Un problema. Una soluzione.

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Tyler.



La musica mi rimbomba nelle orecchie, mentre corro come se da me, dipendesse il destino dell'intera umanità.

Perché?
Perché devo scaricare il nervoso.

Ho appena detto alla mia ragazza, incazzata nera per aver assisito al siparietto non troppo carino mio e di Dylan, che odio la mia ‘sorellastra’, ed è per questo che mi comporto così nei suoi confronti.

Potete immaginare la reazione di Danielle.
Chiaramente non mi ha creduto, esattamente come il mio io interiore.
Sembrava una pazza furiosa. Mi ha dato del bugiardo, dello stronzo (ormai ci sono abituato), e ovviamente mi ha gentilmente informato (con uno schiaffo sul muso, un asciugamano e altri vestiti non meglio identificati, lanciati addosso), che è finita.
Li per lì ho cercato di rabbonirla, per poi rendermi conto che non me ne fregava niente.
Realizzare di non amarla è stato come ricevere un mattone in testa; così eccomi qua, a rompermi i legamenti.

Non so neanche se l'ho mai amata, ne il perché siamo stati insieme fino adesso.
Non so più cazzo.

Spingo più forte sulle gambe.

Mason mi direbbe che sto cercando di scappare dai miei sentimenti e in un certo senso è così.
Sto scappando da Dylan e da quello che provo ogni volta che poso gli occhi nei suoi.

Poco fa, mentre mi implorava con lo sguardo, mi sono sentito spezzare qualcosa dentro.
I suoi occhi grondavano di speranza, di un qualcosa che io non posso darle, e questo mi fa incazzare.
Di brutto.
Sapete perché mi fa incazzare?
Perché non posso farci niente. Non posso cambiare le cose.
Ho già fatto abbastanza casini.
Cerco di odiarla. Voglio odiarla.
Cerco di farmi odiare. Voglio farmi odiare.
Cerco di convincermi che è una brutta persona, subdola, manipolatrice, ma la verità è che so benissimo che Dylan non è fatta così.

Dylan mi da assuefazione. I confronti con lei sono diventati parti di me e delle mie giornate. Sono una costante a cui non voglio rinunciare, ma..

La musica si abbassa gradualmente, annunciando una chiamata in entrata.
“Mase..”, ansimo.
“che stai facendo, cazzo?”.
“corro.. idiota.. tu?”.
“ti puoi fermare?”.
“si”.

Mi fermo e cerco di riprendere fiato, appoggiando le mani sulle ginocchia. 

“hai ritrovato una parvenza di respiro, o stai ancora cercando di sputare un polmone?”.

“ci sono”, dico con il respiro più o meno regolare. Molto meno che più.

“quanti chilometri hai percorso?”.

Guardo l'applicazione sul telefono.
“una ventina..”, borbotto.

Scoppia a ridere. “cosa ti è successo?”.

“se vado a correre dev'esserci per forza un motivo?”.

Sospira pesantemente.
“quando fai così tanti chilometri si. Dimmi dove sei. Ti raggiungo”.

Lo informo sulla mia posizione e mi accascio su una panchina.

Devo togliermi Dylan dalla testa.
Mi passo le mani sul viso e poi tra i capelli in un gesto frustrato.

Dopo quella che mi sembra un'eternità, vedo Mason apparire sulla strada.
Mi alzo e, molto pesantemente, gli vado incontro.

“hei”, mi saluta con un sorriso storto.
Gli faccio un cenno col capo. “hei, come va?”.
“io benissimo, tu da schifo”.

“solo da schifo?”, chiedo con una risata che gronda sarcasmo. “dovrebbero inventare un termine tutto per me e la mia fantastica giornata”.

“parla, forza”.

In amore tutto è lecito ..ma anche in guerra..Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora