Il posto giusto

56 14 47
                                    

Tyler.


Apro e chiudo le mani in modo convulso.
Il respiro mi esce a rantoli.

Ma cos'ho fatto? Cos'è successo?

I rumori della festa in piscina improvvisata mi scivolano addosso.

Continuo a camminare spedito verso la mia stanza, senza concedermi il lusso di sfiorare le sensazioni che provo in questo momento.

“hei, Tyler!”, urla Mason.
No, non adesso.
“hei, bello, ma che ti prende?”, chiede raggiungendomi.
Alzo una mano, come per dire: ‘lasciami perdere’.
“merda”, brontola. “sei sconvolto”.

Mi scappa una risata vuota.
Sconvolto? Nah..

“aspettami, cazzo!”, sbotta, ma viene fermato dalla biondina ‘tutta panna’.
Mi fiondo in camera mia e chiudo la porta con forza.

Adesso posso anche disintegrarmi.
Mi accascio sul pavimento prendendomi la testa tra le mani.

Ho rovinato tutto. Ho rovinato qualcosa che non era neanche iniziato, ne tanto meno doveva iniziare.
Ora mi odia davvero.

Mi perdo, rivedendo il suo viso arrossato e i suoi occhi lucidi, mentre sussurra il mio nome.
Per poi vedere il suo viso bellissimo contorcersi in una smorfia dolorosa mentre scappa in bagno.

Batto un pugno sul pavimento.
Sono un coglione e quella ragazza non mi merita.
Merita un uomo che ‘sappia’ amarla, qualcuno che la voglia fino in fondo, ogni sua sfaccettatura, esattamente come lei ha fatto con me poco fa; mi ha voluto e accettato per quello che sono senza remore, come se fosse la cosa più giusta del mondo. E io ho mandato tutto a puttane come al solito, quando si tratta di lei.

Quando penso che può funzionare, pur andando contro a quella promessa e ad uno dei miei principi, puntualmente mi chiedo cos'ho da offrirle.
Litigi, scazzi, sesso e passione? Quanto può durare?

Bussano piano alla porta.
Non alzo neanche la testa.
“non è aria, Mason”.

La porta della mia stanza si apre lentamente.

“ehm.. s..sono Dylan..”, dice con una vocina flebile.

Alzo la testa di scatto, con il cuore che prende a martellare contro le costole, puntando i miei occhi nei suoi: tristi, incerti e grandi.
L'azzurro profondo delle sue iridi ‘esplode’ con il rossore del pianto.
È bellissima anche dopo aver pianto.

Sono fottuto. In tutti i sensi.

“entra”, dico piano.

Fa qualche passo incerto verso l'interno, guardando qualsiasi cosa, tranne me.
Cerco di impedirmi di far scivolare i miei occhi sulle sue gambe stupende fasciate dai jeans stretti, ma fallisco miseramente.

Si ferma di fronte a me, mordicchiandosi il labbro inferiore e torturandosi le mani strette davanti a sé.
Si fissa le sneakers a scacchi bianche e rosa.
È adorabile, dolce, è.. Dylan.

“dovresti spararmi a vista..”, mormoro cercando il suo sguardo.
Non mi guarda ancora.
“tu sei.. dannatamente complicato”, sussurra.
“non immagini quanto..”, dico più a me stesso che a lei.

Mi alzo in piedi, avvicinandomi a lei cautamente, con la paura che una smossa sbagliata possa farla scappare.

Si porta le mani dietro la schiena, come per impedirsi di toccarmi; ne sono sicuro, perché anch'io muoio dalla voglia toccarla.

L'ho lasciata da sola, in un momento delicato, dopo aver condiviso così tanto, in così poco, eppure eccola qui, davanti a me. Dovrebbe picchiarmi, insultarmi, odiarmi con tutta sé stessa.
No, non mi merito questa meraviglia.

In amore tutto è lecito ..ma anche in guerra..Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora