Matrimonio o interrogatorio?

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Domenico non era riuscito a dormire bene nemmeno nel letto che tanto aveva sospirato e la causa non era Niccolò che russava fin troppo sulla branda. Continuava a tornargli in mente quel bacio che nonna Assuntina aveva preteso dopo gli arancini. Sapeva che tra loro non c'era nulla, che tutto fosse una farsa, ma allora perché quel veloce contatto gli tornava continuamente in testa?

Nessuno dei due, per il resto della giornata, passata a sistemare i bagagli e a evitare le domande indiscrete di nonna Assuntina, aveva parlato di quella cosa e Domenico non sapeva se Niccolò avesse la sua stessa sensazione. Sussultò quando sentì la porta spalancarsi di colpo e i passi della madre avanzare velocemente nella stanza, diretti alla finestra che spalancò senza troppi riguardi per le retine dei due ragazzi.

«Ah, sei già sveglio» mugugnò l'aretino girandosi sulla branda e lasciando cadere una gamba di fuori. «Dammi altri cinque minuti».

«No» rispose Patrizia con fare perentorio. «Forza, pigroni. La doccia è una e mancate solo voi».

«Nicco, vai tu?»

«Nah, fai pure» fu la risposta assonnata che Domenico ricevette insieme a un pollice alzato da parte di Niccolò.

Sospirando si alzò dal letto, scacciando il pensiero di quel falso bacio con la rabbia verso chi si sposava ad agosto.

Ad agosto.

In Sicilia.

Si diresse in bagno, strascicando i piedi e inveendo sottovoce contro la zia e le sue decisioni.

«Guarda che ti sento» borbottò il padre. «Dovresti almeno ringraziarla per il pranzo gratis».

«Se domani vado in spiaggia rischio la congestione per il pranzo di oggi» rispose Domenico chiudendosi la porta alle spalle. Si appoggiò al lavandino, osservando il volto che ancora portava come postumi di quel terribile viaggio. Sperò che la doccia fredda potesse farlo sembrare più sveglio e che la celebrazione in chiesa non fosse troppo soporifera.


«Io muoio di caldo di già» mormorò Niccolò fermandosi sotto un condizionatore mentre finiva di abbottonarsi la giacca.

«E sarà peggio restare tutto il giorno con questi vestiti addosso» aggiunse Domenico fermandosi accanto a lui e alzando le spalle quando Niccolò indicò un punto alle sue spalle da cui proveniva la voce di Patrizia, che continuava a urlare che il bagno andava pulito e quella di Gaetano, che le rammentava che avrebbero fatto tardi.

Dopo qualche insulto in dialetto, Patrizia fece la sua comparsa in corridoio, con i capelli lasciati lunghi. I bigodini avevano svolto il loro lavoro, rendendo i suoi spaghetti perfettamente arricciati. Gaetano la seguiva con la solita pipa in bocca, facendo roteare le chiavi della macchina su un dito.

***

«Ma dove stiamo andando?» chiese Niccolò guardando fuori dal finestrino il mare che scorreva davanti ai suoi occhi.

«Al ricevimento di zia Caterina» rispose Domenico.

«Senti, nini, questo l'avevo capito. Un fa i' bischero e dimmi dove di preciso».

«Ad Acicastello. Il ricevimento lo fanno lì... dovremmo arrivarci tra dieci minuti» rispose Gaetano interrompendo per un attimo l'inveire contro gli altri automobilisti mentre, nel frattempo, Patrizia cercava di dare le ultime sistemate al trucco, continuando a parlare su quanto fosse bello il vestito della sposa e quello delle figlie.

Niccolò appoggiò la testa sulla spalla di Domenico che gli rivolse un'occhiata confusa mentre Cassata, spostandosi dal proprio posto, si distese su entrambi.

Take me awayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora