Regionale veloce 2311 (parte II)

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A sentire quelle parole, Niccolò avrebbe voluto lanciarsi fuori dal finestrino, magari sfruttando la fermata a Camucia Cortona.

Si trattenne dal mostrare un'espressione troppo sconcertata, promettendosi di lasciarla per la seduta di laurea. «Cosa?» riuscì a chiedere mentre il treno ripartiva dalla stazione, costringendoli ad avvicinarsi sempre di più alla tenuta meta. «Aspetta. Cosa?» chiese di nuovo tirandosi di scatto a sedere sul sedile più vicino al finestrino. Domenico era in diagonale rispetto a lui, si era scelto quello più vicino al corridoio – anche per evitare di dover scavalcare i loro bagagli.

«È... è che...» balbettò Domenico passandosi una mano tra i capelli neri, ricordandosi improvvisamente di non aver mai detto a Niccolò sia di essere gay sia di avere una mezza cotta per lui.

«Che cavolo, certo che a voi matematici piace complicarvi la vita. Vai diretto al sodo prima che vada a tirare il freno di emergenza e scappi per queste campagne».

Domenico ingoiò a vuoto, sapeva che Niccolò non aveva niente in contrario a quell'argomento - insomma, su Instagram aveva una foto con la bandiera arcobaleno sulle spalle con l'hashtag del pride -, ma era un altro discorso fargli quella proposta, forse - forse - avrebbe dovuto prima parlargli del suo orientamento sessuale e poi chiederglielo partendo da molto, molto lontano.

«Grazie a mia cugina, praticamente in famiglia sanno tutti che sono gay» iniziò Domenico abbassando il tono della voce mentre Niccolò rovistava nello zaino, tirando fuori un barattolino di plastica gialla.

«Che diavolo sono quelle».

«Caramelle gommose imbottite di vodka. Le tengo solo per i casi critici».

«Passa qua, campagnolo».

Niccolò allungò il braccio, dando modo a Domenico di afferrarne una buona manciata.

«Dicevamo?» chiese Niccolò, a metà tra l'incuriosito e lo spaventato da quella rivelazione.

«Mia cugina ha passato la voce a tutti - e con tutti intendo fino al cugino di terzo grado di mio padre - e ora mia nonna ogni volta che scendo... be'...» Domenico si grattò un'orecchio. «Chiede sempre quando abbia intenzione di presentarle il mio fidanzato e... che stai facendo?»

Niccolò ingoiò tre caramelle insieme, passandosi poi una mano sul volto. «Maremma maiala, io l'ammazzo quella lì. Consulente sentimentale un cavolo».

«Ma di chi stai parlando?»

«Di Marta, di chi vuoi che parli? Della tramvia?»

«Che ha combinato Marta?»

«Niente» sibilò Niccolò a denti stretti. «Partiamo dal principio. E avrei bisogno non di questi orsetti gommosi - ne mise in bocca cinque - ma di una bottiglia intera di vodka».

«Oh, sta' zitto. Per finire come alla festa a Morgagni che barcollavi ripetendo formule strane dopo quei... quanti erano i bicchieri di vodka lemon?»

«Cinque. Erano cinque. Comunque, credo che tutto sia iniziato in terza superiore, comunque quando a latino venne fuori la trattazione dell'omosessualità nell'antica Roma..»

«Non voglio sapere tutto. Voglio sapere che ha combinato Marta negli ultimi tempi!»

«Oh. Quando eravamo al mare si è rovesciata un piatto di spaghetti allo scoglio addosso e ha strillato come un'oca».

«Per quanto fosse esilarante la tua storia su Instagram e per l'amor del cielo, non divagare, grullo che non sei altro!» rispose Domenico alzando un po' la voce e facendo voltare varie persone verso di loro. Una ragazza dai capelli tinti di verde li guardò con una faccia quasi schifata per il fatto di aver interrotto la lettura. Non riusciva a vedere il titolo del libro, ma Niccolò pensò che dovesse essere un bel mattone a giudicare dal numero delle pagine.

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