La mia incoerenza

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Tyler.


Vado fuori in giardino con i nervi tesi come le corde di un violino.
Porca troia!
Mi accendo una sigaretta con le mani che tremano per la rabbia.
L'unica cosa che mi resta da fare prima di affondare è chiamare il mio migliore amico, Mason.
Si, lo so, sono drammatico.
Ci mette un'eternità a rispondermi.
“cazzo, T, ti richiamo, sono impegnato”.
I rumori che provengono dall'altro capo del telefono sono davvero equivoci.
“salutala, sono nella merda, Mase”.
“ma porca..”.
Imprecazioni e risucchi vari dopo..
“dimmi tutto”.
Mason è davvero l'amico migliore del mondo.
Sono uno stronzo. L'ho già ammesso, vero?
“indovina un po' chi è la figlia della moglie del vecchio”, butto lì.
“hai interrotto la mia scopata da urlo per farmi un indovinello? Tyler..”.
Interrompo la sua inutile minaccia. “la stra figa della Mustang”.
Pausa. L'ho lasciato senza parole. Wow. Non l'avrei mai detto..
“no, no, aspetta”, sbotta ridendo. “quella con la macchina rotta? Con cui sei andato a cena dopo?”.
Annuisco sbuffando fuori il fumo.
Lo so che non può vedermi, ma sono senza parole quanto lui.
“quella? Quella, stra figa?!”.
“si, cazzo, quella”.
Scoppia in una risata fragorosa e grassa.
“che sfiga! Sei rovinato! L'intoccabile sorellina! La sorellina che ti vorrai fare ogni volta che la vedi! La sorellina che si vorrano fare tutti i tuoi amici, compreso me!”.
“hai finito?!”, sbotto sapendo che lui non la toccherebbe mai. Uhm.. o almeno sperandolo.
“si, scusa..”.
Mi passo una mano tra i capelli. Il solo pensiero che quella ragazza è da qualche parte in questa casa.. mi irrita da impazzire.
“e adesso cosa farai?”.
“cosa vuoi che faccia, Mase?”, sbotto come se fosse ovvio.
“hai detto che ti piaceva, quindi.. ce l'hai proprio lì ad un passo..”, allude ridacchiando.
“non esiste. Si è comportata da stronza! Lei sapeva chi ero”.
E poi non posso sfiorarla. Neanche per sbaglio.
Sbuffa. “te l'ha detto lei?”.
“no, ma è ovvio che lo sapeva! Figurati se quella pettogola di sua madre non gliel'ha detto!”.
“uhm.. può darsi. E allora perché non ti ha detto nulla?”.
“eh.. bella domanda..”. Spengo la sigaretta. “ha sbagliato, avrebbe dovuto dirmi subito chi era..”.
Comincio ad avviarmi verso quella che un tempo era la mia camera da letto. Non ho nessuna voglia di guidare. Avrei solo voglia di sprofondare..
“magari non lo sapeva”.
“oh, cazzo, ma da che parte stai?!”.
“da quella di nessuno, Tyler, perché avrebbe dovuto mentirti? Non avrebbe senso”.
Noto che le luci della dependance sono già accese. “avrebbe senso eccome! In ogni caso..”.
La voce mi muore in gola. Le tende della dependence sono aperte e vedo Dylan con addosso solo uno striminzito asciugamano azzurro a coprirle il corpo. I capelli lunghi e bagnati gocciolano e la mia fantasia vola.
“Tyler? Ci sei?”.
“si, io..”, borbotto.
Il mio sguardo le scivola nuovamente addosso, fino a quel viso stupendo, ma chiazzato di rosso. Si asciuga distrattamente gli occhi con un lembo di asciugamano e, di nuovo, devo fare uno sforzo sovrumano per non guardare.
“oi! Mi rispondi?! Che cazzo ti ha preso?!”.
Sta piangendo. Perché piangi, piccola karateka?
Ma a me, che cazzo me ne frega?! Devo imparare a farmi i cazzi miei una volta per tutte.
Dylan è una stronza e basta. Una stronza off limits.
“scusa amico, ci sono, avevo visto una cosa..”, borbotto.
“che hai visto? La sorellina nuda?”, mi sfotte.
E come se Dylan l'avesse sentito si gira di spalle e si toglie l'asciugamano.
“oh, Cristo santissimo..”, sbrodolo angosciato.
La vita stretta, i fianchi morbidi.. e il culo, cazzo, che  culo da urlo, rotondo e sodo.
Smettila di guardare! Girati! Subito.
“esatto”, dico assorto a Mason.
“stai scherzando?”, rantola incredulo.
“no”, dico dando le spalle alla dependance e qui, altro che sforzo sovrumano, mi sento Hulk, porca puttana.
“non ci credo”.
Mi stringo nelle spalle. “come ti pare”.
“cosa stavamo dicendo?”.
Non ne ho idea, ormai tutto il mio sangue è defluito da un'altra parte. E per questo il mio odio aumenta.
“ah, si! Parlavamo del fatto che ti ha preso per il culo”.
Oh, si, e che gran bel culo, tutto da stringere e mordere e..
“giusto”, sbotto accendendomi un'altra sigaretta. Stasera ne ho bisogno. Domani smetto. Quella ragazza mi ha fatto completamente perdere la testa.
“mi girano proprio i coglioni. Su sette benedetti miliardi di persone doveva proprio essere lei?”.
“si, amico, è andata così, ora devi solo capire cosa fare”.
“dopo quello che hanno fatto mamma e figlia mi viene voglia solo di odiarle”, ringhio, ma il viso rosso e rigato di lacrime di Dylan continua a tormentarmi.
“oppure puoi scegliere di non rovinarle l'esistenza, non credi?”.
“quelle due sono subdole, Mase, non mi faccio più fregare”.
“come dici tu, T, ma secondo me stai sbagliando. Cosa centra la strafiga con la milf?”.
“centra sempre”, dico gettandomi un'occhiata alle spalle.
Le luci sono spente. Dev'essere andata a dormire.
“cazzo, che risposta intelligente!”.
“è la mia risposta, fattela bastare”.
“domani vengo da te”.
“ok”.
“a domani, amico”.
“a domani e.. grazie come al solito”.
Riattacca.
Mi passo entrambe le mani tra i capelli, pensando che questa è proprio una situazione merdosa. Una situazione in cui non avrei vpluto finire.
La sagoma di Dylan seduta sulla panchina appena fuori la dependance attira la mia attenzione e non ci riesco. Proprio non riesco ad andarmene. Le mie gambe si muovono da sole e.. cazzo! Volete che continui con la classica pantomima della serie: non avrei voluto, ma l'ho fatto? Be, io non sono così, quindi vi dico chiaro e tondo che io da Dylan voglio andarci.
I suoi singhiozzi fendono il silenzio della notte, insieme all'odore di fumo della mia sigaretta.
Mentre mi accascio sulla panchina, Dylan tenta in tutti i modi di pulirsi il viso con le maniche della felpa.
Sento una stretta al cuore, ma la ignoro.
“non ti chiederò perché stai piangendo”, mi sento dire.
Non mi degna di uno sguardo e me lo merito.
Io e l'incoerenza eravamo vicini di banco e ha pensato di non abbandonarmi mai. Che amore che è..
“non te lo direi neanche se mi implorassi”, mormora con la voce rotta e tremolante.
Si porta le ginocchia al petto e le nasconde sotto la felpa enorme.
Sembra così piccola, così fragile.. innocua e vulnerabile. Un'altra ragazza, non la Dylan sfacciata che ho conosciuto.
Mi fa impazzire non vedere quella ragazza sempre pronta al confronto, a rispondere per le rime.
Cosa ti tormenta piccola karateka?
Forse mi basterebbe chiedere, ma ho troppa paura di sentire la risposta.
Se fosse colpa di come l'ho trattata poco fa?
Mi sento la persona più egocentrica del mondo.
Sospira piano e l'istinto mi urla così forte di stringerla e consolarla che quasi quasi cedo. Vorrei sentire la sua pelle contro la mia, le sue labbra.. le sue mani.. cancellare lo schifo che la fa stare male.
E ancora una volta tiro fuori una forza che non pensavo di possedere, stringendo i pugni fino a farmi sbiancare le nocche, ma non la sfioro. Neanche con un mignolo, a prescindere da ogni fibra del mio essere che mi urla l'esatto contrario.
Mi sono evoluto, cazzo. Dalla forza di Hulk, a quella di Godzilla. O magari Wolverine.. lui non mi dispiace poi tanto. Non me ne vogliate se è più forte Superman, metteteli in ordine voi, piccoli ficcanaso, basta che non mi dite che è più forte Edward di Twilight, poi mi va bene tutto.
La guardo un'ultima volta e mi impongo di allontanarmi immediatamente.
“Tyler”, sussurra quasi, ma la sento e mi fermo. La sua voce flebile mi provoca una stretta allo stomaco.
“dimmi”, dico senza voltarmi.
“avevi detto che quando ci saremmo rivisti mi avresti detto quanti anni hai..”, mi ricorda.
Cazzo..
Chiudo gli occhi e stringo la mascella.
Dylan, cazzo.. no.. perché devi essere anche così dolce?
Perché trovo la sua domanda dolce? Ma che ne so..
Ah! Fanculo!
“ne ho 24”, dico e schizzo via di lì.
Sono fottuto.

In amore tutto è lecito ..ma anche in guerra..Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora