15. Pansy

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Pansy sorrise. Il bambino di Daphne! Era già a scadenza? Non si parlavano da una settimana. L'aveva evitata. Povera Daphne. Magari aveva avuto bisogno e lei non c'era. Quasi si sentì male.
Guardò verso Denys, che le fece cenno di andare con la testa, mentre metteva un braccio sulle spalle di April. Guardò verso di lei, che per fortuna si era staccata da Blaise e le sorrideva sorniona.
Poi guardò Blaise. Non riusciva a capire cosa stesse pensando. Poteva chiedergli perché fosse andato da Daphne? Una vecchia scintilla, forse?
Per un attimo barcollò mentalmente. No, lo fece fisicamente, tanto che Blaise si avvicinò e le mise una mano sotto l'avambraccio per sostenerla. Non se n'era resa conto.
"Stai bene?" Annuì. Il suo tocco caldo la emozionava e le faceva vibrare il petto. Nonostante tutto. Annuì ancora, incapace di fare altro. "Vuoi andare da Daphne?"
"Sì". Forse camminare era meglio.

"Accompagnala" sussurrò April l'infermiera a Blaise. Lui annuì e poi si voltò verso Pansy.
"Ma non sono sicuro di essere ben accetto... Ti accompagno ed entri da sola, ok?" Lei lo guardò stranita, ma accettò. Si incamminò verso l'ascensore, vicino a lei, incapace di dire qualsiasi cosa.
Vederla abbracciata a un altro era stato devastante, ma il suo sguardo lo era stato ancora di più.
Ce l'aveva con lui. E aveva ragione. L'aveva messa in pericolo.
Entrarono nell'ascensore e nel farlo le loro mani si sfiorarono. Pansy ebbe un sussulto.
Blaise si rattristò. Sarebbe riuscito a spiegarsi? Non lo aveva fatto apposta. Lui era abituato a decidere per sé e a fare le cose da solo. Avrebbe dovuto darle retta. Avrebbe dovuto...
Pansy spinse un bottone.

Pansy non aveva capito... "Ma non sei stato da Daphne?"
"Io? A fare che?" Oh. Che scema. Ai maschi non interessavano i bambini, forse?
"Avevo capito..."
"La tua amica ti fatto uno scherzo, temo. Non sapevo di Daphne."
Oh. E cosa era venuto a fare?
"Allora ci sono stati problemi al ministero? Con... Harris?" Lui scosse il capo, confuso. "È andato tutto bene? Devo venire a... parlare con qualcuno?" Lui scosse ancora il capo. Oh, Merlino, perché non diceva niente? "Perché sei qua, allora?"
Il suo sguardo si adombrò per pochissimo, tanto che Pansy pensò fosse dovuto alla lanterna dell'ascensore e non fosse accaduto davvero.
"Sono venuto per chiarire le cose con te. Non mi sembra ci siamo lasciati bene, oggi..." Lui la guardò intensamente. Oh, Merlino voleva sgridarla? Voleva cruciarla verbarlemente? Sapeva di aver fatto una stupidaggine. Ma era da sola. Non sapeva come fare e doveva assolutamente farlo. Doveva parlare con Harris. Prima che al Ministero. Chissà quanto ci avrebbe messo, al Ministero.
Adesso sapeva che i suoi pazienti non correvano nessun pericolo, ma prima non lo immaginava nemmeno. E ora era in quel pasticcio...

Lei non rispondeva. Aveva quello sguardo corrucciato, bellissimo, fra l'altro. La trovava estremamente sexy quando lo faceva. Per Salazar che voglia di tirarla a sé e baciarla! 
Ma non capiva cosa stesse pensando. Come avrebbe reagito se lo avesse fatto davvero? Con lei era sempre più difficile.
Con il suo lavoro sapeva leggere le persone quasi perfettamente, ma con Pansy... Con lei era difficilissimo. Si mettevano in mezzo tutte quelle paure e i piaceri che lei gli stimolava e tutto andava in brodo.
"Andiamo prima da Daphne?" Blaise annuì. Ok, niente baci. Sospirò.
Sperò solo di poter rimanere fuori dalla stanza.

Uscirono dall'ascensore e Pansy si avviò spedita verso il corridoio della maternità.
"Buonasera dottoressa" la salutò una delle infermiere.
"Ciao, Candy. Cerco Daphne Wilkinson. Sai in che camera è?" L'infermiera glielo disse e le indicò la direzione.
"Grazie mille" rispose e si avviò con Blaise lungo il corridoio.
Quando arrivò davanti alla porta di Daphne tentennò.

Blaise per poco non finì contro Pansy quando si bloccò. Merlino, l'avrebbe travolta. Sarebbe caduta di sicuro, se lui non l'avesse afferrata. Lei sorrise. Meno male.
"Sono sempre sbadata. Anche al matrimonio..." Lui si avvicinò al suo orecchio mentre una strega passava nel corridoio superandoli.
"Al matrimonio è stata colpa mia. L'ho fatto apposta per toccarti" sussurrò. Lei si voltò, molto più stabile.
"Come?" Blaise ghignò.
"Hai sentito". Le sue guance assunsero un colorito rosato e lei fece un passo indietro. Per Salazar, si sarebbe arrabbiata?

Pansy sentì le guance andare a fuoco e un brivido lungo la spina dorsale. Cosa aveva fatto al matrimonio? Santo Salazar, solo per toccarla? Si ricordò di quel tocco. Merlino, si ricordò anche di tutti gli altri. Le sue mani erano fantastiche.
Fece un passo indietro. Forse così sarebbe riuscita a mantenere un po' di stabilità. Guardò la porta della camera di Daphne. Poi si sentì il pianto di un bambino, da una camera in fondo al corridoio.
Alzò il viso verso Blaise e disse: "Si arrabbierà se entro? L'ultima volta non ci siamo lasciate bene..."
Blaise le mise una mano sulla spalla e le confidò: "Daphne non vede l'ora di far pace con te. Vai!"
E la spinse dentro.

Daphne era eccitatissima. E stanchissima. E agitata. E sfinita. O Per Salazar! Si toccò le guance. La sua bambina! Oh, com'era bella la sua bambina. E come l'aveva fatta dannare. Era stato faticosissimo. Ma ora era finita.
La bambina stava bene e dormiva pacifica fra le sue braccia appoggiata sulle cosce. Steve non era ancora arrivato. La bambina era nata prima di quello che immaginavano e lui era via per lavoro. Gli aveva mandato un gufo. Avrebbe dovuto materializzarsi al San Mungo da un momento all'altro, pensava. Oppure il gufo non l'aveva ancora trovato. Sospirò.
Sua madre era andata a casa. Era rimasta con lei fino a un quarto d'ora prima. Poi era andata a casa per mandare gufi a tutti i suoi conoscenti e vantarsi della prima nipote. Sospirò ancora.
Sentì la porta aprirsi. Guardò in quella direzione e non riuscì a trattenere l'ennesimo sospiro quando vide entrare Pansy.
Com'era bella Pansy, mentre le sorrideva. E Merlino, com'era snella.
Si guardò la sua pancia. Ne aveva ancora un po'. Sarebbe andata via presto, giusto?

Pansy dovette abituarsi alla penombra. Perché le stanze in maternità erano così buie? Una lanterna alle sue spalle si illuminò. Vide Daphne con la bacchetta in mano. Sorrise timidamente.
Lei ricambiò il suo sorriso e allargò un braccio per invitarla vicino a lei. Con l'altro reggeva la bambina. Si avvicinò velocemente e l'abbracciò. Quello era il giorno degli abbracci ritrovati.
"Mi sei mancata, Pansy. Scusami."
"Va bene così. Non preoccuparti."
"No, no. Mi devo scusare con te. Ma non volevo ferirti, davvero. Scusami. Volevo solo..." La sua voce si affievolì.
Le accarezzò i capelli. Erano attaccati alla testa e tutti sporchi. Poverina era un po' messa male.
"Aspetta."
Tirò fuori la bacchetta e l'agitò sulla sua testa. I suoi capelli tornarono puliti e pettinati. "Oh, grazie. Avevo chiesto a mia madre di farlo, ma si è scordata..."
"Allora fammi vedere questo..."
"Questa... È una bambina."

Il sorriso di Pansy si illuminò. Daphne ne fu orgogliosa.
"Una bambina!" Guardò la piccola che dormiva fra le sue braccia e il suo viso si addolcì. "Che meraviglia. Congratulazioni!" Poi si sedette vicino a lei sul letto. "Posso... Posso prenderla?"
"Prima voglio dirti una cosa. Ti va di ascoltarmi?" Lei rise.
"Dev'essere importante."
"Devo chiederti scusa."
"Ho già detto che non devi..."
"Fammi finire. Non per la settimana scorsa. Beh, anche per quello. Ma per una cosa successa tempo fa."
"Tempo fa?"
Pansy doveva essere confusa. Giustamente. Poverina. Lei era così brava. Non immaginava neanche quello che le aveva fatto.

Daphne non stava bene. Vaneggiava. Poteva chiamare un'infermiera?
"Sì, dieci anni fa."
Ok. Oltre all'infermiera avrebbe dovuto chiamare anche il medimago. Fece per alzarsi, ma lei le posò la mano sul braccio.
"Ascoltami, ti prego. Ho fatto una cosa brutta!" Oh. Cosa? "Ti ricordi quando mi sono messa con Blaise a Hogwarts al quinto anno?" Pansy annuì.
Era stato terribile: aveva pensato che le si sarebbe spezzato il cuore.
"Ti ricordi quando ti ho detto che avevo fatto l'amore con lui?" Annuì ancora.
Quella volta aveva pianto. Di nascosto.  E dopo aveva capito che non avrebbe mai avuto una possibilità con Blaise. Per non contare il fatto che lui stava con Daphne e loro stavano bene insieme.
"Beh, non è vero. Non lo abbiamo fatto. Mai."
Spalancò gli occhi. Ma Daphne abbassò lo sguardo. Poi lo riportò su di lei.
Pansy aveva preso la decisione di mettersi con Draco, quando lei era passata oltre con Blaise. Faceva troppo male saperli insieme e pensare che lei sarebbe rimasta da sola. Da sola a guardarli. E Draco era lì...
"Ma tu avevi detto..."
"Ho mentito, Pansy. Ti ricordi? Avevo organizzato tutto. Il letto, le candele... Ma non è successo niente. Lui non è venuto. Non si è presentato. Non riuscivo a dirlo a nessuno. Mi sentivo umiliata, pensare di essere stata rifiutata... Avevo paura di far brutta figura..."
"Con me? Hai mentito a me per non fare brutta figura?" Una lacrima scivolò sulla guancia della bionda e lei la scacciò via un po' nervosamente.
"Ero molto insicura. Volevo piacere e volevo essere grande. Ero stupida. Pansy, ero stupida. Ho pensato tante volte a dirtelo, ma non mi sembrava mai il momento adatto. E poi l'hai fatto anche tu con Draco e non volevo che pensassi che io fossi un'imbranata o una sfigata. E dopo... Più il tempo passava e più era difficile. Poi..." Non era finita? Su cos'altro le aveva mentito, la sua miglior amica? "Poi una sera Blaise mi ha chiamato con il tuo nome e non ci ho visto più!"
"Cosa?" Lei annuì.
"Mi ha chiamato con il tuo nome e non ci ho visto più. Abbiamo litigato. Lui mi ha detto che gli piacevi tu e per me è stato bruttissimo. Quando mi ha detto che si era messo con me perché tu stavi con Draco, mi sono arrabbiata e l'ho schiantato."
Cosa aveva fatto?
"Cosa hai fatto?" Daphne ridacchiò nervosamente.
"L'ho schiantato. Ma Pansy, stavo con lui da tre mesi, volevo farci l'amore e lui mi è venuto a dire che gli piaceva un'altra. Che gli piacevi tu. Cosa avresti fatto?"
Lo sapeva cos'avrebbe fatto. Sarebbe corsa da lui e avrebbero fatto l'amore. Come avevano fatto i giorni appena passati. Ma pensò a cosa avrebbe fatto nei panni di Daphne.
"L'avrei schiantato. Due volte."
Daphne sorrise, ma continuò a piangere.
"Era umiliante e non te l'ho detto. E non potevo dirti che gli piacevi, altrimenti avrei dovuto confessarti tutto il resto. Così mi sono inventata la storia che mi aveva tradito..." La bocca di Pansy disegnò un cerchio per lo stupore.
"Non ti aveva tradito allora?" Lei scosse il capo.
"No. Non l'ha mai fatto. Alla fine, è lui il migliore fra noi due..." Altre lacrime le scesero sulla maglietta.
Lei piaceva a Blaise. Pansy pensava solo quello. Poi pensò a cosa sarebbe potuto succedere se lo avesse saputo dieci anni prima. Non poteva saperlo. Nessuno poteva saperlo. Avrebbe potuto essere bello. Oppure, con accanto Draco e Daphne, sarebbe stato un disastro. Magari si sarebbero messi insieme e sarebbero durati come un gatto a cavallo di una scopa.
Pensò ai tre giorni passati con Blaise. A lei, lui piaceva quello che era diventato adesso. Fisicamente e mentalmente. Era più maturo di quando andavano a scuola. Sperò di esserlo anche lei. Le piaceva quello che avevano adesso. Sorrise. Andava bene così.
Oh no, non era vero. Come aveva detto lui in ascensore, non si erano lasciati bene. Sarebbero riusciti a chiarirsi? Sarebbe riuscita a spiegargli perché era stata così avventata?

Daphne sperò che Pansy capisse. Vide il suo viso trasformarsi così tante volte che fece fatica a capire cosa pensasse.
L'avrebbe voluta ancora come amica? Lei, la povera Daphne, invidiosa della sua migliore amica perché aveva un lavoro interessante, viveva la sua vita coraggiosamente e non guardava in faccia nessuno?
"Ti prego, perdonami."
"Vieni qui" le disse e l'abbracciò. Daphne non riuscì più a contenere un singhiozzo e non frenò più le lacrime.
"Scusami. Scusami. Sono stata stupida. Ma non ti volevo male. Davvero. Sei la migliore amica che ho. Sei l'unica, che ho. E sei la persona migliore che conosca..." Pansy le sorrise.
"Il parto ti ha danneggiato qualcosa alla testa. Facciamo così. Tu non provare mai più a combinarmi un fidanzamento e io ti perdono. Va bene?" Lei annuì.
"Mi perdoni davvero? Dopo quello che ti ho nascosto? Ti ho ingannato. E non ti ho detto di Blaise. Sei sicura che..."
"Adesso non ha importanza. È una cosa di tanto tempo fa."
"Non proverò mai più a farti sposare, te lo giuro. Non ti presenterò più nessuno. Non mi interessa se ti sposi o no. Ma resta con me. Ti prego."
"Non andrò da nessuna parte. Te lo prometto. Ora fammi prendere in braccio questa meraviglia. Prometto che non la lancerò."
Daphne sorrise e le passò la bambina. "Oh, la tieni meglio di come la tengo io" disse sconsolata.

Che Daphne fosse sempre stata un'insicura, lo sapeva. Ma non pensava avesse dei vuoti così profondi. Le sorrise.
"Lei amerà te. E ti riconoscerà dal tuo profumo. Ha sentito il tuo cuore da dentro. È un legame indissolubile. Ti insegnerà quello che pensi di non sapere."
Daphne la guardò con gli occhi sbarrati e fece un sospiro di sollievo.
Per tutto, probabilmente. Un po' egocentrica. Ma una persona buona. Non le avrebbe detto che al quinto anno a lei piaceva Blaise. Che se lui avesse fatto solo un gesto nei suoi confronti, sarebbe caduta ai suoi piedi. Non c'era bisogno di dirglielo. Vedeva il suo senso di colpa e voleva risparmiarle ciò che non era necessario.
"E con chi è che hai perso la verginità, allora?" E Lei sorrise e si agitò appena. "Posso dirtelo davanti a mia figlia?" e un sorrisino le dipinse le labbra.
Quando rise anche Pansy, disse: "Con Goldstein, di Corvonero. Te lo ricordi?" Ultimamente Goldstein saltava fuori dappertutto. Pansy se lo ricordava sì. L'aveva visto proprio quel giorno, al Ministero. Annuì.
"C'è un'altra cosa che devo dirti..." Per Salazar, no! La guardò di sottecchi. Cosa avrebbe detto adesso? "A lui piaci ancora!" Come?
"Cosa hai detto?"
"A Blaise piaci ancora. L'ho visto, al matrimonio, come ti ha guardato. Ti ha sempre guardato così. E da quel che ho visto..." Ammiccò nella sua direzione. Le sorrise e Daphne capì. Il suo viso si allargò di stupore.
"Pansy! Hai fatto la ragazzaccia?" chiese con un sorrisino divertito. Lei la ignorò e riportò l'attenzione sulla bambina. Era molto più facile così.
La piccola assomigliava in tutto al papà. E aveva i riccioli di Daphne. Era stupenda. Ma non vedeva di che colore avesse gli occhi. Che poi, potevano sempre cambiare. La dondolò un po' e la piccola sbadigliò. Che meraviglia davvero.

"Quindi?" Daphne non riusciva più a contenersi. Pansy riportò l'attenzione su di lei.
"Quindi cosa?"
"Quindi.... Non mi racconti cos'è successo? Da lui o da te?" Vide le guance dell'amica colorarsi e si rabbuiò.
"Oh, ok, non dirmi niente. Va bene. Scommetto che mi odi o qualcosa così."
"Non ti odio. Daphne, non potrei mai. Qualsiasi cosa mi combini, saremo amiche. L'amicizia fra noi sarà sempre più importante dei fidanzati. Da chi vorrai andare a bere un bicchiere di vino quando tuo marito tornerà tardi dal lavoro e si lamenterà di qualcosa per cui tu avrai lavorato tutto il giorno?" Daphne sgranò gli occhi.
"Oh, Merlino, succedera?"
"Se succederà, casa mia sarà aperta."
"Quindi non mi dici niente?"
La porta della camera si aprì e Steve entrò un po' velocemente. "Daphne!" Oh, che carino. Pansy sorrise e si alzò in piedi con la bambina ancora in braccio. Lui si avvicinò velocemente alla moglie e l'abbracciò.
"Mi spiace di non essere arrivato in tempo."
"Non preoccuparti. Ci sono riuscita comunque." Lui la guardò stranito, poi guardò Pansy. Lei alzò una spalla.
"È matta. Il parto le ha dato alla testa" disse, come spiegazione. Lui annuì, serio in volto. Pansy rise del suo sguardo.
Aveva fatto pace con Daphne, aveva ritrovato un'amica e aveva scoperto di piacere a Blaise già ai tempi della scuola. Guardò la bambina.

Daphne si agitò un po' sul letto. E fece un cenno all'amica di avvicinarsi.
"Siediti, tesoro, vieni a conoscere Pansy" disse al marito. Pansy si accostò al letto mentre ridacchiava.
"Il parto ti ha fatto male davvero. Daphne, Steve mi conosce già."
Daphne sbuffò. "Non parlavo di te!" Prese dalle sue braccia la bambina per porgerla al marito.
"Pansy, ti presento il tuo papà."

La mora strabuzzò gli occhi. "Ma... La volete chiamare Pansy? Pansy come... me?"
Steve si girò verso di lei. "È tanto che lo abbiamo deciso".
Oh. Ma non dovevano chiamarla come la madre di Steve? Daphne l'aveva fregata pensò guardandola mentre ghignava un pochino nella sua direzione. Una bambina con il suo nome. La bambina di Daphne. Che cosa bella. Si sentì... commossa. Si asciugò una lacrima con il dorso delle dita.
"Non so cosa dire..."Daphne mise la figlia fra le braccia del marito e la guardò.
"Non devi dire niente. Farai da madrina?"
"Certo. Sarà un onore."
La bionda annuì sorridendo.
"Però il secondo nome sarà quello di mia madre, giusto?" Vide lo sguardo di Daphne e decise di lasciarli soli.
"Io vado. Ci vediamo domani."
Loro la salutarono e Daphne l'abbracciò prima che uscisse.
"Ti voglio bene" le sussurrò all'orecchio.
Sentì un'altra lacrima scenderle sulla guancia.

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