo abbiamo fatto. E lo faremo ancora."
"Dovresti dirglielo. Che ti dà fastidio quando..." Sua madre scosse la mano per liquidarla. Ok. "Però dovresti. E potresti anche parlargli di divorzio. Non è un crimine, sai?"
"Abbiamo parlato anche di quello."
Oh. Beh... Ora dovevano vedersela loro. Annuì.
"Fammi sapere per quella cena" disse e si smaterializzò.

***

Pansy addentò un pezzo di pizza. Sublime. Fantastica. Adorava i babbani e la loro pizza.
Blaise si sedette a fianco a lei. Appoggiò due birre sul tavolino davanti al divano e prese un pezzo di pizza anche lui.
"Ho visto Theo, oggi pomeriggio."
Lui grugnì un po'. Pansy sorrise. "E come sta?"
"Ho conosciuto Amelia" rispose e Blaise la guardò come se non capisse il collegamento. "Amelia. La ragazza di cui è innamorato Theo. Quella che non sapeva che fosse..."
"Ah. Amelia!" esclamò lui, interrompendola. Lei sbuffò ma Blaise rise.
"E com'è?"
"Carina. E molto spaventata. Spero di averla fatta sentire a suo agio..." Lui annuì. "Potremmo uscire insieme, una sera, che dici?" Annuì ancora.
"Ma dovranno mettersi in coda. Potter ci ha invitato a casa sua per giovedì sera." Oh, era vero.
"Sì, è vero. E anche mia madre ci ha invitato."
Lui prese la bottiglia di birra e prese un lungo sorso. "Ma ha invitato anche me? Sei sicura?" Alzò le spalle, prendendo anche lei la bottiglia.
"Mio padre si dice entusiasta di conoscerti."
"Davvero?" Alzò un sopracciglio. Pansy rise.


Quando lei rise, Blaise non seppe bene come interpretare la cosa. Lo stava prendendo in giro o diceva sul serio? Si sentì picchiare sul vetro della finestra. Riconobbe il gufo di suo madre. Sua madre?
Pansy si girò verso la finestra e l'aprì con la bacchetta.
"Non lo conosco" dichiarò, guardandolo.
"È mia madre". La sua bocca rimase aperta.
Aspettò che il gufo gli lasciasse la busta e sentì la ragazza dire: "Accio".
Una scatola di biscotti per gufi fu nelle sue mani. Ne allungò uno al gufo e lui strofinò il capo sulla sua mano.
"Come sei carino" disse, coccolandolo.
"Aspetta una risposta?" gli chiese, mentre leggeva.
"Non penso. Ma sembra che tua madre sia andata a trovarla, oggi pomeriggio e..."
"NO! NO! Le avevo detto che non..." Si allungò a prendere la pergamena dalle mani del ragazzo ma lui fu più abile e la spostò in alto, fuori dalla sua portata.
Pansy si sporse su di lui e Blaise spostò ancora il braccio finché lei non gli cadde addosso. Le posò l'altra mano sulla schiena e la strinse contro di sé, rubandole un bacio.
"Non hanno parlato di fidanzamenti, questa volta" la tranquillizzò. Sentì la ragazza calmarsi e rilassarsi contro di lui. La baciò ancora.
"Ma le ha detto che andremo a cena a casa sua e mia madre adesso vuole che andiamo anche da lei. Sembra che vogliano metter su una gara a chi ci sponsorizza di più"
"Ma... I tuoi non vanno in viaggio di nozze?"
"Partiranno sabato."
Non le disse che in teoria sua madre aveva scelto quella data per stare con lui il più possibile, prima che fosse ripartito per il viaggio successivo, prima di sapere che sarebbe rimasto a Londra. Non lo aveva ancora detto a nessuno.

"Sabato" ripeté lei.
Partiva sabato perché era il giorno in cui sarebbe partito anche Blaise. L'aveva sentito dire dalla Potter. La madre di Blaise glielo aveva detto mentre loro rivivevano il ricordo.
Annuì e tornò al posto occupato prima. Prese un altro pezzo di pizza e lo piegò.
Quanti giorni mancavano a sabato? Troppo pochi. Merlino. L'aveva appena ritrovato e stava per perderlo di nuovo.
"Sabato inizia il tuo nuovo lavoro?" chiese, ma non alzò lo sguardo su di lui.
"Il mio nuovo lavoro è iniziato oggi."
"Oggi?" Dovette guardarlo per forza.
"Sì. Sono stato da Shacklebolt. Mi ha proposto di..."
"E quando parti?"
Quanti giorni aveva per stare con lui? Non riusciva a pensare a nient'altro.

Blaise si fermò mentre stava prendendo la pizza. La sua domanda sembrava disperata.
"Io... Non parto. Resto qui."
Ebbe quasi timore di dirglielo. Era una cosa che andava bene, no? Lui rimaneva a Londra. Era una bella cosa.
"Resti qui?" La sua voce sembrava incredula. Non capì bene.
"Non sei contenta?" domandò un po' confuso. Per lui era una bella notizia.
"Perché resti qui?" chiese ancora lei. Ohhh. Ahhh. Definirlo era un po' difficile. Si passò una mano fra i capelli.  "Non voglio che rimani a Londra per me."
"No?" Si sentiva un po' stupido.
"Non devi cambiare la tua vita. Non per me."
"Ho passato la mia vita adulta lontano da Londra per colpa tua, quindi penso proprio di poter rimanere qui, adesso."
La sua faccia era incredula. Pansy sorrise senza rendersene conto. E poi ghignò. "Non è vero!" COSA? Certo che era vero! "Non sei adulto!" Pansy rise ancora.
Blaise si allungò a farle il solletico. Pansy si attorcigliò su se stessa, esclamando qualcosa, mentre rideva. La prese per la vita e la imprigionò sul divano. Lentamente smise di ridere. E lo guardò.
I suoi occhi erano bellissimi. Perché non glielo aveva mai detto? Lei sospirò e gli portò le mani sulle spalle.
"Ti va di fare sul serio con me?" La ragazza annuì. Si chinò su di lei e la baciò. Un bacio leggero e timido. Ma a Pansy non bastò. Aprì la bocca e gli mordicchiò il labbro, dopo averlo bagnato con la lingua. Blaise glielo lasciò fare, mentre riordinava i pensieri. Poi le accarezzò la testa, mentre giocava con i suoi capelli.
"C'è una cosa che devi sapere di me, prima..." La ragazza lo guardò, incuriosita dalle sue parole.
"Dimmi."
"Ti amo da quando eravamo a Hogwarts."
Pansy si alzò appena e i loro petti si sfiorarono.
"Lo so. Ti amo anch'io dal quinto anno."
Sorrise e le loro labbra si incontrarono di nuovo.

FINE


*** so che la storia era vecchia, ma l'ho revisionata e quindi ripubblicata, quindi grazie a chi mi ha seguito fino a qui. Grazie a tutti voi che avete votato, commentato o solo letto silenziosamente, anche voi siete preziosi!!! Se avete voglia di farmi sapere cosa ne pensate della storia lasciatemi un commento oppure scrivetemi in privato. Grazie ancora!!!

Pansy & BlaiseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora