«Più ho a che fare con te, più sono convinto che ci sia qualche serio problema con voi di ingegneria» disse Domenico sbattendo le palpebre, cercando di capire cosa volesse dire Niccolò con quelle parole. Da quanto era arrivato a Firenze, aveva avuto a che fare con parole il cui significato cambiava totalmente, ma mai si era ritrovato con qualcosa di così strano come Niccolò.
L'aretino agitò la mano. «Non siamo così strani forse solo ai livelli da manicomio. Ma Morgagni non sembra già una prigione di suo?»
Domenico annuì. Per quante poche volte fosse stato all'interno dell'edificio, concordava con Marta sul fatto che il largo corridoio centrale, sovrastato da ampie vetrate, assomigliasse parecchio al cortile di una prigione.
«E il fatto che Santa Marta fosse un ex convento, dovrebbe renderti chiara la nostra situazione».
«Sì, Nicco. Mi è chiara: voi siete scemi».
«Eddai! Solo perché parliamo normalmente di travi iperstatiche e insultiamo architetti e gestionali?»
Domenico sospirò, certo che sarebbe morto prima di arrivare a Catania: o Niccolò l'avrebbe rintronato con i suoi discorsi - che la vodka delle caramelle stesse iniziando a fare effetto? - o Trenitalia l'avrebbe portato a una crisi di nervi che avrebbe causato il suo decesso.
Continuava ad avere in testa l'immagine di Marta che rideva seduta su un trono circondato da fiamme intenta a scrivere quelle cose.
«E poi, dovevi proprio rivelarmi di Marta e le sue storielle vietate ai minori?»
«Sei convolto in quelle almeno quanto me. Almeno ti ho risparmiato i dettagli porno».
Domenico sospirò, borbottò qualcosa in dialetto e poi guardò Niccolò.
«Cosa c'entrano gli unicorni poi?»
«Vecchia storia» rispose l'aretino incrociando le braccia dietro la testa. «Risale a quando feci coming out con Marta, credo fosse la quarta. Fu la prima a saperlo, per quanto possa essere pazza mi ha aiutato a dirlo anche ai miei genitori. Trovai un bellissimo biglietto di auguri con sopra un unicorno e un arcobaleno e perché mi stai fissando male?»
«Credevo di essere io il solo amico gay di Marta dispensatore di consigli su come abbinare il rosa».
«Lo sei. Io e lo stile siamo su due pianeti diversi e in guerra fra loro. Marta è più una sorella che un'amica».
Domenico alzò entrambe le sopracciglia. «La prima volta che vi ho visti credevo tu fossi il suo ragazzo»
Niccolò quasi rischiò di soffocare con il sorso d'acqua che aveva appena preso. Fece per rispondere, ma l'annuncio che il treno sarebbe rimasto fermo in prossimità della stazione di Chiusi Chianciano Terme per presenza di persone sui binari.
«E mo'? Chi è così scemo da protestare sui binari?»
«Mia nonna direbbe i vegani. Da buona abitante della Val di Chiana, non riesce a concepire qualcuno che non viene cresciuto a forza di bistecche alla fiorentina rigorosamente alte sei centimetri».
Domenico rimase in silenzio, guardando a bocca aperta Niccolò che annuiva, con le braccia conserte e gli occhi chiusi.
«O forse è Marta che vuole costringerci a passare quanto più tempo possibile insieme, in uno spazio ristretto, al caldo, vicini vicini».
«Pagare un aereo in prima classe era troppo semplice?»
«Non farebbe medicina se non le piacesse veder soffrire qualcuno» mormorò l'aretino aprendo lentamente gli occhi.
STAI LEGGENDO
Take me away
RomanceNiccolò, aretino, ventidue anni, ha una passione sfrenata per i lego che l'ha portato a iscriversi a ingegneria edile. Vivrebbe tranquillamente se non fosse per la presenza di Marta, la sua migliore amica e consulente sentimentale, che lo vorrebbe...